25.05.2021 – 08.30 – Trieste, per qualsiasi scolaro che abbia studiato letteratura alle Superiori, è associata al trittico delle poesie di Umberto Saba, dei romanzi di Italo Svevo, del flusso di coscienza di James Joyce. Non sorprende pertanto che Trieste ritenti nuovamente, a due anni dall’ultima sconfitta, la scalata al riconoscimento di “città creativa”, per l’UNESCO, specificatamente per la letteratura, in Italia finora limitata alla sola Milano.
Accanto al lascito dei tre numi letterari, concretizzatasi nelle tre corrispondenti statue, il capoluogo può poi vantare una ricca eredità collaterale di autori genuinamente triestini e di “stranieri” di passaggio: Bazlen, Tomizza, Quarantotti Gambini; così come Burton, Stendhal, Andric.
Allo stadio attuale la delibera, sostenuta rispettivamente dagli assessori Serena Tonel e Giorgio Rossi, ha ricevuto l’approvazione della Giunta; ora spetterà alla Commissione italiana per l’UNESCO fornire una lettera di sostegno a cui seguirà l’inoltro della proposta completa di documentazione entro il 30 giugno alla direzione dell’UNESCO stessa
Ottenere la candidatura gioca un ruolo importante per i piani del Comune di Trieste, perché appare strettamente correlata al progetto del “Museo della letteratura” collocato nel rinnovato Palazzo Biserini, a cui un tempo era destinata la biblioteca “Attilio Hortis”, oggi dislocata in Via Madonna del Mare 13.
La proposta rende evidente la volontà di continuare a puntare sul turismo; al contempo tuttavia occorre domandarsi se davvero Trieste sia una città letteraria; pur coi suoi irraggiungibili scrittori, la città si è sempre connotata per il suo porto, per le sue attività emporiali e commerciali; e dal secondo dopoguerra, per le sue attività scientifiche.
È inoltre innegabile come il sistema bibliotecario sia stato, negli ultimi anni, soggetto a frequenti tagli; dalla biblioteca Quarantotti Gambini, il cui potenziale è stato da tempo dimezzato, agli orari ridotti della stessa biblioteca “Attilio Hortis”.
[z.s.]