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sabato, 19 Aprile 2025

Ucraina: mentre Biden incontra Xi Jinping, l’invasione russa procede a rilento

19.03.2022 – 7:10 – Mentre Putin prosegue nella sua azione di propaganda, che si fa giorno dopo giorno sempre più grottesca nell’addurre ragioni inverosimili per giustificare l’invasione militare dell’Ucraina, le diplomazie continuano a muoversi. Come annunciato, Joe Biden e Xi Jinping hanno avuto un incontro telefonico durato quasi due ore durante il quale si sono confrontati sulla questione ucraina. “Le relazioni tra gli stati non possono arrivare alla fase di confronto militare. Il conflitto e lo scontro non sono nell’interesse di nessuno. La pace e la sicurezza sono i tesori di maggior valore della comunità internazionale”. ha detto Xi Jinping. “La crisi in Ucraina non è qualcosa che volevamo vedere… dobbiamo guidare lo sviluppo delle relazioni Cina-Usa sulla strada giusta, ma dobbiamo anche assumerci le nostre dovute responsabilità internazionali per compiere gli sforzi per la pace e la tranquillità nel mondo”.

A Villa Madama si sono incontrati invece i primi ministri di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. Il fulcro della discussione in questo caso sono state le politiche energetiche. L’emergenza causata dalla guerra in Ucraina pone i paesi europei di fronte alla necessità di trovare risposte rapide ed efficaci per incrementare e differenziare le forme di approvvigionamento energetico. Sul breve periodo occorre individuare una soluzione all’impennata dei prezzi, sul medio e lungo programmare delle fonti stabili alternative al gas russo. A termine del meeting romano, il premier Mario Draghi ha commentato: “Dobbiamo intervenire subito, c’è in tutti noi la sensazione che occorra fare qualcosa di sostanziale, significativo, immediatamente. Dobbiamo sostenere il potere d’acquisto delle famiglie, soprattutto le più vulnerabili, e le nostre imprese. La sfida dell’energia va oltre quella della guerra e tutti i Paesi Ue: siamo persuasi della necessità di una diversificazione del gas e dell’incremento della produzione da fonti rinnovabili. Non sono in alternativa, bisogna seguire tutte le strade” . Al di là delle questioni energetiche urgenti, Draghi ha evidenziato che “La guerra in Ucraina ha dimostrato come la difesa europea sia diventata un obiettivo essenziale, da perseguire in tempi rapidi, in piena complementarietà con la Nato. Una difesa europea più forte rende la Nato più forte”.

Dal fronte non si segnala nessun cambio di marcia nell’avanzata delle forze russe impegnate negli attacchi contro le città ucraine che, per ora, non cedono all’assedio. Pare anzi efficace la resistenza, che è riuscita a effettuare diversi contrattacchi andati a segno, soprattutto nella zona a nord-ovest di Kyiv. Anche intorno a Kharkiv, nonostante lo schieramento di truppe di riserva, l’esercito russo ha subito perdite ingenti. L’osservatorio sui diritti umani Human Rights Watch dà per certo l’uso di armi a grappolo proprio su Kharkiv, sul cui possibile uso si vociferava sin dall’inizio del conflitto. Stando alle informazioni riportate dallo stesso HRW i bombardamenti su Kharkiv avrebbero già causato oltre 450 vittime tra i civili.

Fonti dell’intelligence ucraina riferiscono che le scorte di missili di precisione a disposizione dell’esercito russo sarebbero agli sgoccioli. E’ opinione condivisa da molti esperti che le armi più tecnologicamente avanzate a disposizione dell’esercito di Putin siano irrisorie per quantità rispetto ai cosiddetti armamenti “stupidi”. Alla luce di queste notizie, l’assedio alle città sta diventando una gara di resistenza tra gli invasori, che sembrano provati dalle settimane sul campo e a corto di rifornimenti d’ogni sorta (non solo armi ma anche carburante e scorte per i soldati), e le capacità di reggere gli attacchi e procedere alla controffensiva degli ucraini.

Al di fuori dei campi di battaglia, proseguono le schermaglie diplomatiche tra le nazioni in guerra. Dopo le affermazioni di Lukashenko di ieri, che insinuava che l’Ucraina provocasse militarmente la Bielorussia, è arrivata la controrisposta di Kyiv, secondo cui tali provocazioni sarebbero da ricondurre alla Russia stessa, che agirebbe così in modo da indurre gli alleati bielorussi a entrare in guerra. Al momento gli osservatori internazionali non danno tuttavia credito a queste congetture.

 

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