26.07.2022 – 11:30 – Gli abbonati ad Amazon Prime si sono svegliati con una brutta sorpresa. A partire dal 15 settembre 2022, il prezzo dell’abbonamento Prime mensile aumenterà da 3,99€ a 4,99€ al mese, in sostanza l’abbonamento annuale passerà dagli attuali 36€ a 49,90€ all’anno. Questo per quanto riguarda l’Italia: in Francia il prezzo arriverà a 69,90, in Germania a €89,90 €. Un cambiamento non del tutto inatteso. Qualcosa di simile avvenne qualche anno fa, quando dai 19 euro annuali si passò alla tariffa attuale. Certo allora i servizi non erano paragonabili a quelli attuali, che oltre alla celerità nelle spedizioni degli acquisti includono Prime Video, il cloud per archiviare le fotografie e altro ancora. Oltre a tutto il ramo Gaming e Twitch, con la possibilità di sostenere gli streamer attraverso il sistema di abbonamenti collegati a Prime. Brevemente, Amazon dà la possibilità di “girare” i soldi dell’abbonamento a un creatore di contenuti su Twitch, la piattaforma viola dello streaming, con una partita di giro economicamente sconveniente il cui scopo manifesto è quello di attirare creatori e utenti sulla piattaforma. Un meccanismo che ha funzionato ma che ora inizia a mostrare la corda, anche per via della ridefinizione degli equilibri contrattuali tra la piattaforma stessa e i creator, che stanno sollevando le prime rimostranze, visto che d’ora in avanti le condizioni di lavoro diventeranno meno redditizie anche per loro. Un’involuzione che ha portato qualche creator a scegliere di abbandonare la piattaforma.
Qual è il punto di tutto ciò? Che per quanto ci addolori riconoscerlo, i servizi Prime fino ad oggi erano straordinariamente convenienti, si potrebbe dire sottocosto. Basterebbe paragonare il prezzo mensile di un abbonamento a Prime Video a quello di qualsiasi altra piattaforma on demand, da Netflix a Disney Plus. Senza tenere conto di tutti gli altri servizi. Una strategia di posizionamento sul mercato evidente da anni. Amazon ha attirato milioni di clienti grazie ai prezzi vantaggiosissimi, insostenibili per la concorrenza, e ora che l’utenza è fidelizzata e si rende conto di non poter fare a meno di tutto ciò, il colosso americano passa alla riscossione. Passata l’amarezza e la comprensibile irritazione, resta da chiedersi: ne vale la pena? Ognuno saprà rispondere per sé.