02.07.2021-08.00 – Oggi alle 18.30, in Piazza XX Settembre a Udine, si svolgerà la manifestazione pubblica “Insieme per Saman e tutte le donne vittime – unite e uniti nella lotta alla violenza di genere”. Evento organizzato dalla Commissione delle Pari Opportunità con la partecipazione della Comunità Islamica Centro Misericordia e Solidarietà di Udine. Il caso di Saman è il simbolo di una violenza che quotidianamente altera il principio cardine dell’essere umano, quello della libertà e del rispetto, e soprattutto della libertà delle donne. Una violenza che ha radici storiche ma che si perpetua quotidianamente nella contemporaneità indipendentemente dalle razze e dalle convinzioni religiose.
L’invito è di partecipare insieme e pacificamente in Piazza in memoria di Saman e a sostegno della lotta alla violenza di genere: Uniti/e per fermare la violenza di genere; Uniti/e per una Società anche a misura di donna; Uniti/e per dire sì alla parità di genere; Uniti/ e per affermare il rispetto delle nostre leggi e della nostra Costituzione.
All’incontro interverranno: Anna Cragnolini Presidente Commissione Pari Opportunità del Comune di Udine, Asia Battaglia Assessore Pari Opportunità del Comune di Udine, Mohammed Hassani Rappresentante del Centro Misericordia e Solidarietà di Udine, Lorenza Ioan Capo gruppo Lega in Consiglio Comunale di Udine, Fatima Tizbibit Rappresentante sezione femminile Centro Misericordia e Solidarietà di Udine e Cristina Pozzo Commissaria Pari Opportunità del Comune di Udine.
Il caso Saman: breve sintesi dei fatti accaduti
I genitori di Saman cercarono di costringerla, ancora minorenne, ad un matrimonio combinato con il cugino di dieci anni più grande per le consuete motivazioni economiche che soggiacciono a questo tipo di accordi, normalmente stipulati per mantenere il patrimonio all’interno della stessa famiglia. Nel 2020, durante un suo soggiorno in Pakistan per incontrare il futuro marito conobbe, su Tik Tok, Sakib di cui si innamorò e con il quale iniziò una storia d’amore attraverso i social. I due ragazzi riuscirono a vedersi per la prima volta a Bologna solo lo scorso 15 gennaio. La giovane già a ottobre aveva denunciato la propria famiglia, attivando il “Codice Rosso” che le permise di essere accolta in una casa sicura di accoglienza per giovani. Nonostante, le azioni di tutela intraprese nei confronti dalla minore in relazione al reato penale di “Induzione al matrimonio”, non fu preso nessun provvedimento nei confronti della famiglia. Non appena compiuti i diciott’anni, Saman si fece convincere dalla madre a tornare a casa con la scusa che tutto si sarebbe sistemato e che le avrebbe dato le carte per poter sposare Sakib. Dettagli che lo stesso ha raccontato nelle varie interviste che si sono susseguite. Ciò che rimane incomprensibile e senza risposta sono le motivazioni per cui la giovane non abbia ascoltato i consigli del fidanzato e ricontattato i carabinieri per essere nuovamente protetta. L’unica cosa certa, ad oggi, è che da due mesi è svanita nel nulla e nonostante le incessanti ricerche non si trova né lei né il suo corpo, e se non c’è il corpo il reato non sussiste.
La manifestazione di oggi in piazza XX Settembre
Rispetto alle motivazioni che hanno dato luogo all’organizzazione di questa iniziativa ne abbiamo parlato con Cristina Pozzo, Commissaria delle Pari Opportunità del Comune di Udine, la cui proposta di sollevare il caso di Saman presentata in Commissione fu immediatamente accolta all’unanimità.
“Non abbiamo voluto girare le spalle e dimenticarci di Saman, quindi abbiamo pensato che fosse opportuno coinvolgere la Comunità Islamica della città di Udine, la quale ha aderito prontamente e con grande entusiasmo a questa iniziativa. Esiste una legge che prevede fino a 5 anni di carcere per chi obbliga qualcuno ad un matrimonio contro la propria volontà (Art. 558-bis – Costrizione o induzione al matrimonio). Non ci si può nascondere dietro ad un discorso di mentalità, di razza o di cultura e rimanere inerti di fronte alla violenza di questi fatti. Non si può avere un “Codice Rosso”, delle apposite Leggi, preparare dei protocolli e poi quando succede qualcosa sparire”.
“Il fatto che la Comunità Islamica sia al nostro fianco – prosegue Cristina Pozzo – è per sottolineare che in Italia ci sono delle leggi, sono leggi laiche perché siamo uno Stato laico, e vanno rispettate. Loro sono perfettamente d’accordo ed è importante ribadirlo insieme in una pubblica piazza, anche per mettere a tacere tutte quelle persone che cercano di fomentare odio fra le razze creando un atteggiamento integralista, così come è successo in Francia e in Germania. Noi qui a Udine non vogliamo che questo accada. La nostra è sì una piccola città ma non bisogna dimenticare che, dal 1231, è stato il primo esempio di Parlamento Moderno Europeo e che da quel momento, sotto le diverse dominazioni, ha funzionato fino alla costituzione della Repubblica. Abbiamo lanciato allora un piccolo seme di Civiltà e desideriamo rifarlo adesso. Vogliamo far vedere che si può vivere insieme rispettando le leggi in uno stato laico, senza la paura dell’altro, perché è la paura di ciò che non si conosce che alla fine crea dei problemi. Scendiamo in piazza senza bandiere, se non quella della Civiltà come atto che dimostri che si può pacificamente convivere tutti insieme”.
Si ricorda che la manifestazione è pacifica e si richiede l’uso obbligatorio di dispositivi di protezione personale di sicurezza.
[l.f]