24.04.2022 – 12.30 – Inutile negare che, fin dall’antichità, esiste un rapporto inscindibile tra matematica e filosofia: già in Grecia antica, luogo prolifico dei grandi capostipiti di queste discipline, vi erano stati notevoli tentativi di avvalersi della matematica in ambito filosofico: addirittura si può dire che la matematica rappresentava essa stessa una forma di filosofia.
Quindi possiamo a cuor leggero entrare nelle viscere della disciplina scientifica, affrontando la magia della logica e scienza con il termine Inferenza.
Questo sostantivo è parte integrante del cosiddetto metodo scientifico e consiste nella derivazione, sulla base di regole appropriate, di un enunciato detto conclusione, da uno o più enunciati detti premesse.
Vi sono due tipi fondamentali di inferenze: quelle deduttive e quelle induttive.
Un’inferenza deduttiva è caratterizzata dal fatto che non è possibile che le premesse siano vere e la conclusione falsa: si entra quindi, per fare un esempio, nella logica sillogistica aristotelica per la quale la conclusione è deducibile dalle premesse; le premesse implicano la conclusione; la conclusione segue necessariamente dalle premesse.
Un’inferenza deduttiva trasmette quindi la verità: se si ammette la verità delle premesse, allora si deve ammettere anche la verità della conclusione: per parlare come Popper, ‘la teoria è più verosimile, dunque si avvicina a quell’intangibile traguardo chiamato verità’.
Le inferenze induttive invece non presentano i tratti distintivi, sopra illustrati, delle inferenze deduttive.
Sono invece caratterizzate da due tratti distintivi, nonché inequivocabili: in primis sono inferenze ampliative, nel senso che la conclusione dice qualcosa di nuovo rispetto alle premesse; è quindi possibile che le premesse siano vere e la conclusione falsa.
[c.c]