14.06.2022 – 11.30 – Non sono solo olio di semi di girasole, grano, benzina e bollette ad essere aumentati, ma a risentirne sono anche le materie prime più semplici come il latte. Quest’anno, mangiare un gelato in un momento di sosta e relax, costerà in denaro e in tempo sia per chi lo consumerà, sia per chi lo produrrà. La corsa verso il rialzo dei prezzi delle materie prima e delle bollette contribuisce a rendere più salato anche il listino del cliente in Friuli: si parla di prezzi che possono arrivare a 2 euro a pallina. Questo vale sia per le gelaterie artigianali che per le grandi catene, le quali si vedono a condividere situazioni differenti ma con lo stesso contesto. A confermarlo è la testimonianza di Giorgio Venudo, presidente dei gelatieri per Confartigianato a Lignano: “Per noi il problema non è solo il prezzo, ma anche la tempistica di fornitura delle materie prime. Se prima si attendeva una settimana, adesso a volte ne servono tre per ricevere la merce. Lo zucchero è quasi raddoppiato. Ma anche burro e latte hanno aumenti oggettivi, così come pistacchio e nocciole”.
L’aumento dei prezzi in generale obbliga il prodotto più popolare come il gelato a diventare un momento non accessibile quotidianamente, nonostante l’aumento del prezzo in Friuli sia inferiore rispetto alla media nazionale. Indubbiamente, la ricerca della qualità nell’ambito gelataio spinge il consumatore medio, per ora, ancora a spendere volentieri per gustare un buon prodotto. Lo scorso ottobre, il Consiglio regionale ha approvato una legge per la tutela della produzione del gelato artigianale di qualità, con l’obiettivo di potenziare la formazione di chi lavora nel settore, cercando così di assicurare, al consumatore finale, interlocutori qualificati, un prodotto genuino e realizzato con materie prime del territorio. “Saper fare autonomamente il gelato, partendo dalla scelta delle materie prime – conclude Venudo – è un patrimonio professionale importante, che consente anche di contenere i costi di produzione”.
f.s.