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giovedì, 17 Aprile 2025

Centrale nucleare di Krško bocciata dalla Commissione Via

03.06.2022 – 07.40La Commissione Valutazione impatto ambientale dell’Italia ha pronunciato un esito negativo sulla documentazione presentata dalla società sloveno-croata NEK relativa al prolungamento dell’attività della centrale nucleare di Krško e sul (discusso) raddoppio del reattore.
La centrale  – che attualmente fornisce oltre 1/4 dell’intera energia elettrica del paese e grazie a cui Lubiana è intenta a chiudere le ultime centrali a carbone – dovrebbe infatti restare in funzione, secondo la decisione assunta nel 2016, fino al 2043; ed è inoltre previsto un suo allargamento per il quale erano stati coinvolti esperti rispettivamente russi e americani, con la Westinghouse.
La Commissione ha bocciato l’utilizzo dal 2023 della centrale adducendo motivazioni di carattere sismologico, rilevando la presenza di tre faglie attive, per le quali sono state presentate documentazioni rispettivamente dell’OGS – Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, di quattro sismologi triestini e pregressa documentazione della Regione Friuli Venezia Giulia.
Come può una Commissione italiana influenzare uno stato straniero quale la Slovenia? Effettivamente non può; l’aggancio sono le possibili conseguenze di un incidente nucleare per le macroregioni, tra le quali Austria e Friuli Venezia Giulia. Il parere della Commissione Via non è pertanto vincolante, non essendo Krško territorio italiano.

I timori per un terremoto non sono certo nuovi; a seguito infatti dell’incidente di Fukushima nel 2011 la Commissione Europea chiese ai propri stati membri di sottoporre i propri impianti nucleari ad una serie di verifiche, denominate Stress Tests, che avevano come scopo quello di valutare le capacità di resistenza delle centrali. Gli esperti di Krško, specie considerando le condizioni di invecchiamento della centrale, valutarono attentamente i risultati dei test; e predisposero un’ulteriore serie di misure di sicurezza, consistenti in sistemi passivi e attivi e un bunker antisismico.
Tanto l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (ISIN), quanto l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) avevano rilevato a proprio tempo che la centrale è in grado di resistere efficacemente a un terremoto, esprimendosi a favore di un prolungamento dell’impianto, dal quale d’altronde dipende l’approvvigionamento energetico di due interi paesi, la Slovenia e la Croazia.
Gli sloveni dal 2011 hanno costruito, secondo ISIN, “un sistema passivo di filtraggio del contenitore del reattore per assicurarne l’integrità in caso di incidente grave e la limitazione dei rilasci di radioattività all’ambiente, la realizzazione di sistemi alternativi per la rimozione del calore di decadimento al fine di prevenire danneggiamenti del combustibile, la realizzazione di un nuovo generatore diesel di energia elettrica in un edificio protetto da eventi esterni, una nuova sala di emergenza, la predisposizione di sistemi mobili per assicurare lo svolgimento delle richieste funzioni di sicurezza in caso di indisponibilità dei sistemi primari”.
ENEA, a sua volta, affermava nei propri rapporti che “il livello di sicurezza di NEK può dirsi molto elevato“.

[z.s.]

Zeno Saracino
Zeno Saracinohttps://www.triesteallnews.it
Giornalista pubblicista. Blog personale: https://zenosaracino.blogspot.com/

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