19.08.2022 – 07.10 – “Verso un’economia inclusiva: il ruolo delle imprese sociali” è stato il tema affrontato durante il terzo incontro della rassegna “Economia sotto l’ombrellone”, in svolgimento a Lignano Sabbiadoro, dal quale è emerso che, di questa tipologia di aziende il cui fine statutario è l’interesse generale della comunità, in Friuli Venezia Giulia ve ne sono 210, con circa 15mila addetti, dei quali 800 circa sono persone svantaggiate (con un’invalidità superiore al 46%) e generano un fatturato di 600 milioni di euro. Il fatto che sia un fenomeno in crescita, benché ancora poco conosciuto e spesso sottovalutato, è comprovato dai numeri a livello nazionale: in Italia ci sono 16mila imprese sociali (95% delle quali nella forma di cooperative sociali), con 460mila addetti, in maggioranza donne, con ricavi pari a circa 15 miliardi di euro. I dati sono emersi durante il dibattito, moderato dal giornalista di Eo Ipso, Carlo Tomaso Parmegiani, che ha messo a confronto le esperienze di: Cristiano Cozzolino, presidente della cooperativa sociale Lybra di Trieste che con 60 soci-lavoratori fornisce servizi socioeducativi, sociosanitari, inclusione sociale e di social housing; Paolo Felice, presidente di LegacoopSociali Fvg l’associazione maggiormente rappresentativa della cooperazione sociale in Friuli Venezia Giulia; Michela Vogrig, presidente del consorzio C.O.S.M., nato nel 1993 per supportare la deistituzionalizzazione dell’ospedale psichiatrico di Udine, secondo le idee portate avanti da Franco Basaglia, e che oggi riunisce 19 cooperative sociali del Friuli Venezia Giulia attive in molti settori diversi con quasi 4mila lavoratori
«Il punto che distingue le imprese sociali dal volontariato – ha chiarito Paolo Felice – è proprio l’approccio imprenditoriale che spinge le imprese sociali a realizzare utili, non per fini di lucro, ma per reimpiegarli in attività nell’interesse generale della comunità.” Le imprese sociali sono in massima parte cooperative sia di tipo A, e quindi cooperative di operatori che si occupano di riabilitazione nell’ambito della disabilità, della salute mentale, dell’assistenza a minori e anziani, sia di tipo B, e quindi cooperative di inserimento lavorativo che devono impiegare almeno il 30% di persone in condizioni di svantaggio come, ad esempio, invalidi, carcerati, persone in cura per dipendenze, ecc.
«I servizi che le imprese sociali forniscono – ha spiegato Michela Vogrig – sono di molti tipi, si va dalle pulizie alla manutenzione del verde, dai call center alla tipografia dalla ristorazione fino alla produzione di componentistica meccanica e molto altro ancora. Servizi che sono prestati in ospedali, enti pubblici, scuole e via dicendo senza che gli utenti se ne rendano conto. Proprio il fatto che gli utenti non colgano la differenza con servizi prestati da imprese non sociali – ha aggiunto la presidente di Cosm – è un nostro grande orgoglio perché sfata quel pregiudizio, purtroppo ancora diffuso, che tende a vedere le imprese sociali come imprese di serie b, mentre sono in tutto e per tutto imprese gestite con professionalità, ma che hanno nell’utilità sociale e non nello scopo di lucro il loro motivo di esistere»
Dal canto suo, Cristiano Cozzolino ha ricordato come «spesso le cooperative e le imprese sociali, come la nostra nascono dall’iniziativa di pochi che vogliono realizzare qualcosa che abbia un impatto positivo sul territorio, rendendo protagoniste dell’attività imprenditoriale, del proprio lavoro e di un percorso di cittadinanza attiva persone che raramente riescono a esserlo. Con una cittadinanza in cui, anche a causa della pandemia, il disagio e le condizioni di svantaggio, sono in drastico aumento e nella quale la popolazione anziana è in continua crescita, il ruolo delle imprese sociali non va dunque trascurato perché molto spesso per alcune persone sono una delle poche occasioni, se non l’unica, di trovare un lavoro, un ruolo nella società e una vita serena».
Le imprese sociali, la cui grande utilità è stata significativamente riconosciuta e sostenuta sia dall’Agenda Onu 2030 con l’obbiettivo 8°, sia dal Piano d’azione per l’economia sociale approvato dalla Commissione Europea a dicembre 2021, hanno trovato una sistematizzazione, seppur con qualche eccessiva complicazione burocratica, anche nella riforma nazionale del Terzo Settore, ma continuano purtroppo a essere poco considerate.
«In tal senso – hanno sottolineato i tre relatori -, va rimarcato come purtroppo in molti Paesi gli auspici e le indicazioni dati dalle organizzazioni internazionali trovino un accoglimento scarso o incompleto. In Italia, tutto sommato, la situazione è piuttosto buona perché abbiamo una normativa abbastanza completa tesa a favorire la nascita e la crescita delle imprese sociali, con finanziamenti interessanti, anche se troppo spesso sottoposti a vincoli burocratici e a lungaggini difficilmente sostenibili dalle imprese sociali, soprattutto se piccole. Rimane, tuttavia, stupefacente – hanno concluso Vogrig, Felice e Cozzolino – come nella campagna elettorale in corso il tema della cooperazione e dell’impresa sociale sia quasi totalmente assente. Certo il nostro è un mondo complesso e variegato di non facile lettura e difficilmente inseribile in “slogan elettorali”, ma lascia basiti il fatto che un settore che riguarda quasi mezzo milione di persone e ha un’importanza sociale (e anche economica) innegabile sia quasi ignorato nei programmi dei vari partiti».
Economia sotto l’Ombrellone 2022 è organizzata da EoIpso con il patrocinio del Comune di Lignano Sabbiadoro e Turismo FVG, in partnership con Greenway, Legacoop, Cosm e Lybra e con il sostegno di Cia, Lignano Banda Larga, Calzavara, Triveneto Servizi, IsCopy, Glp e Confindustria Udine. Partner tecnici: Pineta Beach, Lignano Pineta Spa, Hotel Ristorante President e Porto Turistico Marina Uno. Media Partner: Scriptorium Foroiuliense.
l.l