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domenica, 20 Aprile 2025

Udine celebra i patroni Ermacora e Fortunato in nome della “resilienza”

12.07.2022 – 14.55 La città si è ritrovata in duomo per celebrare i Santi patroni Ermacora e Fortunato. Una chiesa gremita come non capitava da tempo, ha fatto da cornice alla messe concelebrata dall’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato insieme al cardinale Dominique Mamberti. Di impatto l’accompagnamento del coro della Cappella musicale pontificia “Sistina”.

Nel corso dell’omelia, Mazzocato ha sottolineato il ruolo di Ermacora e Fortunato per la chiesa cristiana, invitando i fedeli a prenderli come esempio per portare avanti «la fatica del vangelo mettendo assieme le risorse di fede, di amore, di talenti che abbiamo». Due esempi di resilienza considerati molti attuali anche al giorno d’oggi.
Come di consueto, la messa è stata animata da letture e preghiere nelle quattro lingue del territorio diocesano: italiano, friulano, sloveno e tedesco. Tante le autorità presenti in duomo, a cominciare dal sindaco Pietro Fontanini e dal prefetto Massimo Marchesiello, per continuare con il presidente del consiglio regionale Piero Mauro Zanin e con il vicepresidente della giunta regionale, Riccardo Riccardi. Quest’ultimo ha commentato: «Nell’omelia del cardinale Mamberti ho trovato un forte richiamo alla tradizione aquileiese della Chiesa di questa regione e ai valori della friulanità: è importante questa rinnovata tradizione della festa dei santi patroni Ermacora e Fortunato soprattutto in questo particolare momento delicato che tutti stiamo vivendo, caratterizzato da un profondo stato di incertezza».

Al termine della celebrazione, assieme all’arcivescovo Mazzocato, il cardinale Mamberti ha benedetto la città con le reliquie dei Santi patroni dal sagrato della cattedrale, auspicando una concordia operosa, l’attenzione ai piccoli e agli anziani e agli ammalati, una premurosa apertura verso l’umanità che in ogni parte del mondo soffre, lotta e spera per un avvenire di giustizia e di pace.Nel corso dell’omelia il cardinale aveva richiamato all’importanza di una chiesa accogliente e aperta come una casa e di uno stile di vita che non annulla il prossimo, ma lo accoglie e ne favorisce l’esistenza, sottolineando come l’esperienza della chiesa di Aquileia si sia rivelata nella sua essenza, come chiesa in cui ognuno ha potuto ritrovare se stesso nella sua specificità.

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