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martedì, 20 Maggio 2025

West Nile Fever: quel che c’è da sapere

22.07.2022 – 07:10 – Da alcune settimane in Italia si sente parlare di West Nile Fever (Febbre del Nilo occidentale), un virus che ha già mietuto due vittime in Veneto e che sembra si stia diffondendo sempre più frequentemente alle nostre latitudini anche a causa dell’aumento delle temperature. Si tratta di una malattia ad andamento endemo-epidemico la cui diffusione principale si ha in nell’Africa nilotica e nell’Asia tropicale, ma negli ultimi anni i casi in Europa meridionale e negli Stati Uniti sono in crescita. La febbre West Nile è una malattia provocata da un virus della famiglia dei Flaviviridae, quella in cui sono compresi, tra gli altri, gli agenti patogeni che causano l’Epatite C, la TBE (l’encefalite trasmessa dalle zecche), la dengue e la febbre gialla. Il nome del virus deriva dal distretto dell’Uganda in cui fu isolato per la prima volta nel 1937, il West Nile appunto.

Il principale vettore del virus sono le zanzare dei generi Culex, Aedes e Ochlerotatus, la cui puntura può trasmettere l’infezione. Quel che è importante ricordare è che la febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con soggetti infetti, per cui l’unica forma di prevenzione attuabile è una limitazione del contatto con le zanzare adulte. I mammiferi, una volta contagiati,  sono considerati ospiti a fondo cieco, cioè in essi il virus esaurisce il suo ciclo senza diffondersi ulteriormente.

Dal momento della puntura allo sviluppo della malattia trascorre un periodo di incubazione che può variare da 2 a 14 giorni e che in soggetti immunocompromessi può raggiungere le tre settimane. Nella maggior parte dei casi (80%) l’infezione è asintomatica, mentre nel restante 20% può assumere diversi livelli di gravità. Si va dai sintomi febbrili più blandi a forme particolarmente gravi e debilitanti, soprattutto negli anziani. Normalmente i sintomi includono febbre, mal di testa, nausea, vomito, arrossamento degli occhi, linfoadenomegalia (cioè linfonodi ingrossati), sfoghi cutanei, malessere diffuso e dolori osseo-muscolari. I pazienti che sviluppano una malattia grave sono generalmente lo 0,5-1% del totale. In questi il corteo sintomatico che può arrivare a comprendere disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, paralisi e coma o una compromissione del quadro neurologico che può risultare permanente. In circa un caso su mille il il virus può causare un’encefalite letale.

Al momento non è disponibile un vaccino contro West Nile nell’uomo. L’unica prevenzione consiste nel ridurre il rischio di puntura da parte di zanzare infette tramite repellenti, zanzariere ed eliminando i possibili terreni fertili per la proliferazione delle stesse, come contenitori in cui si accumula acqua stagnante (sottovasi, ciotole per animali ecc.). La diagnosi viene effettuata attraverso la ricerca di anticorpi del tipo IgM o dell’RNA virale. Le immunoglobuline IgM tuttavia persistono nell’organismo per molto tempo anche dopo la guarigione, per cui possono essere riscontrati casi di positività al test anche a mesi di distanza dal contagio. Come per molte altre malattie virali la terapia è fondamentalmente sintomatica e di supporto, in caso di necessità, fino alla guarigione spontanea. Nei casi più gravi può essere necessario un ricovero in ospedale.

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