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sabato, 19 Aprile 2025

Il richiamo delle radici: i turisti alla ricerca delle loro origini nei borghi del Friuli

17.11.2024 – 20.05 – Il Convegno Regionale sulla Genealogia, organizzato da Italea Friuli Venezia Giulia e Associazione Genealogica del Friuli Venezia Giulia, è stata un’occasione per parlare di un tema attualmente di grande tendenza: il turismo delle radici. L’argomento è così emergente che il Ministero degli Affari Esteri ha promosso il 2024 come l’Anno delle Radici Italiane, sottolineando l’importanza di sviluppare politiche turistiche dedicate a questo segmento.

L’iniziativa, svoltasi sabato 16 novembre a Udine presso la Sala “Fabio Illusi” della Fondazione Filippo Renati, era rivolta a tutti coloro che coltivano l’interesse e la ricerca genealogica, ed è stata un’opportunità per incontrare esperti del settore, condividere storie di famiglia e scoprire nuovi strumenti per la ricerca.

Tra le tematiche trattate c’era appunto il progetto per il turismo delle radici, ma anche la ricerca genealogica in Friuli Venezia Giulia, le fonti disponibili e gli spunti di ricerca; l’antroponimia e l’evoluzione dei nomi e dei cognomi dei secoli; l’archivio storico del Comune di Udine; gli archivi pubblici e la loro fruibilità in relazione alla legislazione e agli archivi dopo l’accordo di revisione del concordato lateranense del 18 febbraio 1984.

Al Convegno ha partecipato tra gli altri il presidente del Consiglio regionale, Mauro Bordin, che è intervenuto in modo specifico sul tema: “Il Friuli Venezia Giulia – ha detto Bordin – con la sua ricca storia di emigrazione, è una destinazione privilegiata per il turismo delle radici: basti considerare le comunità significative in paesi come Argentina, Brasile, Canada e Australia. Per i nostri corregionali, il viaggio in Friuli rappresenta un’opportunità unica per esplorare la terra dei loro antenati, comprendere meglio la cultura e rafforzare il legame con la propria identità”.

“Attraverso la ricerca genealogica, i discendenti possono scoprire informazioni preziose, facilitando così i viaggi verso il Friuli Venezia Giulia. Questo processo – ha concluso il presidente del Consiglio regionale – consolida i rapporti con le comunità di origine, promuovendo un turismo consapevole e profondamente connesso alle proprie radici”.

Il turismo delle radici

Il turismo delle radici sta emergendo come un fenomeno significativo nel panorama turistico globale, rivolto principalmente agli italo-discendenti e a coloro che desiderano riscoprire le proprie origini. Questo segmento, in costante crescita, non solo rafforza il legame con l’Italia, ma offre anche nuove prospettive per il rilancio economico e culturale delle comunità locali.

Questa forma di turismo si caratterizza per l’unione tra la ricerca delle radici familiari e la scoperta di esperienze culturali, gastronomiche e storiche. Si stima che coinvolga un bacino di utenza compreso tra 60 e 80 milioni di persone, discendenti di emigrati italiani nel mondo. Negli ultimi decenni, il numero di turisti delle radici è cresciuto significativamente: dai 5,8 milioni del 1997 si è poi arrivati a 10 milioni nel 2018 e nel post pandemia ha conosciuto un ulteriore balzo in avanti.

Il turismo delle radici è considerato un fattore in grado di valorizzare borghi e aree interne dell’Italia che hanno storicamente subito un declino economico e demografico. Per questo alcuni borghi promuovono anche l’acquisto di un’abitazione da parte degli emigrati all’estero, in modo da incentivarli a tornare per le vacanze.

“Negli ultimi 5-7 anni – spiega un agente immobiliare della provincia di Udine – abbiamo visto un incremento significativo di richieste da parte di discendenti di friulani emigrati, principalmente dal Sud America – Argentina e Brasile in particolare – ma anche dagli Stati Uniti e dall’Australia. Sono persone che hanno un legame emotivo fortissimo con questa terra e cercano non solo una casa vacanza, ma un punto di connessione con le loro origini”.

Per quanto riguarda il tipo di abitazione più ricercato, “la maggior parte – prosegue l’immobiliarista – è interessata a piccole case nei borghi storici, possibilmente vicino ai paesi di origine dei loro antenati. C’è una forte preferenza per gli immobili che mantengono elementi architettonici tradizionali: le case in pietra, i ballatoi in legno, i focolari tipici friulani. Molti sono affascinati dalle vecchie case coloniche da ristrutturare, anche se poi non sempre procedono con l’acquisto vista la complessità dei lavori”.

L’impatto sul territorio è molto positivo: “Questi acquirenti portano nuova vita nei borghi, spesso contribuiscono a recuperare immobili abbandonati e sono molto interessati a integrarsi nella comunità locale. Non sono i classici turisti mordi e fuggi, ma persone che vogliono costruire un legame duraturo con il territorio”.

(Foto di Tiziana Melloni, tutti i diritti riservati)

 

 

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