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sabato, 19 Aprile 2025

Vaccini: giovani, miocardite, sospensioni sanitarie? Fra “No-vax”, informazioni incomplete e regole da rispettare

20.07.21 – 10.06 I vaccini sviluppati per combattere l’epidemia di Covid-19 stanno ormai entrando nella quotidianità di ognuno di noi. Sono ancora, lo si sa, farmaci sperimentali che vengono assunti nella piena consapevolezza dei rischi e dopo aver ricevuto le informazioni necessarie; spesso, però, non ci si sofferma più a porsi domande per paura di essere ritenuti ‘No vax’ anche se, nonostante siano trascorsi più di sei mesi, poco è cambiato dalla censura dei primi video su Youtube che esprimevano opinioni contrarie al farmaco sperimentale. E ci sono situazioni interessanti da approfondire: fra queste, la percentuale di miocarditi giovanili, il palese contrasto fra etica e politica rappresentato dal cittadino messo di fronte alla scelta fra libertà e salute, e le proteste che stanno avvenendo nelle piazze. Certo i casi di reazioni avverse e decessi sono molto rari; poter riflettere però apertamente sulla questione rientra in quella libertà di pensiero diritto fondamentale di ognuno che con la possibile imposizione di un “green pass” si scontra e non poco. Pensare, e discutere con ragionevolezza esprimendo la propria opinione, non è un reato, né mai dovrebbe esserlo; e la protezione della salute pubblica, con la discriminazione fra vaccinati e non vaccinati, diretta o indiretta che sia, con la libertà personale ha molto a che vedere nonostante si tenda a dire e scrivere il contrario: in Friuli Venezia Giulia come in tutta Italia.

Proviamo a partire dai post sui Social Network che spieghino come in una persona vaccinata il virus non si replichi (e non è così: la replicazione si riduce, ma non si azzera). Proviamo a partire dai i 177 operatori sanitari sospesi in provincia di Pordenone per non essersi sottoposti alla vaccinazione. “L’obbligatorietà non è la strada giusta“; così ci risponde l’epidemiologo Fulvio Zorzut, che segue con noi l’evoluzione dell’epidemia nella nostra regione fin quasi dal primo giorno. “Prima di continuare”, prosegue il medico, “ci tengo a dire che i vaccini sono fondamentali soprattutto per chi lavora nell’assistenza diretta, ma anche per i più giovani. Se uno è contrario, dovrebbe vaccinarsi a mia opinione comunque, per un atto di altruismo e per interesse superiore dei pazienti”, sottolinea, “ma l’obbligatorietà, nonché la soluzione sanzionatoria, possono portare a contenziosi giuridici e a class action, aumentando la confusione e la rabbia tra i cittadini. La soluzione più sensata sarebbe, quindi, quella di “effettuare una ‘campagna’ di persuasione motivata ed argomentata su base scientifica, spiegando i vantaggi dei vaccini basandola su temi e dati reali, nonché corsi di approfondimento. Ciò aiuterebbe ad eliminare questo clima di divisione e mal fiducia che si sta creando”. Molte sono infatti le proteste nel mondo: la Spagna giudica incostituzionale il lockdown del 2020 e ora i cittadini della Francia e della Grecia sono scesi in piazza contro le nuove misure decise dai rispettivi governi. Oltre 20.000, infatti, le persone che manifestano in una ventina di città francesi dopo che il presidente Macron ha deciso che, in pratica, da agosto, i francesi non vaccinati non potranno più frequentare nessun luogo chiuso pubblico (bar, ristoranti, centri commerciali, cinema) né viaggiare (treni), se non con il famoso ‘passaporto verde‘ (certificato vaccinale o test negativo), oltre al vaccino sanitario obbligatorio. Riferendosi a quest’ultimo, in Francia e ora anche in Italia, si arriva a parlare di ‘dittatura sanitaria’, con misure di trattamento sanitario imposto, che potrebbero estendersi anche al personale scolastico a settembre (rischiando di far saltare nuovamente un equilibrio già precario e assieme a esso un nuovo anno di studi: le lacune di personale, con scuole già in difficoltà e ormai senza più alcuna illusione che la didattica a distanza possa sopperire, venivano già stimate nei mesi scorsi come pari a 100.000 insegnanti in tutta Italia: un disastro). Se poi si intenderebbe sospendere tutto il personale sanitario ad oggi non vaccinato, si parla, solo per quanto riguarda Asugi (quindi l’area giuliano-isontina) di 600 dipendenti, e di altre 1000 persone solo nel Friuli Orientale, arrivando ad almeno 6.000 in tutta la regione.

In risposta alla mancanza di personale e alla reale azione di sospensione dei sanitari pordenonesi, Asugi risponde: “In questo momento come da protocollo vengono contattati i dipendenti per l’invito alla vaccinazione. Alla fine si vedrà quanti saranno rimasti non vaccinati e le successive azioni”. Una spiegazione più approfondita prova a darla l’avvocato Pierumberto Starace che sottolinea: “La libertà di scelta c’è, ma sta passando sotto traccia. Il 5 luglio 2021, ad esempio, la Gazzetta Ufficiale ha dovuto effettuare una rettifica del Regolamento europeo 953/2021 in quanto non era stata tradotta una parte fondamentale, ovvero la scelta di venire o meno vaccinati”. Il regolamento 953/2021 è proprio la norma europea che il 15 giugno 2021 ha istituito la certificazione verde europea, lo strumento entrato in vigore lo scorso 1 luglio che servirà ad agevolare gli spostamenti all’interno dell’Unione durante la pandemia di Covid-19; la parte che inizialmente non era stata trascritta per una ‘traduzione lacunosa’, è sottolineata in grassetto: “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti Covid-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l’opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate“.

E i rischi? Remoti, ma esistono, e paiono verificarsi con più frequenza di quanto ci si aspettava. Dati ufficiali certi ancora non ce ne sono, visto il (comprensibile e atteso) perdurare della situazione sperimentale; si vedrà tra un paio d’anni. Delle miocarditi e pericarditi post-vaccino che si stanno verificando nei giovani maschi tra i 16 ed i 30 anni si è parlato però poco, e anche questo ha fatto discutere. Zorzut spiega: “Uno studio israeliano mostra una correlazione tra vaccino e miocardite. I sintomi si manifestando dopo due settimane dal vaccino: fiato corto, palpitazioni e dolore al torace. Tendono a svanire di solito autonomamente. L’EMA – agenzia del farmaco, organo regolatore vaccinale europeo ha individuato 447 casi (non tutti correlati al vaccino) su oltre 200 milioni di dosi, Pfizer o Moderna, somministrate. Una piccola minoranza”. I benefici del vaccino restano secondo la comunità scientifica di gran lunga superiori, eppure si sono sollevate voci di dissenso, come quella del dottor Robert Malone, uno degli inventori della tecnologia mRNA che ora viene utilizzata nel vaccino, che ha dichiarato: “Non credo che i benefici superino i rischi, ad oggi i dati sui rischi non sono sufficienti per questi gruppi di età”. Malone è intervenuto recentissimamente anche su Twitter, specificando di ritenere in generale negli Stati Uniti accettabile il rapporto rischio/beneficio ma “necessaria, nella bioetica, la libertà di scelta che deriva da un’informazione completa sui rischi. E non credo ci sia nessuna delle due cose”: Malone ha denunciato con forza l’interferenza sull’informazione e sulla capacità di scelta delle persone da parte dei media, dei governi e di persone non scientificamente preparate: in poche parole, giornali e politica dovrebbero astenersi dal commentare cose che non capiscono, specie quando si parla di tematiche specifiche, perché questo ha vanificato l’efficacia stessa della sperimentazione. E Malone non è la sola voce nella comunità scientifica che ha ricordato come sia fondamentale la vaccinazione, soprattutto per la tutela delle fasce a rischio e per gli anziani; ma come lo sia altrettanto la libertà di scelta, in quanto la scelta non va fatta per la paura dell’esclusione dalla società. “Un otto per cento della popolazione non vaccinata è una percentuale tollerabile”, ricorda Zorzut, “in quanto verrebbe protetta dagli altri”; con il rischio però che quell’otto per cento possa essere l’ ‘otto per cento in cui vogliono essere tutti’, e si sarebbe al punto di partenza. Fino a dove si può ridurre la libertà personale nell’interesse della comunità? Quando va, questo, a ledere i diritti umani fondamentali, nel momento in cui le informazioni non vengono divulgate nella loro interezza e i fatti spiegati adeguatamente? “Amo troppo la scienza per vederla trasformata in una fede dogmatica, che non può essere discussa, ma solo adorata come una religione rivelata”: Giacinto Buscaglia, psichiatra in pensione.

[m.p.][r.s.]

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