23.04.2022 – 07.50 – Nel 1944 la Questura di Udine fu interessata da rastrellamenti da parte delle SS naziste che riguardarono una quarantina di funzionari, guardie di pubblica sicurezza e impiegati civili; dieci furono deportati nei campi di sterminio nazisti e nove non fecero più ritorno in Patria.
I nove deportati che morirono nei campi di sterminio furono:
– Vice Commissario Aggiunto Filippo ACCORINTI, di anni 29, deportato a Mauthausen, dove morì il 20 aprile 1945.
– Guardia di PS Alberto BABOLIN, di anni 28, deportato a Mauthausen, dove morì il 19 gennaio 1945.
– Vice Brigadiere Bruno BODINI, di anni 36, deportato a Buchenwald, dove morì il 20 febbraio 1945.
– Applicato di Ps Giuseppe CASCIO, di anni 37 anni, deportato a Mauthausen, dove morì il 12 febbraio 1945.
– Guardia di PS Mario COMINI di anni 28, deportato a Dachau, dove morì 15 ottobre 1944.
– Commissario Antonino D’ANGELO, di anni 33, deportato a Mauthausen, dove morì il 16 aprile 1945
– Guardia di Ps Anselmo Guido Luigi PISANI, di anni 33, deportato a Mauthausen, dove morì il 2 gennaio 1945.
– Vice Commissario Mario SAVINO, di anni 31, deportato a Ebensee, dove morì il 15 marzo 1945.
– Commissario Giuseppe SGROI, di anni 35, deportato a Ebensee, dove morì il 16 aprile 1945.
Unico sopravvissuto di quelle deportazioni fu il Maresciallo Spartero TOSCHI, arrestato a 42 anni. Dopo la prigionia tornò a Udine, dove morì nel 1964.
I tragici eventi sono rimasti quasi sconosciuti per molti anni; nel 2000 la locale Sezione dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato, spronata anche dai D.S. della Polizia di Stato Giuseppe Vollono, che aveva prestato servizio alla Questura di Udine negli anni ‘50, e Elio Romano, ricostruì i fatti, promosse e commissionò una stele commemorativa collocata nel nell’area del Sacrario della Questura.
Nel 2020, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria, la Questura, il Comune e la Sezione dell’Associazione Nazionale Polizia di Stato hanno siglato il proposito di posare nove pietre d’inciampo per restituire i nomi dei poliziotti deportati e uccisi nei campi nazisti alla memoria collettiva di questa città dove, provenienti da molte regioni italiane, prestavano servizio.
A causa della pandemia la posa, inizialmente prevista per il 2021, è stata procrastinata al gennaio 2022, e ulteriormente sospesa in considerazione del picco dei contagi.
Nel frattempo, a gennaio, è stata realizzata la mostra biografica organizzata dall’Associazione Nazionale Polizia di Stato nelle sale di palazzo Morpurgo, con l’esposizione di uniformi, materiali del tempo e materiale riferito ai deportati. La mostra è ora stata allestita nell’atrio del Conservatorio e sarà riproposta negli istituti scolastici e nelle sedi universitarie cittadine.
Le nove pietre d’inciampo sono state posate ieri, 22 aprile, davanti alla sede dell’epoca della Questura, in via Treppo, durante una commossa cerimonia alla presenza, oltre che dei discendenti dei nove caduti e del figlio dell’unico sopravvissuto, del Capo della Polizia – Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, l’Arcivescovo Bruno Mazzoccato, il Prefetto, il Sindaco e numerose Autorità. Nell’occasione gli studenti del Liceo Classico “Stellini” di Udine hanno partecipato proponendo alcune riflessioni sugli eventi ricordati e sugli insegnamenti della Storia alla luce dello scenario geopolitico attuale, mentre l’attrice Gioia D’Angelo, nipote del Commissario Antonino D’Angelo, ha espresso un monologo. Il Maestro Lucio Degani, primo violino dei Solisti Veneti, professore al Conservatorio Tomadini di Udine, ha suonato un brano a conclusione della cerimonia.
“Non scelsero di diventare eroi, ma tennero fede al loro giuramento”, ha ricordato Manuela De Bernardin, questore di Udine. E sono diventati “la nostra carne viva, una stella polare nei momenti di difficoltà”, ha detto Lamberto Giannini, il Capo della Polizia che ieri era l’ospite d’onore della cerimonia di posa delle pietre d’inciampo per onorare la memoria dei nove funzionari della Questura, deportati dai nazisti nei campi di sterminio nel luglio del 1944 e mai più tornati a casa.
A dispetto della pioggia incessante, autorità civili e militari – dal Prefetto di Udine, Massimo Marchesiello, al presidente dell’assemblea legislativa del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, a numerosi parlamentari e consiglieri regionali – e decine di cittadini hanno voluto assistere all’evento organizzato dal Comune in via Treppo e nel salone del Conservatorio Tomadini, che ai tempi ospitava la sede della Questura. Proprio in quel palazzo dunque lavoravano le 9 vittime innocenti del regime nazista che in quei drammatici frangenti della Seconda guerra mondiale – come hanno ricordato il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, e l’assessore alla Cultura, Fabrizio Cigolot, nelle vesti di moderatore della cerimonia – occupava il capoluogo friulano e una vasta fetta della nostra regione, annessa direttamente al Terzo Reich. E ora, in via Treppo, nove pietre con incisi i loro nomi ricorderanno a tutti il dramma delle deportazioni e dei lager. “Mi auguro che in particolare i giovani – ha auspicato il presidente del Consiglio regionale, Zanin, dopo aver portato i saluti del governatore Massimiliano Fedriga – ‘inciampando’ in queste pietre si pongano delle domande e rendano attuale quel sacrificio. L’iniziativa della Questura e del Comune di Udine è straordinaria – ha sottolineato ancora il presidente – proprio perché non è autorefenziale e non è rivolta soltanto al passato, ma piuttosto alle nuove generazioni, chiamate a custodire l’importante eredità della memoria. Spetta ai giovani infatti costruire un futuro che sia degno del sacrificio di quegli uomini”. Zanin ha voluto inoltre ringraziare la Polizia “non solo per il lavoro che svolge a garanzia della nostra sicurezza, ma anche come baluardo dei valori della democrazia, perché proprio in nome di quei valori i nove funzionari che ricordiamo oggi persero la vita. Concetti ancora più importanti di questi tempi, quando la cronaca ci richiama alla crudeltà dello scontro tra uomini”.
Un parallelismo, quello con la guerra in corso in Ucraina, scelto anche da altri oratori. “Viviamo momenti di grande difficoltà – ha ricordato Giannini, direttore generale della Pubblica sicurezza -, da una pandemia che pensavamo di poter vedere solo nei film di fantascienza a una guerra vicino a noi”. E proprio per questo dobbiamo ricordare con grande “riconoscenza e affetto i nostri caduti, che vissero una fase storica ancora più drammatica”. Il sindaco Fontanini ha voluto citare anche il suo predecessore Elio Morpurgo, arrestato dai nazisti e morto durante il viaggio verso Auschwitz. Hanno parlato della guerra anche i tre studenti del liceo classico Stellini chiamati a condividere pubblicamente le loro riflessioni, ma ad emozionare ancor di più sono state le parole degli eredi. Gioia D’Angelo ha letto gli scritti del nonno – uno dei nove deportati che trovò la morte nei lager – pieni di tenerezza verso la moglie e i figli ancora piccoli. E ha trovato la forza di rispondergli, a più di settant’anni di distanza: “Tu non sei stato soltanto ricordato, come avevi chiesto: tu sei presente”.
Parole sottolineate anche dall’arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzocato, prima di impartire la benedizione alle pietre di inciampo appena posate in via Treppo. Ed è stato un po’ come “celebrare un funerale per chi non lo ebbe”, per usare l’espressione di Liliana Segre ricordata da Anna Colombi, curatrice della pubblicazione storica che ricorda le vittime friulane dell’orrore nazista.