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sabato, 19 Aprile 2025

Migranti, si riaccende la discussione sui respingimenti. Roberti: “Sconcerto per le parole di Schiavone”

11.05.2021 – 13.09 – Si capovolge il caso che aveva agitato, alcuni mesi addietro, l’Italia e il Friuli Venezia Giulia, secondo cui i respingimenti informali dei migranti finora attuati dalla poliziaal confine italo-sloveno erano illegali: il cittadino pakistano che aveva prestato testimonianza non è infatti stato ritenuto affidabile dal Tribunale di Roma, secondo cui il “quadro probatorio” fornito dall’immigrato è del tutto “insufficiente a dimostrare che abbia personalmente vissuto gli eventi narrati”. Non c’è dunque maniera di provare se il pakistano abbia “subito un respingimento informale verso la Slovenia”.
La decisione è stata presa a seguito del ricorso del Ministero dell’interno contro l’ordinanza che a gennaio aveva dato ragione all’immigrato in questione, il quale aveva dichiarato di aver subito un respingimento informale a Trieste nonostante avesse apertamente chiesto la protezione internazionale. Una ricostruzione dei fatti ora sconfessata dal collegio del tribunale.

Secondo Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà “Non c’è nessuna riabilitazione del comportamento della polizia né alcuna considerazione sui respingimenti che restano infatti bloccati. Non si parla di illegittimità dei respingimenti né del comportamento della Polizia che andrà accertato”.

È seguito a stretto giro il commento dell’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti secondo cui “Ci aspettavamo delle scuse da parte di chi aveva cavalcato un caso che ledeva profondamente l’onorabilità della Polizia e che ora si è dimostrato totalmente falso. Invece che compiere un passo indietro, è arrivata l’ennesima invettiva contro le riammissioni”.

Sulla vicenda era intervenuta a suo tempo anche l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), rappresentata da Gianfranco Schiavone, sostenendo che la mancata consegna di un formale provvedimento di riammissione in Slovenia da parte delle autorità italiane agli interessati comporterebbe “molteplici violazioni dei diritti degli interessati, tra cui quello di ottenere effettivamente giustizia attraverso la possibilità di ricorrere alla Autorità giudiziaria”.

“Una posizione questa – chiosa Roberti – che dimostra quanto la bugia sui maltrattamenti altri non era che un cavallo di Troia per fermare le riammissioni in Slovenia, lasciando proseguire indisturbato il giro d’affari in mano a passeur e organizzazioni criminali. La posizione della Regione, soprattutto dopo questo colpo di scena, sarà ancora più decisa nel chiedere al Governo di incentivare, con ancora più determinazione, le riammissioni informali in Slovenia per fermare un flusso che sembra far contenti pochissimi a danno di intere comunità”.

[i.v.]

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