10.06.2021 – 09.00 – CNN, nota emittente televisiva statunitense all-news, riporta alla luce in questi giorni, in una sua approfondita analisi, la tanto dibattuta questione della laguna veneziana intasata dal traffico delle grandi imbarcazioni turistiche. Le voci sulla possibilità di blocco definitivo alle navi da crociera di passaggio marittimo attraverso quello che è il centro storico, si rincorrono da anni; altri porti dell’Adriatico, fra i quali quello di Trieste, in tale blocco non hanno mai nascosto di sperare, considerato il grande vantaggio che un trasferimento delle compagnie a nuove destinazioni, dalle quali raggiungere poi Venezia con altri mezzi, comporterebbe in termini di sviluppo economico. Cosa sta succedendo esattamente?
Attualmente, per raggiungere il porto crocieristico situato ai margini del centro di Venezia stessa, è necessario passare davanti a Piazza San Marco, sito Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO, proseguendo poi lungo il Canale della Giudecca (già importante via di transito per traghetti e taxi acquei) per percorrere i successivi 4 chilometri prima di manovrare per attraccare al porto “Marittima”, all’estremità occidentale della città. In più occasioni si sono già verificati rischi d’incidente (una collisione avrebbe conseguenze incalcolabili); si temono, oltre a questo, rischi per l’ambiente. La dott.ssa Fantina Madricardo, specialista in acustica e geofisica subacquea dell’ISMAR (Istituto di Scienze Marine) di Venezia sostiene fermamente che entrando nella laguna di Venezia, le navi da crociera producono “scie depressive” che attraversando la laguna generano una sorta di onda che si propaga sulle coste, risospendendo i sedimenti ed erodendo le coste e le barene vicino al canale. Il passaggio di grandi navi, non esclusivamente da crociera, a lungo andare sta quindi cambiando la morfologia della laguna.
In soccorso a Venezia, Il 31 marzo 2021 il governo italiano ha emanato un decreto che vietava l’accesso alla laguna veneta alle navi da crociera e alle grandi navi commerciali, e bandiva la gara d’appalto per la costruzione di un nuovo porto al di fuori della laguna. Eppure, solo 15 giorni dopo, MSC Crociere ha annunciato che la MSC Orchestra avrebbe attraccato nel porto del centro città per iniziare una crociera il 5 giugno; dopo MSC, altre compagnie hanno proseguito i transiti, un po’ come se tutto fosse rimasto come prima, una sorta di rallentamento ma non uno stop. Gli oppositori hanno ripreso quindi la loro battaglia evidenziando le gravi conseguenze ambientali e architettoniche che Venezia non sarebbe più in grado di affrontare, scontrandosi con i sostenitori del settore che indicano il numero di posti di lavoro, diverse migliaia – circa a 4200 legati al settore delle crociere con oltre 1700 che lavorano direttamente con i passeggeri – per un business da centinaia di milioni di euro (e miliardario considerando tutto l’indotto) che una crociera ed il rispettivo terminal portano: per Luca Zaia, “irrinunciabile”.
Estremamente importanti, le crociere, anche secondo l’amministrazione comunale veneziana. “Il porto genera reddito per la nostra città, ed è un reddito di qualità: i passeggeri delle crociere spendono e rimangono più a lungo in città” afferma il vicesindaco di Venezia, Andrea Tomaello. Venezia infatti conquista il secondo posto sul podio dei porti con maggior traffico d’Italia, e il quinto del Mediterraneo. Tomaello sostiene che Venezia sia inoltre il più grande “homeport” d’Italia (un porto “di residenza”, nella quale la nave fa base partendo e rientrando dai suoi viaggi), portando i passeggeri delle grandi navi a soggiornare o prima o dopo della vacanza e a volare partendo poi dall’aeroporto locale, il “Marco Polo”, incrementando quindi le entrate. “Si stima che il settore delle crociere rappresenti il 3,2 per cento del prodotto interno lordo locale, quindi molti lavoratori fanno affidamento su di esso”, afferma. Tuttavia, il problema ambientale persiste ed il tempo sgocciola, e tutte le proposte riguardanti una possibile soluzione non sembrano un’opzione plausibile in quanto richiedenti tempistiche lunghe, senza che tutto questo possa esser fatto ricadere come responsabilità sui dipendenti del settore delle crociere: le decisioni sulla modificazione delle rotte sono infatti riservate alle autorità locali e nazionali. Francesco Galietti, che rappresenta il settore in qualità di direttore dell’ente commerciale Cruise Lines International Association Italy (CLIA), risponde così proprio a CNN: “CLIA ha lavorato con le autorità di Roma e Venezia per alleviare il traffico a Venezia e prendere grandi navi al largo della Giudecca. Siamo consapevoli che il transito delle navi da crociera è controverso e abbiamo sempre cercato di essere parte della soluzione”.
Dunque, tutti sono d’accordo sul fatto che le navi non dovrebbero passare davanti a San Marco, ma finché non viene trovata un’alternativa, e non si sa quando verrà trovata, devono continuare a seguire quel percorso. La confusione ha un prezzo molto alto anche per le compagnie di navigazione: sebbene quest’anno Costa Crociere utilizzi Venezia come porto di partenza per Costa Deliziosa, sta schierando anche un’altra nave da Trieste, due ore a est di Venezia. Non è una novità, dato che Costa attracca a Trieste già dal 2006, afferma un portavoce, ma nel 2020 la compagnia ha effettuato 10 scali a Trieste e solo uno a Venezia. Episodi come questo, certamente benefici per Trieste, scatenano la paura che l’incertezza che avvolge il porto di Venezia conduca alla conseguenza di un allontanamento da parte di più compagnie di crociera; né ci sono certezze per Trieste stessa, quindi l’idea di sviluppo dell’area portuale passeggeri procede lentamente e in tutto ciò il governo italiano non abbandona l’idea di un nuovo porto veneto ma al di fuori della laguna come risposta al dilemma e gli enti locali e regionali sono invece intenzionati a mantenere il piano che era in atto prima del 31 marzo 2020: un nuovo terminal crociere all’interno della laguna, a Porto Marghera, piano del quale il governo assieme all’Unesco è insoddisfatto, vedendo Marghera come “solo una soluzione temporanea”: “Porto Marghera dovrebbe rimanere una zona di attività industriale”, dice Michele Valentini, segretario per l’area veneziana del sindacato Fiom degli operai siderurgici. “Era uno dei più grandi in Europa e vogliamo rilanciare questa infrastruttura industriale. Turismo e industria sono due attività completamente diverse e il canale dove vogliono mettere le navi da crociera è attualmente utilizzato da importanti aziende qui”. “El paìs”, quotidiano spagnolo, nell’aprile di quest’anno ha parlato di un affronto da parte dell’esecutivo di Mario Draghi verso le storiche rivendicazioni dei cittadini veneziani, le numerose organizzazioni ambientaliste e l’UNESCO stessa, che denunciano da anni che navi di grosso tonnellaggio (nel 2018, 594 navi da crociera, circa due al giorno) nell’attraversare il canale della Giudecca che conduce alla storica Piazza San Marco, erodono le fondamenta sommerse della città. Per la soluzione di Porto Marghera il Governo ha approvato una voce di spesa di 2,2 milioni di euro seguendo un progetto ideale che deve tenere conto sia delle esigenze di salvaguardia del patrimonio veneziano, sia della sua fattibilità tecnica ed economica. Un’altra fonte europea, il quotidiano tedesco “Der Spiegel”, nell’agosto 2019 ha sottolineato come la situazione che coinvolge Venezia stia rimanendo senza soluzione da molto tempo: già nel 2013, dopo un incontro con i rappresentanti di Venezia, il governo italiano aveva annunciato che a partire dal 2014 sarebbe stato consentito a “un numero notevolmente inferiore di navi da crociera” di viaggiare su questa rotta. E presto, riferì all’epoca l’agenzia di stampa tedesca, “nessuna nave da crociera di peso superiore a 96.000 tonnellate potrà entrare nel canale”; il progetto doveva condurre entro due anni al cambio di rotta per tutte le navi verso il porto veneziano. Cosa si è concluso, invece, finora? Nulla, l’ennesima proposta è finita nel dimenticatoio.
di Micol Mercato