30.12.2021 – 07.40 – Il numero di italiani che vogliono sottoporsi al test Covid-19 è cresciuto moltissimo con l’avvicinarsi delle feste e ha raggiunto numeri mai visti prima, dell’ordine di un milione di tamponi al giorno. Questa corsa al tampone, però, non ha solo connotati di… positività: manda infatti in sofferenza i sistemi sanitari, dalle farmacie ai medici di medicina generale e ai dipartimenti di prevenzione, dove la capacità di effettuare i tracciamenti dei casi secondari, di fatto, è divenuta impossibile per l’elevatissimo numero di esiti di contagio quotidiani, tanto che andrebbe raccomandato di farli solo se si è certi di essere entrati in contatto con un positivo. A Milano, un cittadino su 18 è isolato in casa perché positivo o a rischio. Le code davanti alle farmacie e agli hub per i tamponi si allungano ogni giorno, mentre Capodanno con i veglioni domestici deve ancora arrivare.
Al momento quello che si è potuto osservare è che la variante Omicron sembra essere più contagiosa, ma anche meno patogena della Delta: ci si ammala di meno. I timori personali precauzionali per i ritorni a casa e le convivialità, uniti alle regole imposte ai gestori di esercizi e di strutture pubbliche e private, si sono tradotti in un ricorso esagerato al test con il risultato che i meccanismi di tracciamento sono andati in crisi. I vaccinati positivi stanno sostanzialmente bene, se si contagiano sono asintomatici, ma il rischio, con tutti questi risultati positivi, è che ci troveremo con mezza nazione in quarantena o in isolamento, rischiando di far collassare il sistema, sanitario, scolastico e lavorativo. Tra l’altro, l’idea salvifica dei tamponi è errata, in quanto hanno una probabilità superiore al 30 per cento di dare falsi positivi o falsi negativi. Inizia a serpeggiare anche il dubbio che i tamponi ed i reagenti, sotto questa pressione, possano esaurirsi.
Sicuramente si impone un cambio di strategia, riorientando l’impiego del personale sanitario dal tracciamento post tampone positivo, che ormai è inattuabile con efficienza e genera molto malcontento negli interessati per gli inevitabili disservizi, alla vaccinazione della popolazione adulta e pediatrica. Si deve uscire da questo imbuto di tamponi positivi, isolamenti e quarantene, non più gestibile ricordando, con chiarezza, il persistere dell’attuale minor impatto della malattia in termini di ospedalizzazioni e decessi rispetto alle prime tre ondate. Da ricordare, invece, che al momento restano fuori dalla prima dose di vaccino addirittura 6 milioni di italiani. Circa 300mila sono ultra ottantenni non ancora vaccinati, e circa 2,5 milioni sono gli Over 50. Sono due punti molto critici, in particolare il primo, perché sono questi i pazienti a finire in ospedale, con molta probabilità, in caso di contagio. L’incidenza nazionale dei casi di Covid-19 è sostenuta da quei 6 milioni a zero dosi e da 6,5 milioni di bambini da 0 a 11 anni.
Fulvio Zorzut