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venerdì, 6 Giugno 2025

Industria friulana in affanno: calo della produzione nel quarto trimestre 2024

05.03.2025 – 17.00 – L’industria manifatturiera della provincia di Udine continua a vivere un periodo di difficoltà. I dati dell’indagine condotta dall’Ufficio studi di Confindustria Udine su un campione rappresentativo di aziende associate evidenziano una flessione della produzione nel quarto trimestre del 2024.

Rispetto allo stesso periodo del 2023, la produzione industriale ha registrato un calo del 3,5%, nonostante un lieve recupero dell’1% rispetto al trimestre estivo, solitamente caratterizzato da chiusure per ferie. Il rallentamento è stato determinato soprattutto dal mercato interno, con una riduzione delle vendite del 7,3%, mentre le esportazioni sono rimaste sostanzialmente stabili (+0,2%). Anche gli ordini sono diminuiti, segnando un -5,2% su base annua.

Nonostante il clima di incertezza, la maggior parte delle imprese prevede una stabilità produttiva nei prossimi mesi: l’89% degli imprenditori intervistati non si aspetta variazioni significative, mentre solo il 9% prevede una crescita e il 2% teme un’ulteriore contrazione.

L’andamento della produzione non è stato uniforme tra i diversi comparti. La siderurgia ha registrato una crescita congiunturale del 2,5%, ma un netto calo tendenziale dell’8%. Il settore del legno e dell’arredo ha mostrato un lieve aumento su entrambi i fronti (+0,7% congiunturale e +2,5% tendenziale), mentre l’industria alimentare ha segnato un incremento significativo rispetto al 2023 (+11,5%). Flessioni importanti, invece, per la chimica (-5% congiunturale) e per la carta (-7,8% tendenziale).

Nel complesso, il 2024 si chiude con un calo della produzione industriale dell’1,9%, proseguendo la tendenza negativa già registrata nei due anni precedenti (-3,3% sia nel 2023 che nel 2022). Tra i pochi settori in crescita su base annua spiccano l’alimentare (+1,5%), la chimica (+5,2%) e la gomma e plastica (+1,5%), mentre tutti gli altri comparti hanno registrato variazioni negative, con la siderurgia e il settore pelli e cuoio in calo del 3,3%.

Secondo Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine, i fattori che hanno inciso sulla contrazione del settore sono molteplici: una domanda interna debole, investimenti frenati da tassi d’interesse elevati e un piano Transizione 5.0 ancora in stallo. Inoltre, l’incertezza geopolitica e le tensioni sui mercati internazionali, unite ai costi energetici elevati, hanno aggravato la situazione. “L’elettricità in Italia – sottolinea Pozzo – costa il 17% in più rispetto alla Germania, il 23% in più rispetto alla Francia e addirittura il 151% in più rispetto ai Paesi scandinavi.” Anche la recessione della Germania e l’ipotesi di nuovi dazi statunitensi hanno pesato sulle prospettive delle imprese friulane.

Nonostante il quadro critico, Pozzo sottolinea che non si tratta di una crisi di sistema: “Le imprese restano solide e hanno dimostrato una capacità di adattamento superiore a quella delle aziende tedesche, grazie a maggiore flessibilità e diversificazione.” Tuttavia, per superare le difficoltà, il presidente di Confindustria Udine evidenzia la necessità di investire in innovazione e formazione. “L’unica via d’uscita è puntare su prodotti tecnologici ad alto valore aggiunto. Ma le imprese non possono farcela da sole: serve una politica industriale europea all’altezza della sfida, capace di accompagnarci in questa transizione verso l’era post-globalizzazione.”

 

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