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sabato, 19 Aprile 2025

Catcalling: cos’è e perchè non è ‘solo un complimento’

27.05.21-08.48– In questi ultimi tempi si sente spesso parlare di “catcalling” ma poche sono le persone che ne conoscono il reale significato o le conseguenze derivanti da esso. Si tende, difatti, a sottovalutare la problematica o, altre volte, a ‘considerare’ compresi nel termine altri tipi di molestia. A tal proposito, la normativa italiana non ha ancora una legge vera e propria, non solo: non ci sono proposte in discussione, quindi resta un dibattito culturale. Per tutti questi motivi, c’è bisogno di una normativa chiara, al più presto. A questo proposito, si cercherà di fare un po’ più di chiarezza tramite alcune domande effettuate a Gabriella Tull (Psicologa e Psicoterapeuta, Ass.CLIC), Letizia Pascutto (avvocato e pres. comitato pari opportunità ordine avv. Ts) e a Beatrice Coloni (Educatrice, Azione Cattolica).
Per eventuali ulteriori domande o approfondimenti si ricorda l’appuntamento odierno, alle 18.30, sulla pagina Facebook Acli provinciali di Trieste intitolato: “La questione femminile, a che punto siamo. Trieste isola felice?” moderato da Manuel Zerjul (Circolo Vender – ACLI Ts).
-Quando nasce precisamente la parola ‘catcalling’ e cosa significa?
Avv. Pascutto: Catcalling letteralmente significa “gatto” e “chiamata”, infatti il termine evoca il verso fatto per chiamare a sè un gatto. Nel ‘700 aveva per lo più il significato di “grido, lamento o suono simile a un lamento” e indicava l’atto di fischiare a teatro gli artisti in segno di disapprovazione. Dal 1956, secondo l’Accademia della Crusca, si attesta il significato attuale ovvero quell’insieme di commenti a sfondo sessuale, molestatori o derisori, urlati verso una persona in pubblico. Volendo, quindi, trovare una traduzione italiana si può parlare di “molestie di strada“.

Spesso viene definito come “parola che comprende nel suo significato anche azioni che vanno dallo stalking, al palpeggiamento o/e allo stupro vero e proprio” ma ciò non corrisponde al vero. Il catcalling è una delle nuove forme di violenza, ma si attua secondo modalità precise, ossia con una molestia verbale rivolta ad una persona mentre cammina per strada e in un fischio violento, è una sorta di richiamo e l’esternazione verbale è strettamente connessa all’aspetto esteriore della vittima. Tale verso cagiona un grave stato di ansia o paura tale da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria e comporta una privazione della libertà individuale (ndr. il disagio è spesso associato anche agli sguardi lascivi, spesso ‘preludio’ al catcalling). Ciò non esclude che il catcalling potrebbe essere il primo atto compiuto dall’aggressore, una sorta di preludio a successivi atti illeciti più gravi quali lo stalking, la violenza sessuale in qualsiasi forma venga perpetrata, la molestia o altre fattispecie.La differenza con tutte queste gravi condotte è che, attualmente, il catcalling non trova ancora una disciplina chiara nel nostro ordinamento e, quindi, non vi è una norma che punisce specificatamente l’autore.

-Il fenomeno viene ad oggi spesso sottovalutato perchè, ancora per molti, riguarda solo ‘innocui commenti ‘. Quali sono invece i rischi e le conseguenze di tali comportamenti?

Beatrice Coloni: Il fenomeno della violenza sulle donne, intesa anche come “catcalling”, in effetti spesso viene sottovalutato, ma attenzione: i rischi e le conseguenze possono essere davvero rilevanti. Le conseguenze a livello individuale comprendono sentimenti di frustrazione, scarsa autostima di se stesse, rabbia e fastidio, disagio generico, per poi arrivare alla scarsa fiducia nel frequentare gli ambienti dove è avvenuta la violenza e alla paura. C’è poi una dimensione collettiva che viene interessata dai fenomeni in oggetto, ovvero il ruolo che la donna riveste nella società e quanto influiscano stereotipi di genere e discriminazioni nella vita di tutti i giorni: a livello dell’intera società, quindi, le principali conseguenze, a mio avviso, riguardano la percezione che le persone hanno delle donne e del loro ruolo, con il rischio di sminuire la donna e di considerarla come oggetto e con meno diritti dell’uomo.

Credo fortemente che i principali aspetti da rafforzare siano la capacità di autodeterminarsi e il coraggio delle donne: dimensioni, queste, rilevanti nel contrastare i rischi derivanti da fenomeni di violenza e molestie.

-Il “catcalling” comprende anche insulti non inerenti alla sfera sessuale?

Avv. Pascutto: Giuridicamente non vi è ancora una definizione di catcalling, genericamente si definisce come quell’insieme di espressioni minacciose e/o derisorie che prevedono un commento all’aspetto fisico in senso lato di una persona (per es. potrebbero riferirsi all’aspetto fisico di una donna o al modo di vestirsi di un ragazzo).

-Esiste il “catcalling” inverso, ossia in versione femminile?

Il fenomeno del catcalling è maggiormente conosciuto come un atto posto in essere da un uomo nei confronti di una donna, ma non è escluso che possa avvenire l’inverso o che sia fatto nei confronti di persona dello stesso sesso.

-A che punto è la legge italiana nei riguardi del “catcalling”?

Avv. Pascutto: In Italia non è ancora prevista una normativa ad hoc per il fenomeno del catcalling, diversamente da altri paesi come per es. in Francia; pertanto, occorre inquadrare il fenomeno in altre fattispecie di reato già normate a seconda dell’episodio che concretamente si realizza (dalla molestia alla violenza privata fino alla violenza sessuale) oppure potrebbe essere elemento integrante uno di questi reati più gravi.

-Molte donne si vergognano di denunciare o rispondere a coloro che effettuano molestie verbali. Come far capire a loro -e agli altri- che si tratta di una molestia vera e propria? Quali diritti, tutele ed azioni concrete possono intraprendere? 

Avv. Pascutto: Se si è destinatari di questi comportamenti e ci si sente a disagio o impauriti, è bene chiedere l’intervento delle Forze dell’Ordine per interrompere immediatamente la condotta lesiva della propria libertà di muoversi; qualora l’episodio configuri anche altre fattispecie di reato occorrerà sporgere formale denuncia.

Gabriella Tull: Credo che i centri antiviolenza siano il luogo d’elezione a cui rivolgersi, sono realtà con molta esperienza e una buona capacità di mettersi in rete (rete nazionale Di.Re) e molto facciano le associazioni , soprattutto a livello di creazione di una nuova cultura.
Ricordo che l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta contro la violenza di genere, tale documento spiega come il fenomeno sia strutturale e possa essere efficacemente contrastato solo se alle azioni di protezione delle vittime e perseguimento dei colpevoli si affianca un massiccio investimento nella prevenzione e nelle politiche integrate.
Prevenzione primaria in primis per far conoscere i vari aspetti della violenza e per far emergere che le radici di ogni forma di violenza, catcalling compreso, sono da ricercarsi nel sessismo e nelle norme di genere stereotipate che creano “gabbie”per entrambi i generi. Serve agire su piano culturale con continuità e coordinamento tra agenzie educative e formative, serve far riflettere, per tornare al catcalling, su quale sia il modello di maschilità che trova “normale” esibire il gradimento fisico con battutacce e fischi e ritiene che chi le subisce debba esserne lusingata.

Michela Porta

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