08.05.2022 – 10.30 – Si continua a riscontrare un ritorno del lupo nei boschi del Friuli Venezia Giulia e, di conseguenza, il riaffiorare di antiche paure e preoccupazioni da parte dell’uomo. Nell’era della comunicazione virtuale e dei social network, affiancata spesso da notizie da parte dei quotidiani locali che elargiscono terrore con titoli fuorvianti, accade che l’informazione comune venga alterata e poi tramandata creando un immaginario lontano dalla realtà del problema. Grazie allo studio e alla ricerca costante da parte del Corpo forestale e degli esperi della fauna, è stato redatto un testo informativo che guida il lettore nella conoscenza del lupo nella sua biologia e etologia (ricordiamo che questa è una specie protetta in Italia dalla legge, in particolare la legge sulla caccia n.968 del 1997 e la legge n. 157 del 1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio”, inseriscono il lupo tra le specie “particolarmente protette”), insieme ad un approfondito studio sugli aspetti economici e sociali da considerare per poter accogliere nuovamente l’animale nel suo territorio d’origine e affrontare di conseguenza le possibili problematiche che esso comporta, senza cadere in cliché ormai obsoleti che non permettono una conoscenza adeguata sul tema.
Il documento “Il ritorno del lupo: la convivenza con l’uomo nel Friuli Venezia Giulia”, realizzato dalla Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche, insieme al Servizio di caccia e risorse ittiche, il Servizio forestale e corpo forestale, il Centro didattico naturalistico di Basovizza, con l’appoggio della Regione Friuli Venezia Giulia, si propone come guida scientifica sulla storia del lupo nel nostro territorio, la biologia e etologia dell’animale, gli aspetti socio-economici da considerare in relazione al periodo storico contemporaneo e la proposta di soluzioni fornite da parte degli esperti in casi di problematiche lavorative per agricoltori e allevatori dichiarando i fondi regionali a cui riferirsi.
Ma l’aspetto più interessante del documento in questione è l’attenta focalizzazione restituita all’importanza di questo canide all’interno dei boschi friulani (oltre che sloveni e in generale del Nord Italia) per l’equilibrio necessario nell’ecosistema. Da circa due anni, si è riscontrato un aumento spropositato del genere degli ungulati, animali erbivori come cervi, caprioli e daini. I boschi del Friuli Venezia Giulia stanno vedendo una reale invasione di questa specie che comporta danni agli agricoltori e incidenti stradali. Il ritorno del lupo, come solo la natura sa fare nel riassestamento interno del proprio equilibrio, fa sì che la specie erbivora in questione venga ridotta e controllata naturalmente. Questo accade perché il lupo essendo un animale carnivoro, predilige le prede degli ungulati, essendo esse più deboli e portate alla ricerca del cibo in spazi più ampi che vanno a toccare anche i territori dei branchi. E’ chiaro, nel documento relativo al lupo, che quest’ultimo è un animale considerato “opportunista” nel senso scientifico del termine, vale a dire interessato a nutrirsi non solo di alimenti come rifiuti (solo in caso di estrema necessità), ma soprattutto degli animali deboli e malati. Questo permette di conseguenza l’equilibrio della fauna interna, poiché uccidendo le prede “minori” e “meno utili all’ecosistema” riassesta un naturale processo di continuità, evitando che si riproducano. Nel momento in cui, per molto tempo a causa del bracconaggio e del sempre maggiore intervento dell’uomo nelle aree boschive, gli ungulati sono venuti meno, il lupo si è trovato a doversi avvicinare alle zone per lui escluse a prescindere dalla sua natura: le dimore dell’uomo. Ad oggi, che gli allevamenti sono meno controllati rispetto ad un tempo e vengono lasciati liberi spesso senza cane da guardiania o senza recinti elettrificati, il lupo può accedere più facilmente a prede come pecore e capre senza dover lottare per ottenere il cibo necessario alla sua sussistenza. Questo aspetto, però, non indica affatto che il lupo sia un animale predisposto all’attacco dell’uomo, al contrario; essendo, come già specificato, un animale “opportunista” si ciba di quello che trova a sua disposizione con un atteggiamento generalista, ma resta accertato il fatto che, per sua natura intrinseca, il lupo predilige gli ungulati e soprattutto la vita all’interno dei boschi.
Nel capitolo “Il ritorno del lupo nel Friuli Venezia Giulia” dai dati specifici riportati, si legge un’attenta riflessione sullo spostamento dell’animale nel corso del secolo grazie al monitoraggio effettuato da parte delle squadre forestali per mezzo di campioni raccolti seguendo il percorso dei lupi e delle fototrappole. Questo, oltre ad aver permesso l’analisi del DNA di alcuni esemplari, ha confermato la presenza di lupi in viaggio alla ricerca di un branco da formare che ad oggi conferma “un’ulteriore espansione territoriale della specie verso l’area montana, nelle Prealpi Pordenonesi, in Carnia e nel Tarvisiano, con alcune segnalazioni anche per il Carso goriziano e triestino”. Aspetto fondamentale da non sottovalutare è la verifica delle segnalazioni date da persone in escursione o da abitanti di paesi montani, poiché spesso si tende a confondere l’impronta del lupo con quella di cani domestici, magari lasciati liberi da guinzaglio. La specifica viene fatta grazie ad un attento studio sulle dimensioni delle zampe e della distanza tra esse nel rilevamento delle impronte che il Corpo forestale compie soprattutto nei periodi invernali dove la neve funge da miglior testimone per il rilascio della traccia. Attraverso queste costanti, il documento fornisce anche una guida sul comportamento del lupo, aspetto quanto mai necessario da conoscere correttamente, in particolar modo per chi vive nelle aree montane.
Il lupo, essendo un animale carnivoro (Canis lupus), è dotato di una grande adattabilità ambientale. Appartiene alla famiglia dei Canidi come la volpe e lo sciacallo, ma di tutti è l’esemplare più forte e più intelligente. Per sopravvivere, necessita di un branco che viene formato da due alfa, un maschio e una femmina, i quali riproducendosi danno vita all’inizio di una “società”. Le regole interne studiate dagli esperti e riportate nel documento, dimostrano quanto la gerarchia del branco sia molto vicina al tipo di società che vive l’uomo, con delle regole e dei ruoli imprescindibili. La differenza sta nel fatto che il lupo esegue le regole che decide per una convivenza equilibrata e salda, senza prevaricazioni. Nel caso avvengano, l’elemento in questione viene allontanato dal branco. Inevitabilmente, è chiaro come questo animale non abbia minimamente bisogno dell’uomo né del suo intervento, motivo in più per comprendere in modo definitivo che il lupo non è una minaccia per gli esseri umani, se lasciato al suo ruolo.
L’aspetto, invece, da non sottovalutare però è la necessaria precauzione per una corretta convivenza: come specificato nel capitolo “Proteggere gli animali da allevamento”, bisogna considerare il fatto che per più di un secolo la presenza del lupo all’interno dell’arco alpino è scomparsa e questo ha comportato di conseguenza da parte degli allevatori e pastori “perdere l’abitudine di custodire gli animali al pascolo con le attenzioni di un tempo (…) come la presenza costante del pastore, la conta dei capi al mattino e alla sera, il controllo degli animali gravidi, la particolare attenzione ai nuovi nati, la rimessa notturna.” Tutte queste abitudini, con la ricomparsa del lupo, vanno riprese in esame e attualizzate ovviamente al sistema sociale contemporaneo con l’attuazione di nuovi metodi di prevenzione. Lo stesso capitolo specifica anche che “come la grandine o la siccità per gli agricoltori, va preso atto che il lupo e gli altri grandi predatori rappresentano, per i pastori, dei possibili eventi naturali dannosi per la loro attività. L’amministrazione regionale, con apposita legge (L.R. 6 marzo 2008, n.6) ha messo a disposizione dei fondi per contribuire alle spese per opere di prevenzione, come l’acquisto di recinzioni elettrificate, cani da guardiania, ecc. Si possono ricevere contributi fino al 90% della spesa sostenuta; mentre per i danni subiti l’indennizzo può arrivare anche fino al 100% del valore del danno.”
È evidente che l’attenzione al problema esiste in termini pratici, ma che prima di tutto è necessaria la rimozione di un’informazione inadeguata e deleteria sull’argomento del lupo, affinché ogni forma di vita, animale e umana, possa continuare a vivere nella sua dimensione naturale e nel rispetto reciproco della propria unicità.
Il link completo per la guida “Il ritorno del lupo: la convivenza con l’uomo in Friuli Venezia Giulia”
[f.s]