02.06.2022 – 07:10 – La situazione nelle carceri italiane è drammatica e in peggioramento. Dopo il 2020, anno in cui la pandemia ha comportato un alleggerimento della popolazione carceraria, i numeri sono nuovamente in crescita. L’Italia è uno dei paesi UE in cui la dimensione del sovraffollamento carcerario è più critica, solo il Belgio ha numeri peggiori. Come evidenzia il rapporto dell’Associazione Antigone, nelle prigioni italiane sono rinchiusi 54.600 detenuti, di cui solo il 38% è alla prima carcerazione. Il restante 62% è dunque recidivante, un dato che non depone a favore dell’efficacia delle misure riabilitative e rieducative e delle condizioni di reinserimento nella società una volta estinto il debito con la giustizia. Tra gli ospiti delle prigioni italiane, solo il 70 % dei detenuti ha subito condanne in via definitiva, mentre il 30 % è in custodia cautelare, percentuale scesa di dieci punti percentuali negli ultimi dieci anni. La quota femminile è complessivamente di poco superiore al 4% del totale.
È allarmante anche il dato dei suicidi tra i detenuti, che, benché siano passati dai 64 del 2020 ai 57 dello scorso anno, restano drammaticamente elevati: il tasso è 13 volte superiore alla società esterna. Nei primi 4 mesi del 2022, in Italia, 21 detenuti si sono tolti la vita. L’allarme non riguarda solo condannati in via definitiva con prospettive di reintegro nella società scarse o nulle, ma anche soggetti in attesa di giudizio in via definitiva. Mediamente il tasso di sovraffollamento nelle carceri è del 107,4% e raggiunge in alcune regioni italiane punte ben superiori, toccando, in certe zone della Lombardia, il 180%. Ciò significa che il numero dei detenuti è quasi doppio rispetto alla capienza stimata delle strutture.
Il problema del sovraffollamento riguarda anche la casa circondariale di Udine, che ospita al momento 138 persone, di cui 75 stranieri, a fronte di una capienza di 86. Una sproporzione che rende difficoltoso anche il reinserimento sociale dei detenuti, che sono in gran parte poveri, extracomunitari o persone scarsamente scolarizzate.
Anche per fare fronte a questo ostacolo, nei giorni scrosi il Comune di Udine ha presentato un progetto pilota di rieducazione e reinserimento dei detenuti. Il nuovo piano sarà inauguato dall’assunzione di un detenuto nella pubblica amministrazione, come bibliotecario nella struttura di via Spalato. È stato infatti firmato un protocollo d’intesa tra la Direzione Casa circondariale, il Comune di Udine, il Garante dei diritti dei detenuti, il CPIA e l’Associazione Icaro per fornire l’accesso al materiale delle bibiloteche anche alla popolazione carceraria. L’obiettivo è di favorire l’accesso delle pubblicazioni delle biblioteche del territorio da parte della popolazione carceraria, ma anche di organizzare e implementare quella dell’Istituto penitenziario.
La sottoscrizione del protocollo integra ulteriori misure di prevenzione e “recupero sociale” promosse dal Comune di Udine attraverso una specifica convenzione siglata con il Tribunale di Udine per l’accoglimento, presso la Biblioteca Civica e i Musei cittadini, di lavoratori di pubblica utilità , “messi alla prova”. Si tratta di una forma di risarcimento alla collettività in base alla quale, su richiesta dell’imputato, il giudice può sospendere il procedimento e disporre la messa alla prova subordinato all’espletamento dì una prestazione di pubblica utilità . Il lavoro di pubblica utilità consiste in una prestazione non retribuita in favore della collettività , nel rispetto delle specifiche professionalità ed attitudini lavorative dell’imputato.