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sabato, 19 Aprile 2025

Mario Draghi parla al Parlamento Europeo. Al centro del discorso i risvolti della crisi ucraina in UE

04.05.2022 – 07:10 – Nel pomeriggio di ieri, il premier Mario Draghi ha parlato per la prima volta a Strasburgo di fronte al Parlamento Europeo. Il cuore del discorso, com’è ovvio che fosse, ha riguardato la guerra in Ucraina, un evento epocale che, parole del Presidente, “pone l’Unione Europea davanti a una delle più gravi crisi della sua storia. Una crisi che è insieme umanitaria, securitaria, energetica ed economica” poiché “l’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione Europea: la pace nel nostro continente. Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica. Basata sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle controversie tra Stati”.

L’Italia, come Paese fondatore dell’Unione Europea, crede profondamente nella pace ed è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica, ha aggiunto Draghi, che si è impegnato a sostenere l’Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come richiesto dal Presidente Zelensky.

Il premier Draghi ha quindi posto l’attenzione sulla vulnerabilità di molti paesi europei nei confronti di Mosca, per via della dipendenza energetica dalla Russia. Una strategia politica pluridecennale definita “imprudente dal punto di vista economico e pericolosa dal punto di vista geopolitico” che è costata cara negli ultimi mesi agli italiani, che hanno visto il prezzo dell’energia quadruplicare. Si tratta di un problema definito “sistemico”, che “va risolto con soluzioni strutturali, che spezzino il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità.”. L’Italia – assicura Draghi – appoggerà ancora le sanzioni sui carburanti fossili ma parallelamente lavorerà per rendersi energeticamente indipendente. A tal proposito ha citato il Cdm di lunedì, in cui si è discusso di liberalizzare le autorizzazioni per l’installazione di fonti rinnovabili.

Draghi ha poi rivolto l’attenzione alle istituzioni europee, giudicate inadeguate di fronte alla realtà contemporanea. Ha sollecitato dunque la necessità di un “federalismo pragmatico che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso: dall’economia, all’energia, alla sicurezza”, auspicando che i trattati vengano rivisti, dove necessario, al fine di favorire la soluzione indicata. Anche la costruzione di una difesa comune è un punto centrale, che deve tuttavia “accompagnarsi a una politica estera unitaria e a meccanismi decisionali efficaci”. La spesa per la sicurezza europea è circa tre volte quella della Russia, ma suddivisa in 146 sistemi di difesa (per gli Usa sono 34): un frazionamento inefficiente che ostacola la realizzazione di un vero e proprio organismo di difesa comunitario.

Il Presidente del Consiglio ha infine aperto all’ingresso nell’Unione di nuovi membri che manifestino aspirazioni europee e ha, a tal proposito, assicurato che l’Italia sostiene l’apertura dei negoziati di adesione con l’Albania e con la Macedonia del Nord, in linea con la decisione assunta dal Consiglio Europeo nel marzo 2020. Ha aggiunto che il Governo intende “dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo. Siamo favorevoli all’ingresso di tutti questi Paesi e vogliamo l’Ucraina nell’UE“.

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