19.07.2022 – 07:10 – Dopo cinque anni di attività, è ora di fare il punto su “Cantiere Friuli”, il piano coordinato dall’Ateneo di Udine che si propone di aiutare lo sviluppo del territorio, producendo idee e progetti da mettere a disposizione dei decisori, dei policy maker e della popolazione. Attivo dal 2017, Cantiere Friuli ha dato il via a diversi progetti quali il protocollo d’intesa per lo sviluppo di Udine come città universitaria e “smart”, le proposte per la rigenerazione di Borgo Grazzano, tramite l’analisi degli immobili sfitti e delle possibili destinazioni d’uso, lo studio propedeutico alla redazione del Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) a Udine, un portale per il riuso delle attrezzature dismesse, oltre a 55 eventi pubblici e 36 collaborazioni con enti terzi. E ancora la firma della lettera d’intenti tra Comune, Università, Camera di Commercio e categorie di settore, per lo sviluppo del distretto locale del commercio. Tra le iniziative disgiunte dalla realtà cittadina ci sono l’elaborazione di una proposta progettuale per il risanamento dell’area industriale inquinata di Torviscosa, il masterplan per una riqualificazione ciclabile, pedonale e urbana a Tavagnacco, la collaborazione per l’elaborazione dello Statuto della Comunità di Montagna della Carnia e altri progetti ancora.
È quanto è emerso dalla presentazione dello stato dell’arte di Cantiere Friuli e dei suoi sviluppi futuri, previsti da qui al 2025, nel corso di un incontro organizzato all’Auditorium Sgorlon di via Margreth. Tra i presenti, il rettore dell’Università degli studi di Udine, Roberto Pinton, ha spiegato che “Il progetto Cantiere Friuli è stato avviato nel 2017 nell’ambito delle iniziative con cui l’Ateneo ha ricordato i 40 anni dalla sua istituzione, sancita dalla legge nazionale sulla ricostruzione delle zone terremotate nel 1976. Attraverso una lettura in chiave restitutiva dello spirito che guidò allora la rinascita, l’obiettivo principale dell’Università è stato stimolare un nuovo sviluppo sociale, economico, ambientale, digitale e tecnologico”. Per questo motivo Cantiere Friuli agisce “coinvolgendo le risorse umane dell’Ateneo e del territorio regionale, in un’azione di dialogo e co-progettazione volta anche a supportare i decisori politici. Il progetto è stato finanziato dall’Università con 600 mila euro, nell’ambito del proprio Piano Strategico. Ha coinvolto 41 docenti e ricercatori e 45 esperti esterni. Cantiere Friuli è un’esperienza unica e originale del nostro Ateneo, che ben rappresenta il ruolo che l’Università deve e può svolgere nel rapporto con il territorio in cui opera. Un esempio concreto, e particolarmente apprezzato anche nella valutazione a livello nazionale, della cosiddetta terza missione”.
Secondo il delegato del Rettore per Cantiere Friuli, Mauro Pascolini, il progetto ha il merito di conciliare saperi e competenze interni ed esterni a Uniud, rafforzando il rapporto tra l’Università e il territorio. Cantiere Friuli si è proposto come agenzia di sviluppo locale ed esempio di buone pratiche e ha portato alla nascita di “azioni concrete e progettuali”, ma anche di collaborazioni tra diversi enti. Come spiega Pascolini, il “braccio operativo di Cantiere Friuli sono le sue Officine: gruppi di lavoro, composti da professori, ricercatori e referenti esterni del territorio, a cui è stato assegnato uno specifico ambito di analisi e di interazione”. Sono infatti ben nove le aree tematiche affrontate dalle Officine: autonomia e istituzioni, demografia e territorio, nuovi fattori produttivi e nuova imprenditorialità, persone, comunità e servizi sociosanitari, rigenerare la città e il territorio, sistemi digitali di supporto avanzato alle decisioni strategiche per il territorio, montagna e infine rigenerare il capitale territoriale.
Presente anche il sindaco di Udine Pietro Fontanini, secondo cui il progetto “ha il merito di avere attualizzato quel modello che il nostro territorio fu in grado di definire all’indomani del sisma del 1976 e che vide nell’Università, istituita sulla spinta di una fortissima richiesta popolare, non solo uno dei cardini ma anche e soprattutto un’istituzione finalmente rappresentativa del popolo friulano. Il bilancio di questi primi cinque anni di lavoro del Cantiere dimostra che la strada è quella giusta perché l’Università mantiene il suo obiettivo e la sua vocazione di sviluppare il Friuli attraverso il suo radicamento in esso”.