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giovedì, 17 Aprile 2025

Giro2021, finita la prima settimana di una corsa bellissima

18.05.2021-19.53 – Con la vittoria di Sagan sul traguardo di Foligno nella decima tappa (la più breve di questa edizione della Corsa Rosa) e con il primo dei due giorni di riposo previsti osservato oggi (martedì 18 maggio) si chiude la prima settimana (o meglio la prima decade) dell’edizione numero 104 del Giro d’Italia. Un giro fin qui avaro di vittorie per ciclisti italiani (con il solo Ganna vincitore di tappa nell’inaugurale crono di Torino) e con una classifica generale in cui i distacchi sono estremamente bassi: i primi 9 della classifica per la maglia rosa, infatti, sono racchiusi in un margine di appena 56″ e il decimo, Formolo, è lontano dal leader Bernal 1’02”.

Se ci si limitasse a dare uno sguardo solo  a questi dettagli senza conoscere l’effettivo svolgimento delle prime 10 frazioni di questo Giro2021, probabilmente, si potrebbe avere l’impressione di una corsa piatta, senza grossi scossoni tra i primi e senza grossi acuti per gli italiani. Eppure, questa prima metà del Giro è stata tutt’altro che noiosa e anche gli italiani, fino a questo momento, lungi dall’essere semplici spettatori pagati della corsa, hanno dato un grande contributo allo spettacolo in rosa. Basta una semplice constatazione: in 9 delle prime 10 tappe almeno un italiano è sempre finito sul podio.

Una sola vittoria ma tanti podi: il Giro degli italiani

Il primo giorno, oltre al vincitore di giornata Ganna, a finire sul podio è stato l’altro talento italiano delle gare contro il tempo, Affini, a lungo primo nel corso della giornata e battuto soltanto dalla (sin qui) imbattibile Locomotiva della Ineos, vincitore di tutte le ultime quattro cronometro del Giro (contando anche le tre dell’edizione 2020). Anche nel secondo arrivo, il primo in volata, il podio presentava due atleti italiani: si tratta del campione europeo Nizzolo e di Elia Viviani, beffati allo sprint da Merlier. Nella terza tappa, vinta da van der Hoorn – giunto sul traguardo con un vantaggio di pochissimi secondi sul gruppo dopo una lunghissima fuga – è stato Cimolai a giungere secondo, beffando allo sprint per la piazza d’onore un cliente non proprio facile nelle volate: lo slovacco Sagan. Due azzurri sul podio anche il giorno dopo, sul traguardo di Sestola: si tratta di Fiorelli, terzo al traguardo, e del rosso di Buja De Marchi, che quel giorno ha anche sfilato la maglia rosa dal dorso di Ganna venendo battuto sul traguardo di tappa da Dombrowski. Nell’arrivo in volata di Cattolica (quinta tappa) Ewan vince, ma dietro di lui ci sono nel solito ordine Nizzolo (secondo) e Viviani, terzo.

Soltanto nella sesta tappa, il tappone appenninico con arrivo ad Ascoli, non ci sono italiani sul podio: i primi tre sono infatti Mäder, Bernal e Martin, ma l’abruzzese Ciccone è quinto. Qui cambia la maglia rosa, che passa dal friulano De Marchi (messo in difficoltà da un ventaglio aperto dalla Ineos) all’ungherese Valter. Gli italiani si riprendono il podio nella tappa successiva, quella di Termoli: è ancora Cimolai a far suo il secondo posto, alle spalle di Ewan ma davanti a Merlier. Nell’ottava tappa vince il francese Lafay, ma Gavazzi centra il secondo posto, mentre il nono giorno, sul bellissimo arrivo sullo sterrato di Campo Felice dove Bernal si prende la vittoria di tappa e la maglia rosa, al secondo posto si trova un ottimo Ciccone, l’unico capace di reagire allo scatto del colombiano a 500 metri dall’arrivo. E, infine, l’arrivo di Foligno: Sagan fa un capolavoro, conducendo una tappa meravigliosa dall’inizio alla fine grazie all’aiuto dei suoi uomini prima e alle sue qualità dopo, quando chiude l’attacco di Molano e Gaviria e taglia per primo al traguardo, ma alle spalle dello sprinter colombiano della UAE, sul terzo gradino del podio, c’è ancora il friulano Cimolai.

Gli italiani, dunque, si stanno difendendo bene: se è vero che le vittorie sin qui hanno latitato, è pur vero tuttavia che diversi atleti italiani si sono fino ad ora messi benissimo in mostra: Ciccone ha mostrato di essere al livello dei migliori in salita e forse gli manca solo un pizzico di cattiveria in più. Anche lo Squalo Nibali, nonostante i 37 anni e la grandissima qualità evidenziata dai tanti campioni ben più giovani di lui presenti in corsa, nonostante l’infortunio patito poche settimane prima del giro e il ruolo di gregario di Ciccone che sta a tutti gli effetti ricoprendo in questo Giro, ha fin qui combattuto bene e ha sempre tenuto il ritmo dei migliori, che di certo non si sono risparmiati (basti pensare a Bernal ed Evenepoel che, a un traguardo volante con abbuoni, sprintano per strapparsi a vicenda 1″ per la generale).

Una vita in fuga: Pellaud e Marengo

Oltre ai soliti noti, però, il Giro2021 è stato reso interessante anche dalle tante fughe. Anche nelle azioni da lontano (che hanno caratterizzato più o meno tutte le tappe, anche se a volte non sono andate in porto) ci sono sempre stati corridori italiani. I più movimentati sono stati Marengo e Tagliani, anche se al momento a guidare la classifica dei corridori con più chilometri in fuga è lo svizzero Pellaud, seguito però di poco da Marengo. I due, nel medesimo ordine, guidano anche la classifica della combattività.

Ganna, gregario in rosa; il Rosa di Buja e Attila Valter

Che dire poi della classifica generale? Nelle prime 10 tappe, i corridori che hanno indossato la maglia rosa sono stati ben quattro (Ganna, De Marchi, Valter e l’attuale leader Bernal). Se la Locomotiva, anche nei giorni in rosa, non ha mai fatto mancare il proprio apporto nelle vesti di gregario del colombiano, mettendosi spesso a tirare il gruppo grazie alla straordinaria potenza e regolarità nella pedalata, De Marchi ha coronato il sogno della sua vita indossando, seppur per pochi giorni, il simbolo del Giro, venendo poi pesantemente penalizzato da un ventaglio e, forse, dalla poca protezione che la Israel gli ha fornito. Anche il rosso di Buja, comunque, non ha fatto mancare il suo apporto ai compagni Martin, interessato alla generale, e Cimolai. Anche il magiaro Attila Valter, sorpresa di questa prima parte di giro, ha onorato la maglia rosa, difendendola come ha potuto fino a quando non gli è stata strappata da un’azione di forza di Bernal. E l’ungherese, sul traguardo di Campo Felice, consapevole di doverla lasciare, ha baciato la Maglia rosa dimostrando quando ci tenesse.

Giro 2021: applausi all’organizzazione (e una piccola tirata d’orecchi…)

Insomma, questa prima parte di Giro, al contrario di altre edizioni in cui per le emozioni bisognava aspettare la terza settimana (e anche in quel caso, spesso, le aspettative erano deluse), ha regalato parecchio spettacolo. Grande merito va senza dubbio ai corridori, i primi protagonisti della corsa, che hanno tenuto ad animare sin dalle prime battute. Sicuramente la qualità dei nomi al via (Bernal, Evenepoel, Ciccone, Nibali, Sagan e tutti gli altri) poteva già essere garanzia di grande spettacolo. Però, una volta tanto, un plauso lo merita anche l’organizzazione. Spesso accusata in passato di disegnare delle tappe che concedevano poco allo spettacolo, quest’anno la squadra guidata dal direttore Vegni ha davvero creato un giro con i fiocchi sin dalle prime tappe: ricche di saliscendi, magari non durissimi ma comunque in grado di fare selezione e di far saltare fin dall’inizio il banco (diversi ciclisti molto accreditati per la classifica generale, come Almeida, hanno dovuto alzare bandiera bianca da subito). Già nella prima settimana il Giro ha offerto di tutto: tappe per scalatori, per velocisti, per fughe da lontano, per finisseur, per uomini da classiche e questo è merito esclusivo di chi lo ha organizzato.

A cui va comunque una piccola tirata d’orecchi: alcune tappe, in particolare quelle per velocisti, presentavano delle insidie che potevano essere evitate: perché inserire dei restringimenti di carreggiata o delle strade piene di ostacoli proprio nei chilometri finali degli arrivi pianeggianti in cui chiunque abbia guardato due corse sa che la velocità del gruppo è altissima? A farne le spese è stato uno dei candidati alla vittoria finale, Landa, insieme a Sivakov e Dombrowski. A parte questa piccola annotazione, però, c’è poco altro da aggiungere: fin qui, quello del 2021 “È un gran bel Giro!”.

[e.r]

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