22.05.2022 – 13.30 – Perchè si compie un’azione? Ve lo siete mai chiesti? Per una persona che crede in questa corrente questo quesito trova una risposta abbastanza chiara.
Se non si è capito, oggi parliamo di Edonismo: scopriamo insieme di cosa si tratta.
Ulteriore termine che deriva dal greco, ἡδονή, “Piacere”: esso rappresenta una concezione filosofica che riconosce come fine dell’azione umana il piacere; nella storia della filosofia questo filone di pensiero è rappresentato soprattutto dalle dottrine dei filosofi greci Aristippo di Cirene, alievo di Socrate, e Epicuro.
Aristippo parte proprio dalla concezione di ‘Bene’ del suo maestro, visto come piacevole e irresistibile per chi lo conosce razionalmente.
Il filosofo di Cirene però riduce l’idea di bene al piacere che la persona può provare nell’istante, poiché non vi è certezza che si possa godere nuovamente di esso nel futuro.
La ricerca di un bene è dunque un inseguimento della felicità contornato da un alone di solitudine dove, nella corsa al piacere in movimento (cinetico), il terreno frana sotto ai propri piedi.
Meglio quindi cogliere il piacere nel momento in cui ci si presenta: il saggio è infatti colui che può afferrare senza essere afferrato.
Di tutt’altra idea la scuola epicurea che vede il piacere come criterio della scelta morale: l’Edonismo, chiamato dagli epicurei “talaxemando”, ovvero piacere a riposo, rappresenta l’unica possibilità che l’uomo ha di diventare saggio e di non farsi più toccare dai beni materiali, provando la vera felicità.
Il conseguimento del piacere in questo caso tende a ricercare un piacere stabile, inteso più come conseguimento di un benessere come cessazione, privazione del dolore.
Un ricerca di solo beni necessari e non alterabili infatti assicurerebbe all’individuo serenità e tranquillità d’animo, portando ad una graduale cessazione del desiderio.
Epicuro però non demonizza il piacere cinetico, ma ritiene che vada esercitato con grande moderazione.
[c.c]