09.06.2021 – 08.00 – Coronavirus, si cambia direzione. Si sta assistendo oggi, infatti, ad un calo marcatissimo di tutti gli indicatori pandemici, in modo consolidato ed epidemiologicamente robusto, che fa essere molto fiduciosi per il futuro. Francamente, la velocità e la costanza di quello a cui che stiamo assistendo è sorprendente, e appena uno o due mesi fa non potevano essere previste. Ora vediamo il perchè. Continua ad accelerare, negli ultimi giorni, in modo costante il calo della incidenza settimanale: 29 per 100mila abitanti, tanto che a fine giugno tutta l’Italia sarà in zona bianca. Il grafico disponibile parla da solo. Il fattore Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 0,68 ed è in continua discesa; esso rappresenta peraltro una fotografia della situazione epidemiologica vecchia di un paio di settimane, per cui è lecito pensare che il momento attuale sia ancora migliore. Infatti, l’acquisizione dei dati epidemiologici sulle infezioni è affetta da una serie di ritardi: in particolare, il tempo di incubazione, quello tra il manifestarsi dei sintomi e l’esecuzione del tampone, quello tra l’esecuzione del tampone e la conferma di positività, e quello tra la conferma di positività e l’inserimento nel sistema di sorveglianza integrata ISS.
La saturazione delle terapie intensive è anch’essa in continuo e costante calo: al 5 giugno 2021, i ricoverati totali sono 788. Per avere un’idea, il 3 aprile 2020 erano 4.068. La saturazione aveva iniziato a calare lentamente dal 23 novembre 2020, per poi risalire fino a febbraio 2021, ma ora è sotto i mille casi per la prima volta dopo 7 mesi. Anche i nuovi casi giornalieri stanno calando in modo costante e veloce. A questo ritmo, entro la fine
del mese di luglio si potrebbe assistere al loro azzeramento. Inoltre, con il passare del tempo, si evidenzia, in percentuale, un netto incremento dei casi asintomatici o pauci-sintomatici e una marcata riduzione dei casi severi e dei decessi, specialmente nelle fasce d’età 0-19, 20-59 e 60-69. Cosa, ovviamente, molto positiva. Sul fronte delle vaccinazioni, al 6 giugno 2021 sono state somministrate 37 milioni 671.235 dosi sulle 41 milioni 987.609 consegnate: la media nazionale è del 89,7 per cento. Risulta vaccinato con due dosi il 21,4 per cento (12.902.652) della popolazione italiana, su una platea complessiva di 50.773.718 abitanti rientrante nelle indicazioni; al momento, infatti, i vaccini disponibili non sono autorizzati ad un impiego nelle fasce di età 0-12 anni.
La campagna di vaccinazione, sicuramente fondamentale e decisiva, dovrà continuare ed essere implementata ulteriormente: ci sono delle coorti di età che aderiscono a essa in modo minore. I tassi di copertura vaccinale attuali non sembrano però giustificare, da soli, la velocità con cui cala il contagio: si pensi che per ipotizzare un effetto gregge bisognerebbe arrivare almeno al 70 per cento di copertura globale della comunità. Queste considerazioni, quindi, fanno propendere per una valutazione anche di altri fattori. La stagione calda, con i raggi ultravioletti solari, riduce drasticamente la sopravvivenza delle repliche virali, eventualmente presenti nelle gocce di saliva emesse, ma questa non è una novità. Le famigerate varianti non sembrano affatto aggravare i quadri clinici, né risultano più contagiose del Coronavirus originario, né compromettono l’efficacia dei vaccini disponibili.
I vaccini, evidentemente, anche se somministrati in dose singola (finora il 40 per della platea degli aventi diritto) hanno già un’efficacia rilevante, si osserva infatti un trend in diminuzione del numero di casi negli operatori sanitari e nei soggetti di età fra i 60 e gli 80 anni, verosimilmente ascrivibile alla campagna di vaccinazione in corso e all’elevata adesione di costoro.
Possiamo pensare, con moderato ottimismo, ad una evoluzione favorevole della pandemia, che sembra sgomberare il campo da quella che è la preoccupazione principale e cioè una ripresa diffusa dei contagi in autunno, con una ripetizione di quanto abbiamo già visto l’anno scorso. Andranno sempre adottate le misure consuete, come l’evitare gli assembramenti, garantire un prudente distanziamento sociale, la disinfezione delle mani e l’uso delle mascherine certamente negli ambienti chiusi; per il loro uso all’aperto, si sta valutando l’evoluzione futura per confermarne la necessità o meno.
Fulvio Zorzut
[r.s.]