18.03.2023 – 08.30 – Si avvicinano le elezioni regionali in programma il 2 e 3 aprile, e la campagna elettorale per il futuro del Friuli Venezia Giulia è ormai entrata nel vivo: quattro le coalizioni a sostegno di altrettanti candidati in corsa per il governo della Regione nel prossimo quinquennio e la composizione del Consiglio regionale.
Innovazione, giovani e impresa, sono le parole chiave del programma elettorale del candidato presidente Alessandro Maran supportato dalla lista unica formata da Azione, Italia viva, + Europa, Renew Europe (Terzo polo).
Il suo programma elettorale parte da due presupposti, la denatalità e l’età media molto alta della popolazione.
“La nostra è una regione fortunata, laboriosa, capace di competere con il resto del mondo, però non tutto va bene. Ci sono più elementi, il primo è il drastico calo delle nascite, a cui si aggiunge l’invecchiamento continuo, la bassa occupazione femminile, la scarsa immigrazione e la fuga di cervelli, nonché la mancanza del terziario avanzato. Da qui parte la nostra riflessione.”
Cosa propone di fare?
“Innanzitutto bisogna investire nell’innovazione. Guardiamo all’Olanda, un paese con un clima infernale che è un po’ meno grande della somma di Lombardia ed Emilia Romagna, che è però il primo produttore al mondo di pomodori e secondo al di cibo dopo gli Stati Uniti. Questo perché ha investito nell’innovazione, parliamo di agricoltura idroponica, che significa meno pesticidi, meno acqua e meno consumo di energia. Se guardiamo al nostro piccolo, in Friuli Venezia Giulia nel pordenonese c’è ad esempio un’azienda che fa agricoltura verticale, utilizzando sì la coltura intensiva ma allo stesso tempo sostenibile perché non utilizza il suolo.”
Si parla molto di giovani nel suo programma. Che progetti ha per loro?
“La questione è farli arrivare qua, in regione. Certo, è normale che in un mercato vasto come quello europeo ci si sposti per ottenere maggiori opportunità di studio o di lavoro; anche dalla Germania i giovani se ne vanno, ma ci sono al contempo anche molti arrivi. Allora come mai nessuno viene qua? Pensiamo ad esempio a una ricercatrice, che guadagna 1200 euro al mese e riceve dalla Nuova Zelanda una proposta di lavoro che prevede il triplo dello stipendio e i benefit per l’avvicinamento dei famigliari. Noi dobbiamo fare la stessa cosa.”
Bastano lavoro e welfare per rendere una regione attrattiva per i giovani?
“No ovviamente. Ci sono chiaramente alcune condizioni preliminari, penso agli incentivi fiscali per le aziende che assumono giovani, ad esempio, questo va fatto ma non è sufficiente. L’attrattività comprende infatti anche l’ambiente culturale di un territorio: riprendiamo l’esempio dell’Olanda, conosco tanti ragazzi e ragazze che sono andati lì a lavorare, ci sono per esempio un sacco di informatici, perché c’è Nintendo, c’è Sony, ci sono grandi aziende che già solo per il nome attraggono un sacco di giovani, di conseguenza si investe anche in altri tipi di attività e l’ambiente culturale è quindi molto vivace. È evidente che non possiamo continuare con il ‘700 asburgico e pensare che sia attrattivo per le nuove generazioni, e lo dico con tutto il rispetto per il ‘700 asburgico.”
E sul fronte delle imprese?
“Bisogna scommettere sugli imprenditori e sull’imprenditorialità, non può essere l’intervento dello stato a risolvere i problemi. Pensiamo ad esempio a come anni di Fondo Gorizia hanno prodotto la desertificazione industriale: le mance ed i bonus non risolveranno il problema.”
Qual è l’alternativa?
“Scommettere sulle persone. La vera ricchezza del territorio è determinata da chi ci abita, la loro preparazione, la loro qualità. Scommettere su questo significa anche scommettere su quei ‘matti’ che vedono cose che altri non vedono, che rischiano del proprio e scommettono sul futuro: sono queste le persone che alla fine produrranno la crescita, non certo l’intervento dello Stato. E sono sempre queste le persone che lottano contro la cultura del non se pol, che qui conosciamo bene; una cultura che è fatta anche di paura e immobilismo. Come dicevo prima, la nostra regione è, sì, una regione fortunata, ma è diventata lenta, statica, impaurita e sta andando contro il disastro demografico e quindi economico. Come fermare il declino del PIL e dei redditi allora? Investendo su queste tre cose: innovazione, giovani e impresa. Questa è l’idea alla base del programma elettorale.”
Sanità, l’eterno dibattito.
“Una volta la sanità era una materia sostanzialmente bipartisan, perché è un tema che ha bisogno di continuità. Negli anni sono state scritte e riscritte le riforme solo per dar contro a quelle precedenti; sono vent’anni che si discute della denominazione e dei perimetri delle aziende. Dovremmo fare una cosa molto semplice: intanto riproporre l’idea di continuità e del fare assieme le scelte di sostanza, li dove si può, senza utilizzarle in modo strumentale come se fosse una battaglia continua. Seconda questione, concentriamoci su chi lavora e sui pazienti, perché non è impossibile, e questo permette anche di porre al centro la questione organizzativa e manageriale.”
Ovvero?
“Vanno scelti i manager quelli bravi, non gli amici, perché è evidente che le difficoltà tradiscono anche un problema manageriale e organizzativo. Oltre a questo ci sono altri punti molto critici, ad esempio la questione delle liste d’attesa, si può investire sui medici che già ci sono e che svolgono la libera professione all’interno delle strutture ospedaliere, intramoenia, si utilizzano quelli per smaltire le liste d’attesa, paga l’azienda e il cittadino paga il ticket così come avrebbe pagato per una prestazione ordinaria”.
E per quanto riguarda i pronto soccorso?
“Qui i problemi sono due, l’utilizzo improprio del pronto soccorso, perché nella riforma del 2015 si erano ipotizzati gli ospedali di comunità che dovevano avere la funzione di filtro, progetto poi abbandonato. Ora il PNRR li ripropone e da lì bisogna ripartire, anche perché con l’invecchiamento della popolazione crescono le malattie croniche e cresce quindi la domanda, e un filtro ci deve essere. Seconda cosa, il personale: bisogna motivare le persone che ci lavorano con gli incentivi necessari, perché quello è un lavoro usurante.”
Energia e ambiente, nel programma si parla di un accordo con la Slovenia per il potenziamento della centrale nucleare di Krsko.
“Il giornalista Alan Friedman parla di Supernova, la grande esplosione del nostro tempo che si fonda su tre elementi: innovazione tecnologica, globalizzazione e cambiamento climatico. Siamo di fatto davanti a fenomeni che stanno modificando il nostro modo di vivere e lavorare. Nel caso del cambiamento climatico significa trovare la maniera sia per mitigare che per adattarci agli effetti. Siamo tutti d’accordo che la sostenibilità debba essere il criterio generale, questo significa scommettere su un’economia florida e al contempo sostenibile, ma come? Attraverso l’innovazione tecnologica, con i necessari investimenti sui progetti, facilitandone gli insediamenti, fino ad arrivare al punto che il nostro mix energetico sia tale da poter accantonare i combustibili fossili. E per fare questo bisogna utilizzare anche il nucleare, che già c’è vicino a noi.”
Quando parla di “ridefinizione dell’architettura istituzionale del sistema regione”, cosa intende?
“La sperimentazione, le UTI, le province, anche qui è sempre la solita storia; si scrive e si riscrive sempre il perimetro. C’era uno studio commissionato da quella che allora si chiamava Direzione regionale enti locali del 1990, che evidenziava come i nostri comuni fino ai 6mila abitanti non valgono il costo della struttura e non riescono a fare nient’altro rispetto alle funzioni delegate dallo Stato, e fino a 10mila abitanti non sono in grado di gestire elementi essenziali, come ad esempio la pianificazione economica. Ancora oggi l’80 per cento dei nostri comuni ha meno di 5mila abitanti: questo è di fatto un problema irrisolto, lo diceva l’inchiesta a quei tempi e oggi ancora di più, perché diventa un vincolo allo sviluppo. È necessario trovare forme associative e collaborative, per mettere insieme questi spazi, questa è la cosa che vogliamo fare sfruttando quella che una volta si sarebbe detta la ‘potestà primaria’ sugli enti locali, cercando ovviamente di accompagnare questa trasformazione.”
Che Friuli Venezia Giulia dovremmo aspettarci tra cinque anni nel caso in cui vincesse le elezioni?
“La mia idea è quella di una regione davvero speciale, che diventi un polo di attrazione di investimenti e professionalità, anche e soprattutto per i ragazzi, compresi quelli che da qui se ne vanno, investendo su di loro, sulle loro competenze e valorizzazione. Questa è la nostra forza, l’attrattività, come è stato quando dalle regioni del sud Italia arrivarono migliaia di persone, che oggi sono giuliani e friulani e hanno contribuito alla ricchezza della nostra regione. Ma qui c’è un però un punto che riguarda i flussi”.
In che senso?
“Ci sono culture politiche che sono in grado di gestire il rapporto con gli altri e culture politiche che invece non sono in grado di avere a che fare con persone e culture diverse, ma è questo che farà la differenza. Noi che viviamo sul confine orientale sappiamo quanto sia complicato, a volte ancora oggi, il rapporto con il vicino, tuttavia questa è una delle condizioni per poter godere dei benefici dell’economia dei flussi, che funzionano solo se si è in grado di accoglierli e alimentarli”.
Che valenza politica ha la sua candidatura?
“Per la prima volta in Italia corriamo insieme con i simboli di + Europa, Italia Viva e Azione, e l’idea è quella di mantenere aperta la prospettiva, vogliamo costruire la casa dei riformisti. Un vero e proprio partito che sia in grado di condizionare le scelte della regione, ma anche di battersi in maniera molto determinata per la modernizzazione del Friuli Venezia Giulia. Serve uno spazio alternativo ai populisti: a sinistra ci raccontano che tutto si risolve con la decrescita felice e l’indebitamento, a destra invece ci dicono che la soluzione è il sovranismo. Ma queste sono tutte illusioni che i nostri figli pagheranno salato; per fermare il declino bisogna investire sul futuro, e la madre di tutte le battaglie è il futuro dei giovani.”
[n.p]