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sabato, 19 Aprile 2025

Covid, contagi e nuove varianti: cosa sappiamo

12.07.2022 – 07:10 – Anche se è presto per tirare un sospiro di sollievo, sono incoraggianti i dati sulla diffusione delle nuove varianti di SARS-CoV-2 in Europa e soprattutto sulle relative manifestazioni cliniche della malattia. Come evidenzia il Financial Times, anche se l’elevata contagiosità assunta dal virus, in particolare dalla sottovariante BA.5, ha comportato un netto incremento dei contagi e con essi delle ospedalizzazioni, sembra che i casi gravi e i ricoveri in terapia intensiva non procedono a pari passo. Anzi, si direbbe che sia in calo la probabilità che la malattia si riveli severa o fatale. Le nuove varianti emerse sono in grado di eludere più facilmente la protezione fornita dai vaccini e quindi di infettare un numero maggiore di persone rispetto alle precedenti, ma il numero di manifestazioni che necessitano di ricovero in terapia intensiva cresce proporzionalmente con una velocità minore rispetto al contagio. Oggi inolltre il numero delle ospedalizzazioni rimane molto distante dai picchi dei periodi più neri. Rispetto alle prime ondate, sono in aumento anche i riscontri accidentali di positività e i ricoveri di pazienti positivi per ragioni indipendenti dal Covid.

Raffrontando la situazione attuale con quella del 2020 si scopre che in percentuale i casi che necessitano di terapia intensiva, sul totale dei ricoverati per Covid, è scesa di almeno dieci punti percentuali. Difficile dire se il cambiamento sia ascrivibile a una minor aggressività della malattia causata dalle nuove varianti o al fatto che, tra contagiati-guariti e vaccinati, ormai nella gran parte della popolazione si registra una qualche immunità verso la malattia. È insomma improbabile che oggi, a due anni e mezzo dallo scoppio dell’emergenza, ci siano persone che non sono mai entrate in contatto con il virus o che non abbiano ricevuto il vaccino.

La capacità delle nuove sottovarianti BA.4 e BA.5 di eludere i vaccini, e quindi contagiare anche persone che hanno ricevuto l’intero ciclo, è la ragione più verosimile della loro diffusione sempre più ampia e in costante crescita. Rimane il fatto incontrovertibile, evidenziato anche dall’ultimo rapporto ISS del 6 luglio sull’andamento dell’epidemia, che i vaccini hanno un valore protettivo su mortalità e ospedalizzazioni, soprattutto nella popolazione più anziana, come mostrano i grafici riportati.

dati ISS

I dati disponibili negli USA, dice il Financial Times, suggeriscono che la mitigazione della malattia sia dovuta a un’attenuazione della severità del virus. Infatti sembra che siano in aumento i riscontri accidentali di positivi totalmente asintomatici. Se fino a sei mesi fa circa un terzo dei positivi si imbatteva in un tampone positivo senza aver nessuna avvisaglia di malattia, oggi questa quota è salita al 50%.

Difficile prevedere come evolverà la situazione in futuro, considerando la possibilità che emergano nuove varianti dai comportamenti diversi – magari più benigni, ma non necessariamente – rispetto a quelle attualmente in circolazione, ma anche l’arrivo di nuovi vaccini “aggiornati” per coprire le mutazioni del virus. Si aggiunga poi la disponibilità di nuovi farmaci che si sono dimostrati efficaci in alcune fasce di popolazione, come l’antivirale Paxlovid, che se assunto nelle fasi iniziali del contagio rallenta la replicazione del virus nell’organismo umano. L’utilizzo di questo farmaco, che potrebbe rivelarsi un’arma molto efficace nel contrastare l’infezione di qui in avanti, è ancora basso ma in crescita.

 

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