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sabato, 28 Giugno 2025

Documenti falsi per lavorare come badanti: sette arresti e oltre venti denunce. Indagine partita da Udine

28.06.25 – 10.00 – Sette arresti, ventidue denunce e ventuno documenti falsi sequestrati: è il bilancio dell’ultima operazione condotta dalla Polizia di Stato nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura di Udine e avviata dalla Squadra Mobile della Questura friulana. Al centro dell’inchiesta, una rete di cittadine georgiane che avrebbero fatto ingresso nel mercato del lavoro come badanti dichiarandosi falsamente cittadine comunitarie.

L’indagine prende le mosse dalla segnalazione del responsabile di una cooperativa con sede a Udine, che, dopo una precedente operazione simile condotta lo scorso gennaio, aveva consegnato in Questura un elenco di nominativi sospetti. Si trattava di decine di donne che avevano chiesto di lavorare come assistenti familiari, ma la cui nazionalità effettiva appariva discordante rispetto ai documenti presentati.

Secondo quanto emerso, le indagate – di età compresa tra i 24 e i 66 anni – erano tutte originarie della Georgia, ma avevano dichiarato cittadinanza slovacca, polacca o bulgara. Così facendo, avevano ottenuto il codice fiscale come se fossero cittadine comunitarie, accedendo rapidamente al circuito delle agenzie per badanti e godendo dei relativi diritti fiscali, lavorativi e sanitari, senza essere sottoposte ai vincoli previsti per i cittadini extracomunitari.

Grazie a quei documenti falsi – carte d’identità apparentemente autentiche e rilasciate da paesi dell’Unione Europea – le donne si erano trasferite in varie province italiane, da Milano a Napoli, passando per Padova, Firenze, Treviso e Macerata. È proprio in queste città che sono state eseguite le oltre 70 perquisizioni disposte dall’Autorità Giudiziaria, molte delle quali in Friuli Venezia Giulia.

Al termine delle operazioni, la Polizia ha arrestato in flagranza sette donne, trovate in possesso di documenti contraffatti: tre a Bolzano, una a Udine, una a Milano, una a Treviso e una a Macerata. Altre ventuno sono state denunciate a piede libero per lo stesso reato: possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, secondo l’articolo 497-bis del Codice Penale.

Le indagini hanno inoltre portato al sequestro di ventuno documenti falsi, numerosi codici fiscali rilasciati sulla base di quei documenti e contratti di lavoro sottoscritti con identità fittizie. L’attenzione degli investigatori è ora rivolta a identificare i soggetti che hanno fornito i documenti falsi alle donne, dietro pagamento di somme comprese tra i 300 e i 600 euro.

Sulla posizione delle indagate si pronunceranno ora gli Uffici Immigrazione: qualora emergesse l’assenza dei requisiti per il regolare soggiorno in Italia, scatterà per tutte la procedura di espulsione. Intanto, le forze dell’ordine stanno verificando se analoghi meccanismi vengano adottati da gruppi organizzati provenienti da altri paesi extracomunitari per ottenere la presenza formale sul territorio nazionale e, eventualmente, compiere altri reati.

L’operazione conferma l’attenzione della Polizia di Stato e della Procura di Udine verso un fenomeno che, pur partendo da dinamiche legate all’assistenza domestica e familiare, rischia di alimentare circuiti più ampi di illegalità legati al lavoro sommerso e all’immigrazione irregolare.

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