25.05.2022 – 07:10 – Si inasprisce il conflitto parallelo alla guerra guerreggiata in Ucraina: quello sul grano. Il problema dell’approvvigionamento è sempre più centrale non solo per la situazione locale, ma per il riverbero a livello internazionale. La notizia di ieri è che l’Ucraina è finalmente riuscita a inviare il primo treno carico di grano al porto lituano di Klaipėda, attraverso la Polonia. Si tratta del primo tentativo di aggirare il blocco dei porti ucraini sul Mar Nero in modo da rendere possibile l’esportazione del raccolto, ma non sarà il solo. Il Governo di Kyiv sta cercando altre soluzioni praticabili per ovviare al problema.
La crisi del grano non è dovuta solo all’impossibilità di esportare le riserve accumulate, ma pare che parte delle stesse sia stata rubata dai russi. Un video diffuso dalla CNN mostra delle foto satellitari del porto di Sebastopoli, in Crimea, da cui sembra che due navi russe carichino quello che si ritiene sia grano ucraino. Le navi ritratte nelle immagini sono collegate a dei silos da cui viene imbarcato, attraverso dei nastri trasportatori, il contenuto. La CNN afferma che è impossibile avere la certezza che si tratti di prodotto rubato, anche se è poco probabile che le scorte appartengano alla Crimea. Non è la prima volta che dai porti del Mar Nero salpano navi russe cariche di riserve di grano sottratte all’Ucraina.
Dall’UE fanno sapere che l’Europa sta studiando delle contromisure per combattere la pratica di sottrarre cibo all’Ucraina o distruggerne le scorte. Putin sta usando il tema alimentare come un’arma le cui ripercussioni colpiranno non solo l’Ucraina, ma anche Africa e Asia. Anche alcune Nazioni extra-europee stanno prendendo provvedimenti contro la guerra “alimentare”: l’Egitto ad esempio si è rifiutato di acquistare grano rubato all’Ucraina.
Se dal fronte di guerra non arrivano notizie di cambiamenti sostanziali dell’equilibrio tra le parti, con la Russia che è riuscita a occupare e controlla circa il 20% del territorio Ucraino, si fa progressivamente luce sull’impatto della guerra in termini di vite umane. Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) sono 3.942 le vittime civili e 4.591 i feriti in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Tra le vittime 260 sono bambini. Si tratta di numeri parziali, visto che le zone in cui i combattimenti sono ancora intensi non riescono a fornire provvidenzialmente i dati. A Mariupol solo ieri sono stati trovati oltre 200 cadaveri sepolti tra le macerie di un rifugio, che, considerando lo stato di decomposizione, dovevano giacere in quel luogo da molto tempo. Purtroppo notizie come questa non sono e non saranno casi sporadici.
C’è un gran fermento anche sul fronte diplomatico. Nella giornata di lunedì il consigliere russo alle Nazioni Unite a Ginevra, Boris Bondarev, si è dimesso con una lettera in cui prende le distanze dal suo Governo, lo accusa apertamente e scrive di “non poter più condividere questa ignominia sporca di sangue, insensata e assolutamente inutile”. Il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck ha invece affermato che l’UE dovrebbe accordarsi sull’embargo sulle importazioni di petrolio russo nel giro di pochi giorni. Da Mosca infine il Segretario del Consiglio di sicurezza, Nikolaj Patrushev, ammonisce i vicini: “la Russia vedrà l’espansione delle infrastrutture della Nato in Finlandia e Svezia come una minaccia diretta alla sua sicurezza e dovrà reagire”.