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domenica, 20 Aprile 2025

In Carnia la fattoria didattica che lavora con i bambini autistici

Dopo aver raccontato storie di gattili, oasi feline, canili e educazione cinofila, è il momento di dedicare uno spazio alla fattoria didattica di Caterina Pillini, nella località di Cavazzo Carnico, dove da anni i suoi genitori gestiscono il ristorante Borgo Poscolle e l’azienda agricola La Gallinella saggia. Caterina ci racconta come è nata la sua fattoria, l’arrivo dei suoi animali, tutti salvati da macelli o donati da alcune associazioni e il rapporto che si crea con essi in un’interazione quotidiana tra linguaggio del corpo, linguaggio verbale, ma soprattutto attesa e rispetto dei tempi degli animali.

 

Caterina, che cos’è esattamente una fattoria didattica?

Può nascere da un’azienda agricola che amplia la sua offerta grazie alla possibilità di possedere un terreno sufficiente per accogliere animali non da reddito, quindi non destinati all’alimentazione, ma regolarmente registrati ognuno con i propri documenti. L’obiettivo di una fattoria didattica è quello di far interagire le persone con gli animali tipici di fattoria, come asini, maiali, galline, conigli, pecore nella cura quotidiana: da portargli il fieno e l’acqua, a pulire le loro casette, dalle carezze al gioco, quest’ultimo ovviamente supervisionato da chi conosce bene gli animali, perché ognuno di loro necessita di un’interazione diversa che va spiegata a chi si approccia per la prima volta.

Com’è nata la tua fattoria didattica e quando?

Era un mio sogno da sempre. Avevo conosciuto una persona a Padova che aveva una fattoria didattica e mi sono innamorata del progetto. I miei genitori avevano già da anni il ristorante qua a Cavazzo, l’azienda agricola e il terreno di famiglia, io invece vivevo a Trieste e lavoravo nelle assicurazioni, tutto altro. Ho sentito una chiamata, un bisogno che non potevo più procrastinare e ho mollato tutto per trasferirmi definitivamente in Carnia. La mia vita è cambiata immediatamente: ero abituata a vivere da sola, in una città che offriva tutte le comodità e mi sono trovata a vivere in una casetta poco distante dalla casa dei miei genitori, a zappare la terra e a vivere in mezzo alle montagne. All’inizio mi sono occupata dell’azienda agricola La Gallinella saggia: coltivavo e coltivo ancora topinambur, ribes nero e rabarbaro da cui ne ricavo prodotti sott’olio e creme (topinambur), confetture e sciroppi (ribes nero e rabarbaro). Nel frattempo ho iniziato a costruire i primi recinti, poi sono arrivati due asini, uno salvato da un macello, poi maiali vietnamiti, galline, un capretto salvato da macellazione sicura e una capra. Poi sono arrivate le tre pecore sotto Pasqua da dei volontari e i conigli mi sono stati donati. Nessun animale è da reddito, sono tutti parte della fattoria e della famiglia. Così nel 2019, dopo aver costruito una struttura apposita secondo le norme che richiedono la possibilità di un posto al chiuso in caso di maltempo, l’accesso e il bagno per i disabili e una metratura specifica, sono partita con la mia fattoria didattica che è anche fattoria sociale, ovvero accoglie e dà lavoro a persone che disagi fisici e mentali.

Per arrivare fino a questo punto, immagino tu abbia dovuto fare dei corsi o dei percorsi di formazione.

Sì, ho seguito un percorso di formazione di Pet Therapy, dei progetti con le scuole dove portavo gli animali, come i porcellini d’India per esempio, e facevo interagire i bambini insieme agli insegnanti. Ho studiato tanto da sola e poi ho osservato le realtà già esistenti da cui ho imparato tanto, ma la cosa più importante è stata vivere insieme agli animali, costruire per loro un ambiente passo dopo passo, giorno dopo giorno, senza sapere se sarei stata capace di farlo o no. Sapevo solo che era quello che volevo.

Quali sono i progetti che rappresenteranno la tua fattoria didattica?

Sfruttare il potenziale relazionale tra animali e bambini è il principio su cui vorrei lavorare, quindi coinvolgere le scuole e i centri estivi. Sono sempre stata convinta del beneficio che porta la relazione tra animali e uomini se è fatto in un contesto di ascolto e parità, di conseguenza il mio obiettivo è accogliere e lavorare nel miglioramento del disagio sociale, psichico e fisico attraverso delle attività mirate in collaborazione con esperti dei settori. In questo modo, cambia il modo di porsi dell’ego dell’uomo, imparando a conoscere e riconoscere l’altro da sé, le distanze da tenere, i movimenti lenti, il tono della voce. Questo comporta tutta una serie di cambiamenti nella persona che si trova nella condizione di scoprire un’altra realtà da cui imparare il rispetto e l’ascolto dei tempi, perché ogni animale è diverso e ha un diverso modo di porsi. Per esempio, un progetto che si sta per realizzare è una collaborazione con un educatore professionale per lavorare con i centri estivi qua della zona, in particolar modo con i bambini autistici. In Carnia c’è un numero elevato di bimbi con questa sindrome. A Cedarchis apriranno proprio un centro dedicato interamente a bambini autistici. Inoltre, è in piedi un progetto con i miei asini Artù e Dori, insieme ad una signora di Tolmezzo che è specializzata proprio nel comportamento degli asini, per l’accoglienza e l’interazione con i bambini ucraini: questo è un progetto finanziato dall’azienda sanitaria.

Come si chiamano gli altri animali della tua fattoria?

I maiali sono Obelix, Cora e Muki. Le pecore si chiamano Mila, Molly e Mia e gli asini appunto sono Artù e Dori. Solo i conigli non hanno un nome perché sono più di una decina.

Il ristorante dei tuoi genitori è molto conosciuto in Carnia per la qualità delle materie prime. Vi fornite da produttori locali?

Sì, soprattutto per i formaggi ci affidiamo solo a produttori carnici, per le verdure abbiamo il nostro orto, soprattutto per il periodo estivo, i dolci li facciamo in casa e la carne la prendiamo da piccoli allevamenti della regione dove gli animali sono allo stato brado. Da quando lo gestiamo io e mio marito, abbiamo eliminato tutta una serie di carni, come l’Angus e lavoriamo solo con le realtà del Friuli Venezia Giulia, preoccupandoci di conoscere il tipo di trattamento che viene fatto sugli animali.

 

Francesca Schillaci

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