04.08.2022 – 15.40 – Dalle promesse da parte della Regione Fvg di rendere il nosocomio di Palmanova un Super ospedale alla progressiva chiusura di quelle attività che dovevano essere la punta di diamante del sistema sanitario palmarino. Dopo la cessazione dell’attività del Punto Nascite nel 2019, considerata un’eccellenza nel territorio della Bassa friulana con una media di 800 ingressi annuali, oggi tocca all’attività chirurgica protesica. Non poche a questo punto le preoccupazioni del sindaco di Palmanova il Dott. Giuseppe Tellini rispetto ad un disegno poco chiaro sul futuro dell’ospedale. Nel 2019 Fedriga dichiarò: “abbiamo quindi deciso di riaprire il punto di nascita di Latisana e far diventare Palmanova un super ospedale di programmazione, con l’attivazione di nuove e importanti funzioni, quali il ripristino della struttura complessa di nefrologia, le chirurgie ortopedica, mammaria e oculistica, il day surgery e la riabilitazione ortopedica e neurologica. Vengono inoltre mantenute le strutture di emergenza e urgenza, come il pronto soccorso”. Per il presidente Fedriga Palmanova era quindi destinato “a diventare un ospedale di eccellenza, con specializzazioni chiare, che garantiscano servizi di qualità ai cittadini, riducendo anche le liste di attesa sul vicino ospedale di Udine, nell’interesse dell’intera comunità regionale. Queste scelte ci consentono infatti di avere una prospettiva di ampio respiro per potenziare il presidio ospedaliero della città stellata”. A fronte di queste dichiarazioni e alla luce di questi ultimi avvenimenti, per capire meglio la posizione e i dubbi dell’Amministrazione Comunale ne abbiamo parlato direttamente con il sindaco di Palmanova Giuseppe Tellini.
In merito alla chiusura dell’attività chirurgica protesica lei parla di un disegno ben preciso per soffocare lentamente l’ospedale di Palmanova, che effettivamente è in netta contraddizione con la dichiarazione di Fedriga del 19 giugno del 2019, dove la chirurgia ortopedica avrebbe dovuto essere un’eccellenza. Cosa è successo in questi due anni per arrivare a parlare oggi dell’ennesima chiusura di un’attività?
“Tutto nasce dal primo grosso vulnus del nostro ospedale che è stato quello di toglierci nel 2019 il Punto Nascita, il quale aveva dei numeri molto buoni ed era considerato, qui in provincia, forse il secondo dopo Udine. È stata un’azione voluta che andava in contraddizione con la nostra realtà tecnico e scientifica, e che ha portato progressivamente alla situazione che si sta verificando attualmente. Un atto che la Regione ha voluto poi giustificare con la promessa del Super ospedale: impegno che già allora ci apparve come un qualcosa di difficilmente realizzabile. Chiudere il Punto Nascita di Palmanova per aprirlo a Latisana fu qualcosa che ci apparve come un nonsense. Quando si chiude un Punto nascita con 800 parti e se ne riapre uno che è sempre stato al di sotto dei 500, non vi è una giustificazione oggettiva; anche perché per riaprire Latisana, operazione che è stata fatta in 20 giorni, hanno dovuto fare i salti mortali da un punto di vista strutturale con molteplici prescrizioni da attendere. Una scelta che non aveva nessuna ragion d’essere tecnica o scientifica”
Durante la sua primo uscita ufficiale come sindaco, andò a parlare proprio con il Direttore Generale dell’ASUFC Denis Caporale per fare il punto sulla vostra situazione nella programmazione sanitaria.
All’inizio del mio mandato andai con il vicesindaco Martinez a chiedere assicurazioni al Direttore Generale Denis Caporale, il quale ce ne dette in abbondanza. Ci disse che contava molto sull’ospedale di Palmanova, ma queste affermazioni sembrano essersi volatilizzate, come si sono volatilizzate le promesse di Fedriga. In effetti anche questa eterna diatriba con l’ospedale di Latisana che si trascina da molto tempo, secondo noi rispetta il disegno ben preciso di privilegiare quella sede rispetto alla nostra. Un fatto abbastanza evidente se pensiamo che ormai tutti gli aggiornamenti tecnologici e strutturali vengono programmati a Latisana e non qua. Quindi diciamo che le vicende di oggi onestamente non ci sorprendono. A nostro avviso c’è un disegno ben preciso che è quello lentamente, nel silenzio, di soffocare tutto quanto. Un’intenzione che per un periodo è stata mascherata dalla pandemia, ma adesso che si è allentata un pochino la morsa ci sembra che la visione rispetto a Palmanova sia propria questa. Situazione che io come sindaco di Palmanova, ma anche di tutti quelli dell’ambito socio sanitario della Bassa friulana non possiamo tollerare, perché Palmanova serviva 80.000 persone quindi era un punto di riferimento che non può essere chiuso. Caporale ci aveva assicurato che l’ospedale di Udine aveva bisogno di Palmanova per diminuirne le tensioni, tuttavia, attualmente si sta verificando che sono aumentate perché deve sopportare anche la massa critica di tutta la Bassa friulana.
Lei pensa che questo abbia una forte ricaduta sulla capacità di attrazione da parte dei professionisti?
Sì, la questione della capacità di attrazione sul nostro territorio, in questo momento, sta venendo a mancare perché non ci sono risposte; quindi, i professionisti in parte tendono ad andare a Monfalcone in parte a Udine, ma nessuno realmente gradisce andare a Latisana. A questo proposito anche nell’ultimo incontro a Trieste con Fedriga, il governatore mi aveva assicurato che l’unica via di salvezza per Palmanova era quella di diventare un ospedale specialistico. Ad oggi, tuttavia, vedo che questo non sta avvenendo. Inoltre, a peggiorare la situazione vi è il continuo accreditamento delle strutture private, che è sicuramente un allettante incentivo per molti professionisti di scegliere una collocazione in cui le ore di lavoro hanno ritmi più decenti e lo stipendio è migliore, mentre bisognerebbe investire sul personale sanitario degli ospedali affinché abbiamo delle condizioni ottimali in cui lavorare per poter rimanere.
Quando parla di disegno geopolitico di soffocamento dell’ospedale di Palmanova cosa intende concretamente?
Le faccio questo semplice esempio: nell’ASUFC ci sono due ospedali con due sedi Palmanova – Latisana e San Daniele -Tolmezzo, quando Caporale ha presentato il piano sanitario di programmazione, nelle colonnine in cui erano indicate le SOC, strutture operative complesse, alla voce chirurgia e ortopedia San Daniele e Tolmezzo le mantenevano entrambe, mentre l’ospedale di Palmanova – Latisana aveva una SOC unica. Quindi è chiaro che la visione è quella di potenziare un ospedale da una parte e togliere pian piano ossigeno a questo ospedale rendendolo meno appetibile ai professionisti. E questa è una cosa molto grave perché se una struttura non è attrattiva non può crescere professionalmente. Le chiusure, che all’esterno non appaiono così eclatanti, sono quei piccoli passi per precludere un futuro alle strutture.
Ora come intendete muovervi?
Il nostro obiettivo è quello di cercare di interloquire con i Vertici, senza far nessuna polemica, per trovare insieme delle iniziative che portino a qualcosa di concreto, e che soprattutto facciano chiarezza su quello che sarà il futuro dell’ospedale di Palmanova, senza dover aspettare che si realizzino promesse che poi non verranno mantenute.
[l.f]