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giovedì, 26 Giugno 2025

L’Oasi felina di Cercivento e i suoi 50 gatti dopo l’incendio doloso del 2020

Nel 2020 a Paluzza una parte di Oasi è stata distrutta da un incendio doloso.

30.03.2022 – 07.20 – In Carnia c’è un luogo che accoglie i gatti randagi, ammalati e abbandonati: è l’Oasi felina di Cercivento, il paese conosciuto per il Pian delle Streghe dove si dice si riunissero le donne nelle notti di luna piena in canti e cerchi di rituali. Da nove anni, la signora Anna, aiutata da qualche volontario e volontaria, ogni giorno si occupa dei gatti che vivono in Oasi, luogo che nel 2020 ha subìto un incendio doloso dichiarato dai Vigili del Fuoco: a pagarne le conseguenze sono stati tre gatti rimasti uccisi.

Intervista alla signora Anna dell’Oasi felina di Cercivento

Come ha affrontato la notte dell’incendio doloso?

Sono andata nel panico totale, non sapevo cosa fare. Sono riuscita a chiamare Sonia del Gattile “Amici di Poldo” di San Vito al Torre che nel giro di mezz’ora ha organizzato un camion pieno di persone arrivate di notte a Paluzza, dove c’era l’altra parte di Oasi più piccola, quella che ha preso fuoco, e mi hanno aiutato, grazie anche all’aiuto del Canile di Tolmezzo, a evacuare i gatti, portare fuori tutto quello che restava. Ricordo bene che i trasportini si erano sciolti per il grande calore del fuoco e i gatti erano chiusi dentro, morti asfissiati e bruciati. Se non avessi avuto l’aiuto immediato, così pronto, dei miei colleghi, non avrei potuto fare assolutamente nulla da sola.

C’è qualche ente che vi supporta o vi ha aiutato?

No. Non riceviamo nessun aiuto da nessun ente, istituzione o comune. Non siamo un’associazione per scelta, siamo un’oasi, una casa che ospita i gatti che hanno bisogno di aiuto, animali spesso in difficoltà per la continua procreazione che porta malattie nel randagismo e maggiori pericoli di incidenti e morti. Facciamo tutto con i nostri soldi, grazie alle donazioni che riceviamo dalle persone e con i mercatini di diffusione e sensibilizzazione in cui vendiamo qualche piccolo oggetto di artigianato fatto da noi. Abbiamo anche una wishlist su Amazon. Siamo affiancati da alcune cliniche veterinarie e le spese mediche le paghiamo con i soldi delle donazioni, ma non bastano sempre perché essendo molti gatti in difficoltà c’è spesso bisogno di interventi sanitari.

Quando e come è iniziata questa avventura dell’Oasi?

La parola giusta è proprio avventura! Nel 2013 insieme ad un gruppo di persone che come me ha visto la necessità di intervenire per contenere il problema del randagismo felino, molto diffuso dalle nostre parti, come le ho detto. All’inizio ci portavamo i gatti a casa, quelli da curare, ma poi aumentavano e non potevamo più gestirli così, anche per il loro bene. Così abbiamo chiesto una struttura al comune e noi l’abbiamo adibita a Oasi per i gatti, ma adesso dobbiamo andarcene da lì per problemi di terreno. Così abbiamo acquistato un altro posto con della terra attorno e ci aspetta di nuovo un enorme lavoro di sistemazione e trasloco dei gatti soprattutto. Avremo bisogno di aiuto ancora una volta.

Quanti gatti avete ora in Oasi?

Cinquanta. Più quelli che vanno e vengono a seconda delle adozioni o della rimessa in libertà dopo la sterilizzazione.

Qual è il problema più urgente che vive la realtà felina in montagna?

La sterilizzazione per risolvere il randagismo. Sfatare miti preistorici sulle cucciolate che sono necessarie, che i gatti non vanno sterilizzati, che sono animali che si arrangiano da soli, eccetera. Tutte lotte costanti che facciamo ogni giorno, noi e i nostri colleghi degli altri gattili e canili in tutto il Friuli Venezia Giulia. Inoltre, c’è il problema delle rinunce o delle adozioni solo di cuccioli. Cerchiamo di comunicare il messaggio importante che un gatto ammalato di Fiv può vivere moltissimi anni se curato a dovere, invece sono proprio i gatti che vengono riportati indietro quando sarebbero quelli che avrebbero bisogno di qualcuno che li ami e li accompagni. Sfatare queste paure e pregiudizi è molto difficile, ma fa parte del nostro dovere, piano piano con costanza.

Mi parli dei gatti anziani. Come vanno le richieste di adozioni per loro?

Molto male, ma spesso siamo noi che non li vogliamo dare per il bene del gatto che ormai si è abituato a vivere in Oasi e sradicarlo spesso potrebbe significare anche la morte. I gatti si affezionano molto all’ambiente, ma a differenza delle credenze popolari, si affezionano molto anche alle persone che li curano e agli altri gatti, con cui instaurano delle relazioni. Infatti, quando muore un amico o un fratello, alcuni non mangiano per giorni e si isolano. Stessa cosa accade all’incontrario con i cuccioli: spesso scegliamo di non darli in adozione a degli anziani per salvaguardare l’anziano stesso. I cuccioli sono vivaci, corrono e hanno bisogno di giocare e interagire moltissimo. Un anziano rischia di cadere e rompersi un femore se il gatto gli corre tra le gambe, oltre al fatto che gli sarebbe molto difficile esaudire le richieste necessarie di un cucciolo. Bisogna sempre pensare ad entrambe le parti quando si effettua una adozione.

Come si svolge una giornata in Oasi?

Per prima cosa prestare attenzione ai gatti che non stanno bene. Poi si inizia tutta la parte di pulizia delle ciotole, delle lettiere, la disinfezione degli ambienti, il riordino del terreno se necessario o del magazzino. Poi beviamo un caffè, ci sediamo e passiamo il tempo con loro, li osserviamo, aspetto più importante di tutti per poterli conoscere e notare se stanno bene o hanno qualcosa che non va. E’ il tempo speso con loro, con coccole e attenzione che ci permette di compiere al meglio il compito di assicurargli quanta più cura possibile.

[f.s]

 

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