01.04.2021 – 18.00 – Le varianti Covid? A dicembre l’Università degli studi di Trieste le aveva già previste; e non grazie a esperimenti in laboratorio, ma in virtù di analisi computazionali. Come con i conflitti militari, anche la pandemia Covid-19 ha innescato un’accelerazione tecnologica che corre affianco alla classica ricerca sul campo. Il caso triestino è particolarmente pregnante, perchè è stato attraverso il metodo computazionale se un gruppo di ricercatori giuliani ha vaticinato la formazione di una ventina di varianti Covid, tra le cui le tre ormai salite agli onori della cronaca ovvero l’inglese, la sud africana e la brasiliana.
Per giungere a questi risultati infatti gli scienziati hanno utilizzato tecniche di simulazione al calcolatore che hanno permesso l’impiego di risorse e investimenti ridotti, a fronte di un’alta rapidità di processazione dei dati con tempi non paragonabili a quelli dei laboratori sperimentali. Per rendere l’idea, va considerato che per validare le previsioni di questo studio realizzato da 5 ricercatori sono stati poi condotti due lavori sperimentali che hanno coinvolto una “truppa” di 22 ricercatori.
Lo studio, condotto dal team di ricerca Molecular Biology and Nanotechnology Laboratory (MolBNL@UniTS), guidato dal responsabile scientifico Sabrina Pricl e operativo al Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Units, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista ACS Nano (American Chemical Society).
“Studiare gli effetti delle varianti sull’organismo umano – spiega Sabrina Pricl, professoressa di ingegneria chimica e responsabile scientifico del team MolBNL – è di fondamentale importanza non solo per comprendere meglio la specificità di questa interazione, ma soprattutto per progettare nuove ed efficienti terapie. Il nostro sistema di analisi computazionale servirà a stabilire il possibile ruolo della diversità genetica virale e umana che sta emergendo dagli studi clinici sui pazienti COVID-19”.
“È fondamentale osservare che il nostro approccio, completamente basato su simulazioni al calcolatore, ha rivelato un accordo con i dati sperimentali ricavati dai pazienti pari al 92% – dichiara Erik Laurini, docente di simulazione molecolare – Considerando il risparmio di tempo, costo e risorse umane che la produzione di dati in laboratorio richiede rispetto alla simulazione al computer, il risultato che abbiamo ottenuto su una mole di dati risulta importante, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo”.
Lo studio avrà importanti applicazioni nella previsione dell’efficacia di vaccini e terapie come anticorpi monoclonali e farmaci antivirali. L’utilizzo del sistema studiato dal team triestino consentirà inoltre di valutare questi e altri rimedi in maniera più veloce.
“In questo momento ci stiamo dedicando alla previsione degli effetti delle varianti del virus, incluse le più diffuse inglese, sudafricana e brasiliana, su diverse classi di anticorpi diretti alla neutralizzazione del Sars-Cov-2 – spiega Domenico Marson, docente di termodinamica presso l’Università degli studi di Trieste. In particolare, abbiamo considerato anticorpi sia di origine fisiologica, ad esempio quelli trovati nelle persone che hanno già ricevuto uno dei vaccini disponibili, che di origine sintetica come gli anticorpi monoclonali. Questi ultimi sono di forte interesse come possibile approccio terapeutico per il Covid-19”.
[z.s.]