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sabato, 19 Aprile 2025

Vaccini e immunità: i minori fanno parte del gregge?

04.06.2021 – 09.00 – Da ieri, giovedì 3 giugno, la campagna vaccinale del Friuli Venezia Giulia parte a pieno regime: si aprono le agende per la categoria 16-39 anni, un’accelerata che la Regione auspica segni un importante passo avanti. “In quella fascia d’età”, hanno spiegato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e il vicegovernatore Riccardo Riccardi, “rimangono circa 220mila i soggetti che possono vaccinarsi, ai quali saranno riservati i vaccini Pfizer e Moderna”.
Ma quali sono le implicazioni legate alla vaccinazione di adolescenti e, nel prossimo futuro, dei bambini che non rientrano nelle categorie fragili o prioritarie?
La rivista scientifica Lancet ha recentemente esposto quali siano gli enigmi immunologici, etici ed economici ancora irrisolti, considerata anche l’assenza di dati epidemiologici che dimostrino quanto i bambini siano a tutti gli effetti “responsabili” nella trasmissione di SARS-CoV-2, l’incidenza media nei minori e, soprattutto, l’insolita manifestazione con sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini più grandi e negli adolescenti.
Innanzitutto, i vaccini attualmente autorizzati per l’uso in emergenza, approvati in fase di sviluppo da organi come Ema e Aifa, non offrono “un profilo di sicurezza o immunogenicità nei bambini” scrive il Lancet, “in assenza di una migliore comprensione della patogenesi di questa condizione, l’utilizzo dello stesso approccio per la somministrazione dei vaccini degli adulti potrebbe esacerbare l’incidenza di questa condizione iperinfiammatoria”.

Da un punto di vista di prevenzione collettiva e sanità pubblica, sempre secondo Lancet, “l’immunizzazione dei bambini si renderebbe necessaria se fossero una delle principali fonti di trasmissione e se i vaccini a disposizione la bloccassero”. Non è ancora dimostrabile che la vaccinazione dei bambini fornisca protezione diretta, come, ad esempio, nel caso di una malattia invasiva da pneumococco, dove l’immunizzazione dei bambini non solo previene la trasmissione dell’infezione tra coetanei, ma conferisce anche un beneficio indiretto diminuendo la malattia negli anziani, a causa del suo effetto sulla riduzione della trasmissione. “Per il Covid-19” prosegue lo studio, “potrebbe essere il caso contrario, con gli adulti che devono essere vaccinati per conferire protezione ai bambini piccoli”.
Vi è anche una questione etica, ossia il rapporto rischio-beneficio del vaccino, che offrirebbe “un vantaggio minimo o nullo al destinatario, nessun beneficio al pubblico e, ancora, rischi sconosciuti a medio e lungo termine per il destinatario”.
Infine, conclude Lancet, poiché gli individui non sono ugualmente suscettibili e contagiosi, “l’obiettivo attuale di vaccinare il 65-70% della popolazione per raggiungere l’immunità di gregge potrebbe essere una valutazione sovrastimata”.

mb.r

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