21.06.2022 – 07.40 – Continua a diminuire il flusso del gas russo diretto in Europa: sebbene rimangano ancora ignote le reali cause – malfunzionamenti secondo Gazprom, ritorsioni contro le sanzioni, secondo gli analisti – de facto i gasdotti iniziano a disseccarsi.
La Regione Friuli Venezia Giulia, nella qualità di cerniera logistica con il centro Europa, non fa eccezione: la Società Nazionale Metanodotti (SNAM) ha informato che il centro di compressione di Malborghetto ha registrato negli ultimi giorni minori quantità di gas. Dalle lande della Siberia sono giunti mercoledì scorso 30 milioni di metri cubi, poi saliti a 40 giovedì, scesi nuovamente a 34,7 venerdì e, infine, il crollo sabato con 20 milioni, la metà esatta.
C’è chi sale e chi scende, tuttavia, perchè nel centro di Mazara del Vallo sono stati registrati invece flussi di gas in aumento dall’Algeria, nazione tra i fornitori “alternativi”.
Era stato argomentato come la Federazione russa non avrebbe mai diminuito i flussi di gas, perchè ciò avrebbe danneggiato i propri profitti; ma in realtà tanto a livello di petrolio quanto di gas la Russia controbilancia il calo dei flussi con un aumento dei prezzi. La scelta di Eni, così come di tante altre compagnie, di accettare poi il pagamento in rubli completa il quadro, evidenziando le difficoltà dell’UE: non solo la Russia può permettersi di diminuire il gas in arrivo, ma può anche rincarare il prezzo, guadagnando altrettanto bene.
La SNAM è tra gli shipper che ha già immagazzinato ingenti quantità di gas; altri invece risultano ancora indietro nelle tabelle di marcia, col rischio di avere scorte inferiori alla soglia minima del 90% quando giungerà la stagione invernale. La situazione italiana appare comune migliore di altre nazioni dipendenti dal gas, in primis la Germania.
La situazione nazionale inizia a generare qualche preoccupazione; domani, martedì 21 giugno, il Comitato di monitoraggio valuterà infatti se passare dallo stato di preallarme a quello di allarme.
[z.s.]