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sabato, 19 Aprile 2025

Il dilemma del 15 ottobre: Confapi Fvg incontra il Prefetto di Udine

L’associazione di categoria ha stilato delle linee guida secondo norma, in mancanza di una circolare ministeriale che le abbia definite, affinché le aziende associate siano pronte per il 15 ottobre.

13.10.2021-13.05 – Discriminazione tra i lavoratori, impossibilità di effettuare i tamponi all’interno delle aziende e mancanza di una circolare che specifichi i comportamenti delle imprese rispetto ai controlli sul Green Pass. Sono questi i temi principali che, nella giornata di ieri, Confapi Fvg ha sottoposto al vaglio del Prefetto di Udine in vista del 15 ottobre. Tra gli argomenti trattati quello del tampone è sicuramente fra i più urgenti a causa dell’impossibilità degli organi preposti di poterli eseguire nei tempi previsti per il rilascio del Green Pass. Né farmacie, né aziende sanitarie in questo momento sono in grado di soddisfare le migliaia di richieste da parte dei lavoratori, considerando che la validità del test per il rilascio del certificato verde è di 72 ore.

Un’altra questione largamente discussa in questa settimana è quella di chi deve accollarsi il costo del tampone. Lucia Cristina Piu Direttrice di Confapi Fvg, in merito a questo quesito, in un’intervista a Udinese Tv, ha espresso la volontà da parte delle aziende dell’associazione di essere disposte ad assumersi gli oneri di spesa, come tra l’altro hanno già fatto fin dall’inizio della pandemia. Tuttavia, il problema è andato ben oltre la questione economica perché attualmente i fattori rilevanti sono due: discriminazione e iter di certificazione per l’ottenimento del Green Pass. Per quanto riguarda il primo punto le aziende associate, da un punto di vista etico, non voglio assumersi il costo del tampone solo per chi non è in possesso del Green Pass perché altrimenti si instillerebbe una forte discriminazione tra lavoratori. Quindi è un beneficio che deve essere garantito a tutti, ed un altro passaggio da risolvere. Rispetto al test del tampone il problema è invece di tipo organizzativo. Se durante i tempi ordinari della pandemia l’azienda si poteva organizzare e fare al suo interno i test con un servizio infermieristico professionale organizzato da Confapi, adesso la differenza sta nel fatto che chi fa i tamponi deve essere accreditato, ossia al momento della conclusione dello stesso deve trasmettere i dati al circuito in maniera tale che questo generi la produzione del Green Pass. Quindi rispetto a prima i soggetti che possono fare i test con il percorso che si chiude con il certificato verde sono necessariamente minori in termini di numero. Altro gap da superare.

L’ultimo punto riguarda il comportamento che le aziende dovranno assumere in termini di controlli a partire del 15 ottobre. Ad oggi esiste la norma, ma non sono ancora giunti chiarimenti e specifiche attraverso una circolare esplicativa. Quindi Confapi Fvg in termini di associazione e nel rispetto della norma ha stilato un documento di indicazioni da seguire per le proprie associate, affinché non si trovino impreparate il fatidico 15 ottobre, e siano in grado di attivare le procedure di controllo del possesso del Green Pass o di allontanamento dal luogo di lavoro per chi non ne sarà in possesso. Attraverso una serie di comunicazioni interne, ed affissioni esterne ogni lavoratore sarà a conoscenza delle direttive. È stata redatta anche una bozza di delega per identificare i soggetti destinati all’incarico di controllo in cui si evidenziano le modalità per metterlo in atto, ed un’informativa per la privacy perché si andranno a toccare dati personali che è necessario proteggere.

Tuttavia, le problematiche sono tantissime, dipendono dal tipo di azienda e di come è organizzata, se lavora su un turno o più turni o se ha lavoratori in trasferta. Una situazione non semplice da gestire solo a livello generale.

[l.f]

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