12.01.2022 – 12.26 – Vale la pena pubblicare il bollettino quotidiano della Protezione Civile sull’andamento della pandemia in Italia? Non per tutti.
La comunicazione, che ormai accompagna con cadenza giornaliera la vita di tutti i cittadini dello Stivale, potrebbe andare in pensione, lasciando spazio ad una analisi settimanale.
Una proposta che sarebbe già sul tavolo del Cts, Comitato tecnico e scientifico, e che potrebbe sancire appunto la fine del report giornaliero in favore di una formula settimanale, o comunque di più giorni.
Su questa possibile scelta si è espresso in primis il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che, ai microfoni dell’Ansa, ha dichiarato come “il numero dei contagi di per sè non dice nulla. Ho proposto anche al ministro della Salute di fare una riflessione sull’attuale sistema di report”, rimarcando la necessità di porre l’attenzione “sui dati delle ospedalizzazioni e occupazione delle terapie intensive”. Della stessa idea anche Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, che, questa volta a Radio Cusano Campus, ha accentato come “bisogna finirla col report serale: non dice nulla e non serve a nulla se non mettere l’ansia alle persone”.
Un punto importante sollevato da Bassetti riguarda chi viene considerato ricoverato, covvero tutti coloro che si trovano in ospedale e risultano positivi al tampone, anche se il motivo per cui si trovano nella struttura non ha nulla a che fare con il virus: “non si può contare come malato quello che ha un braccio rotto e un tampone positivo” ribadisce il primario.
Un cambio di marcia richiesto anche in relazione ai cambiamenti dell’andamento pandemico che, con la variante Omicron, ha visto un vero e proprio cambio di paradigma: con la maggiore trasmissibilità di questa variante si è vista un’impennata dei contagi ma, nei Paesi in cui il tasso di vaccinazione è alto, come l’Italia appunto, le ospedalizzazioni non aumentano alla stessa velocità. Questo significa, per molti, che il numero di nuovi casi positivi non sarebbe più un dato decisivo e potrebbe quindi esser posto in secondo piano.
Ma quali dati servono ora? Prima di rispondere a questo quesito è necessario comprendere bene quale sia la situazione attuale e, visto appunto l’arrivo di una variante ad alta contagiosità, è bene armarsi di dati: non bisogna trascurarli, ma comprendere al meglio quali porre in primo piano rispetto ad altri. Sicuramente una visione non incatenata ad una analisi giornaliera può essere una carta vincente per un passo in avanti verso una nuova valutazione settimanale, che mantiene una valenza significativa all’interno di report e analisi.
Una scelta che tiene certamente conto della platea che capta giornalmente questi dati: sono ormai mesi che il pubblico della Penisola riceve, e viene bombardato, da numeri, quindi, come ha sottolineato Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento, ai microfoni di Adnkronos “rimane spesso sconcertato e impaurito, quindi si può pensare di rilasciare il bollettino Covid ogni 2-3 giorni, meglio se corredato da un commento. Ma a fronte di questo, occorre che i dati siano sempre disponibili per la comunità scientifica, i tempi di raddoppio dei casi Omicron sono molto veloci e occorre quindi avere i report aggiornati”.
[c.c]