Per eventuali ulteriori domande o approfondimenti si ricorda l’appuntamento odierno, alle 18.30, sulla pagina Facebook Acli provinciali di Trieste intitolato: “La questione femminile, a che punto siamo. Trieste isola felice?” moderato da Manuel Zerjul (Circolo Vender – ACLI Ts).
Spesso viene definito come “parola che comprende nel suo significato anche azioni che vanno dallo stalking, al palpeggiamento o/e allo stupro vero e proprio” ma ciò non corrisponde al vero. Il catcalling è una delle nuove forme di violenza, ma si attua secondo modalità precise, ossia con una molestia verbale rivolta ad una persona mentre cammina per strada e in un fischio violento, è una sorta di richiamo e l’esternazione verbale è strettamente connessa all’aspetto esteriore della vittima. Tale verso cagiona un grave stato di ansia o paura tale da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria e comporta una privazione della libertà individuale (ndr. il disagio è spesso associato anche agli sguardi lascivi, spesso ‘preludio’ al catcalling). Ciò non esclude che il catcalling potrebbe essere il primo atto compiuto dall’aggressore, una sorta di preludio a successivi atti illeciti più gravi quali lo stalking, la violenza sessuale in qualsiasi forma venga perpetrata, la molestia o altre fattispecie.La differenza con tutte queste gravi condotte è che, attualmente, il catcalling non trova ancora una disciplina chiara nel nostro ordinamento e, quindi, non vi è una norma che punisce specificatamente l’autore.
-Il fenomeno viene ad oggi spesso sottovalutato perchè, ancora per molti, riguarda solo ‘innocui commenti ‘. Quali sono invece i rischi e le conseguenze di tali comportamenti?
Beatrice Coloni: Il fenomeno della violenza sulle donne, intesa anche come “catcalling”, in effetti spesso viene sottovalutato, ma attenzione: i rischi e le conseguenze possono essere davvero rilevanti. Le conseguenze a livello individuale comprendono sentimenti di frustrazione, scarsa autostima di se stesse, rabbia e fastidio, disagio generico, per poi arrivare alla scarsa fiducia nel frequentare gli ambienti dove è avvenuta la violenza e alla paura. C’è poi una dimensione collettiva che viene interessata dai fenomeni in oggetto, ovvero il ruolo che la donna riveste nella società e quanto influiscano stereotipi di genere e discriminazioni nella vita di tutti i giorni: a livello dell’intera società, quindi, le principali conseguenze, a mio avviso, riguardano la percezione che le persone hanno delle donne e del loro ruolo, con il rischio di sminuire la donna e di considerarla come oggetto e con meno diritti dell’uomo.
Credo fortemente che i principali aspetti da rafforzare siano la capacità di autodeterminarsi e il coraggio delle donne: dimensioni, queste, rilevanti nel contrastare i rischi derivanti da fenomeni di violenza e molestie.
-Il “catcalling” comprende anche insulti non inerenti alla sfera sessuale?
Avv. Pascutto: Giuridicamente non vi è ancora una definizione di catcalling, genericamente si definisce come quell’insieme di espressioni minacciose e/o derisorie che prevedono un commento all’aspetto fisico in senso lato di una persona (per es. potrebbero riferirsi all’aspetto fisico di una donna o al modo di vestirsi di un ragazzo).
-Esiste il “catcalling” inverso, ossia in versione femminile?
Il fenomeno del catcalling è maggiormente conosciuto come un atto posto in essere da un uomo nei confronti di una donna, ma non è escluso che possa avvenire l’inverso o che sia fatto nei confronti di persona dello stesso sesso.
-A che punto è la legge italiana nei riguardi del “catcalling”?
Avv. Pascutto: In Italia non è ancora prevista una normativa ad hoc per il fenomeno del catcalling, diversamente da altri paesi come per es. in Francia; pertanto, occorre inquadrare il fenomeno in altre fattispecie di reato già normate a seconda dell’episodio che concretamente si realizza (dalla molestia alla violenza privata fino alla violenza sessuale) oppure potrebbe essere elemento integrante uno di questi reati più gravi.
-Molte donne si vergognano di denunciare o rispondere a coloro che effettuano molestie verbali. Come far capire a loro -e agli altri- che si tratta di una molestia vera e propria? Quali diritti, tutele ed azioni concrete possono intraprendere?
Avv. Pascutto: Se si è destinatari di questi comportamenti e ci si sente a disagio o impauriti, è bene chiedere l’intervento delle Forze dell’Ordine per interrompere immediatamente la condotta lesiva della propria libertà di muoversi; qualora l’episodio configuri anche altre fattispecie di reato occorrerà sporgere formale denuncia.
Gabriella Tull: Credo che i centri antiviolenza siano il luogo d’elezione a cui rivolgersi, sono realtà con molta esperienza e una buona capacità di mettersi in rete (rete nazionale Di.Re) e molto facciano le associazioni , soprattutto a livello di creazione di una nuova cultura.
Ricordo che l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta contro la violenza di genere, tale documento spiega come il fenomeno sia strutturale e possa essere efficacemente contrastato solo se alle azioni di protezione delle vittime e perseguimento dei colpevoli si affianca un massiccio investimento nella prevenzione e nelle politiche integrate.
Prevenzione primaria in primis per far conoscere i vari aspetti della violenza e per far emergere che le radici di ogni forma di violenza, catcalling compreso, sono da ricercarsi nel sessismo e nelle norme di genere stereotipate che creano “gabbie”per entrambi i generi. Serve agire su piano culturale con continuità e coordinamento tra agenzie educative e formative, serve far riflettere, per tornare al catcalling, su quale sia il modello di maschilità che trova “normale” esibire il gradimento fisico con battutacce e fischi e ritiene che chi le subisce debba esserne lusingata.
Michela Porta