30.07.2022 – 11.00 – Anche la Slovenia tenta di controllare il mercato energetico, preda di una spirale inflazionistica che precede la stessa guerra Ucraina-Russia che ne ha esacerbato le caratteristiche. Il governo sloveno ha infatti introdotto dalla scorsa settimana un tetto massimo ai prezzi dell’elettricità per le case e le piccole aziende, programmato dal primo di settembre fino alla fine di agosto 2023, onde alleggerire la pressione crescente sui cittadini. Il prezzo massimo per kilowattora sarà di 0,118 euro e il governo, dal primo settembre, alleggerirà anche le tasse sull’elettricità. Grazie a questi cambiamenti, ha dichiarato il Ministro delle Infrastrutture Bojan Kumer, la classica famiglia slovena pagherà dal 15 al 30% in meno dei prezzi attuali, conservando comunque un margine di profitto per i fornitori energetici. Un dato che riveste uno speciale interesse anche per il Friuli Venezia Giulia, considerando i possessori di una seconda casa in Slovenia o la presenza dei lavoratori transfrontalieri.
È entrato inoltre in vigore, dallo scorso 15 luglio, una parte del regolamento che prevede che i fornitori non possono interrompere la fornitura di energia elettrica a famiglie, piccole imprese e condomini e non possono rifiutarsi di stipulare un contratto di fornitura con dei nuovi clienti.
Sul fronte invece fiscale, il governo di Golob ha mantenuto il taglio del 50% sull’imposta sul consumo della corrente elettrica e dal primo settembre verrà tagliato del 50% anche il contributo per le fonti rinnovabili di energia.
La Spagna aveva tentato di introdurre simili misure, con un tetto sul gas che aveva avuto conseguenze anche sui prezzi dell’elettricità; tuttavia gli esiti erano stati alterni, con difficoltà a vigilare sull’effettiva implementazione dei prezzi “bloccati” e il basso rendimento delle rinnovabili a causa della siccità per l’idraulica e dei venti sahariani che limitano l’efficacia dei pannelli solari per il fotovoltaico.
[z.s.]