15.05.2023 – 07.10 – La definizione e lo sviluppo di una nuova idea imprenditoriale richiede particolare impegno nel fronteggiare molteplici rischi. Uno dei problemi principali, dettato dalle crescenti tensioni competitive dell’economia moderna, è sicuramente il reperimento dei capitali necessari (il cosiddetto fabbisogno finanziario dell’impresa) per finanziare il processo produttivo. Un imprenditore deve essere in grado in ogni momento della vita dell’impresa di individuare la strategia ottimale da attuare, nonché la forma di finanziamento più conveniente in una particolare situazione.
Come è noto, si può suddividere il ciclo di vita di un’impresa in quattro fasi prevalenti: nascita (start-up), crescita, maturità e declino. L’obiettivo per ciascuna di queste fasi è quello di comprendere qual’è la strategia che consente di gestire al meglio l’impresa e di individuare la forma di finanziamento che meglio si adatti alle caratteristiche dell’impresa.
L’imprenditore deve essere in grado di comprendere, nella fase di start-up, quale tipologia di finanziamento (auto-finanziamento, capitale di rischio, capitale di debito, forme miste) sia più adeguato alle esigenze dell’impresa. Generalmente, il capitale di rischio gioca un ruolo fondamentale, mentre il livello di indebitamento deve essere minimizzato. Tale esigenza è giustificata da un lato dalle difficoltà di fare ricorso al capitale di debito da parte di aziende nuove, senza storia, dall’altro dalla necessità di mantenere un elevato grado di elasticità finanziaria senza incorrere nel fenomeno circolare tipico della trappola del debito. L’eventuale finanziamento dell’avvio e del primo sviluppo attraverso un eccessivo ricorso al capitale di debito genera, infatti, forti squilibri, per una serie di motivi: il carattere di difficile reversibilità dell’indebitamento, la frequente prevalenza di debiti a vista di provenienza bancaria, la forte incidenza degli oneri finanziari sui tassi di profitto con la conseguenza di generare un minore tasso di crescita dell’azienda.
Se disporre di capitali di rischio (spesso consistenti) costituisce una notevole barriera alla costituzione di nuove imprese, si pone quindi il problema per l’imprenditore di ricercare sul mercato gli apportatori di tali risorse. Gli operatori non sono uguali, di conseguenza la scelta deve essere fatta con attenzione e oculatezza. L’operatore giusto non è solo un fornitore di capitali ma anche un alleato importante che può guidare l’imprenditore attraverso le difficoltà legate alla nascita di una nuova impresa. Molto spesso, infatti, la preparazione gestionale media di coloro che vogliono mettersi in proprio è piuttosto bassa, conoscono poco, cioè, i modelli di business e gli strumenti finanziari più idonei alle loro esigenze. Anche l’improvvisazione (talvolta la start-up è fondata da soggetti che si inventano un nuovo lavoro), l’eccessivo individualismo, la sottovalutazione dell’importanza del business plan e la mancanza del senso della misura dei finanziamenti desiderati sono fattori negativi che possono essere attenuati se si sceglie un partner che, oltre a mettere a disposizione le necessarie risorse finanziarie, svolge il ruolo di incubatore (privato) della business idea, accompagnando l’impresa attraverso i vari momenti che costituiscono la fase dello start-up.
Un’impresa nasce, infatti, per effetto della spinta creativa di un imprenditore che genera dal nulla un’organizzazione facendo affidamento su una propria idea e sulla sua azione personale. Gli incubatori privati sono dei soggetti che gestiscono professionalmente attività di business e che, direttamente o per il tramite di partner di fiducia, sono in grado di assistere l’impresa dal punto di vista finanziario, manageriale, gestionale, assicurativo, legale, societario. Tali incubatori privati fino a poco tempo fa erano operativi esclusivamente sulle piazze milanesi mentre ora si stanno diffondendo anche nel Triveneto e in Friuli Venezia Giulia.
di Federico Barcherini,
Consulente di management, temporary manager