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venerdì, 6 Giugno 2025

Non solo Riccardo Illy. I volontari triestini di ReiThera in un limbo, un buon vaccino sprecato?

09.08.21 – 08.00 – ReiThera, da orgoglio della ricerca a limbo di cui, piano piano, se non fosse per Riccardo Illy a Trieste non si parlerebbe quasi più. Non c’è, però, solo Illy: la testimonianza dell’ex Sindaco, vaccinato con ReiThera assieme alla moglie, trova spazio sulle pagine dei quotidiani ma oltre a a loro ci sono altri 28 triestini che avevano aderito alla sperimentazione convinti di fare la cosa giusta, forse la migliore possibile per contribuire, mettendosi a disposizione della scienza che stava sviluppando il primo vaccino anti Covid italiano. Trieste era stata annunciata come candidata alla sperimentazione, poi più nulla, si può dire che ReiThera costa allo Stato e quindi si ‘butta’ figurativamente via. Daniele è uno dei 30 volontari triestini che, come gli altri, sta vivendo nel ‘limbo’ in quanto non può ottenere il Green pass. Come mai? Andando con ordine, gli chiediamo della sua storia. “Ho sentito parlare per la prima volta di un vaccino ‘italiano’ credo a dicembre 2020, dai telegiornali”, spiega Daniele. “L’azienda che lo sviluppa è ReiThera, una società del settore delle biotecnologie. Ad aprile ho deciso di fare quindi da ‘cavia’ in quanto stavo aspettando lo sblocco delle prenotazioni per i soggetti a rischio, categoria di cui faccio parte, e negli stessi giorni sono venuto a sapere che all’ospedale triestino di Cattinara avrebbe sperimentato il nuovo vaccino. Stavano cercando soggetti che corrispondevano al mio profilo per procedere con la sperimentazione, quindi non ho avuto esitazioni e ho chiamato la pneumologia dell’ospedale dando la mia disponibilità. Ho scelto di farlo perché volevo fare la differenza: il Covid mi ha arrecato grandi sofferenze e questa era la mia occasione per fare qualcosa”.

In Italia, le persone che hanno deciso di partecipare alla sperimentazione di ReiThera in tutto sono 917, divise in tre gruppi: al primo sono state effettuate due dosi di vaccino; al secondo due dosi di placebo, mentre al terzo una dose di vaccino e una di placebo. I risultati sono stati, secondo quanto riporta lo studio in corso, ottimali: “Il vaccino è ben tollerato alla prima somministrazione e ancor meglio tollerato alla seconda”; chi ha effettuato solo una dose risulta coperto al 93 per cento mentre chi ne ha effettuate due, come Daniele, risulta coperto ben al 99 per cento. Gli eventi avversi (modo ancora una volta ‘politicamente corretto’ per definire i malesseri, la febbre e le complicazioni: si scrive ‘evento avverso’ per non scrivere ‘malattia’ per quanto di pochi giorni), per la maggior parte sono risultati di grado lieve o moderato e di breve durata. Non solo: ReiThera sfrutta un Adenovirus naturale dei mammiferi (dei gorilla), che agisce direttamente sul sistema immunitario, come Astrazeneca e Sputnik, ma, come confermano gli epidemiologi, con molta più copertura. Non va ad agire andando a modulare l’espressione dell’RNA messaggero, come Pfizer o Moderna, potenzialmente più invasivi. Per gli scienziati e i medici italiani che avevano accolto con entusiasmo la sperimentazione, n doppio vantaggio. Nonostante ciò, ReiThera è stato sospeso prima della fase 3 (che prevedeva la vaccinazione di alcune migliaia di persone) dalla Corte dei Conti in quanto non ritenuto un “investimento produttivo”. Le motivazioni sostanzialmente parlano di una soglia minima monetaria di progetto non raggiunta e di finalità non prettamente riconciliabili con quanto richiesto.  Quello che è certo, è che ora un vaccino promettente non potrà essere autorizzato né in Italia dall’AIFA, nè in Europa dall’EMA. La ricerca dello Spallanzani, alla quale partecipava anche Trieste, quindi, si è bloccata, e con essa la possibilità di fondi pubblici. Nell’opinione comune che si ascolta al bar di fronte al caffè macchiato, si è speso per altro, ma per ReiThera no, spendere non va bene. Forse una spiegazione più chiara sul perché, o almeno un confronto con le aziende sanitarie e i ricercatori locali, aiuterebbe a capire e a raccogliere altre opinioni su cui confrontarsi, ma ci si scontra con il ‘muro di gomma’: il giornalista chiama l’azienda sanitaria, chiama il professionista, ma nessuno risponde, poi richiama e trova qualcuno ma è un nuovo “richiami e riparli con lui, non con me”, “ho bisogno dell’autorizzazione”, “sono in ferie”, “non posso parlare”, “non so cosa dirle”.

È a questo punto che Daniele e tutti gli altri che hanno effettuato una o due dosi di ReiThera in Italia si ritrovano bloccati e senza risposte. “Nessuno sa cosa dirci, dopo insistenze mi è stato rilasciato un certificato vaccinale ma senza valenza particolare perché non serve da ‘lasciapassare’ “. Notizia del 5 agosto, sul filo di lana, è quella dell’esenzione dei volontari ReiThera dal Green pass: “Chi ha fatto due dosi del vaccino di ReiThera sarà esentato, mentre chi ha fatto una sola dose avrà indicazione di fare la seconda dose con un vaccino riconosciuto, per ottenere così la certificazione verde”. L’esenzione di fatto durerebbe sessanta giorni, ovvero fino al 30 settembre. Questo non va a risolvere il problema, bensì lo posticipa soltanto. “Inoltre non risolverebbe il problema a livello estero: il Green pass europeo, difatti, fuori dalla nostra nazione non prevede esenzioni. Essendo poi Trieste vicino al confine, è una problematica ancora più sentita”. Coloro che hanno avuto una sola dose di ReiThera hanno già una grande copertura di anticorpi e dovendo essere obbligati ad effettuare un secondo vaccino andrebbero a dover alterare ancora una volta il loro stato di salute; sul consigliarlo o meno, la scienza è fortemente divisa. La domanda iniziale si ritrova anche alla fine: perché lo sviluppo di ReiThera, non avendo particolari controindicazioni ed essendo il vaccino efficace, essendo possibile uno sviluppo italiano, ed essendo anche meno costoso degli altri, non viene portato a termine e approvato?

[m.p.][r.s.]

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