01.10.2021-11.03 – La mancata unanimità sulla proroga del mandato di altri 4 anni alla guida di Confindustria Udine di Anna Mareschi Danieli, ha gettato sconforto e disillusione tra molti dei membri del Consiglio. Era necessario l’80 % dei voti a favore, mentre ci si è fermati a poco meno del 70 % con 10 contrari e 2 astenuti. Un’amara sorpresa considerando che in questi mesi non solo non è stata avanzata nessuna proposta alternativa o nessun nuovo candidato, ma solo pochi mesi fa la maggioranza si era espressa favorevole al 97% per riconfermare la Mareschi Danieli alla Presidenza dell’associazione di categoria. Un fatto grave che vede nuovamente spaccata in due la Dirigenza del Consiglio. Un dejà vu che si ripete. Lo stesso accadde quando, quattro anni fa, l’allora presidente Piero Petrucco si trovò nella stessa identica situazione. Secondo quanto dichiarato dallo stesso a Udinese Tv, senza nessun preavviso alla proroga del secondo mandato, subì lo stesso trattamento con il blocco degli sfidanti guidati da Germano Scarpa della Biofarma Group di Mereto, un’impasse che portò ad una soluzione di compromesso attraversola nomina della Mareschi Danieli.
Non è ancora chiara la posizione della presidente che non avendo lasciato dichiarazioni, non si è ancora espressa se rimmarà fino alla fine del mandato che scadrà a metà novembre. Anche in questo caso lo Statuto dell’associazione prevede la riapertura della procedura elettorale per la nomina del successore, una procedura che dovrebbe essere chiusa entro la fine dell’attuale incarico e che normalmente richiede diversi mesi di discussioni e riflessioni.
Il consigliere di Confindustria Udine Piero Petrucco, fondatore della ICOP di Basiliano, e fra i volti più illustri dell’economia friulana, non ha usato mezzi termini nel commentare quanto è avvenuto il 29 settembre nel Direttivo di Confindustria Udine. “Quello che è successo è molto triste e fa molto male al territorio udinese. Il fatto che la classe industriale non riesca a gestire in maniera corretta e trasparente la propria associazione fa perdere di credibilità al sistema. Il Friuli invece ha bisogno di affidabilità e credibilità. L’accaduto è veramente una brutta pagina della nostra Associazione”.
Dall’esterno questa spaccatura viene letta come l’ennesima frammentazione del comparto industriale friulano, che si trova in una posizione marginale e chiusa in sé stessa rispetto alle associazioni di Pordenone e Trieste. Le quali, in questo momento, sono unite tra loro per lavorare insieme alla configurazione territoriale dell’Alto Adriatico. Un visione che guarda oltre i confini regionali verso una Confindustria unita del Nordest.
Una posizione simile e non meno dura, è quella di un altro big dell’industria friulana Giovanni Fantoni, anch’egli ex presidente dell’associazione e stimato membro del Consiglio, che chiede l’azzeramento di tutte le cariche in essere.
“È stata una resa dei conti personale, non me lo spiego diversamente. – commenta l’industriale – Lo vedo come un regolamento di conti da parte di persone ambiziose che, probabilmente, hanno compreso che per l’associazione si avviava una fase nuova, nella quale avrebbero svolto un ruolo diverso da quello attuale, molto più marginale”. Anche Fantoni ha sottolineato come fino alla sera prima non ci fossero state prese di posizioni contrarie né alla conferma per il secondo mandato né alle strategie condivise. Una di queste riguardava proprio il percorso di regionalizzazione dell’associazione e del fatto che questa debba avvenire prima di essere fatto con altre aggregazioni territoriali del Nord Est.
Germano Scarpa ne parla invece come di un voto legittimo da accettare e sui cui discuterne all’interno di Confindustria e non sulla stampa.
[l.f]