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Mattarella a Trieste: “In questo contesto difficile si è rafforzata l’Unione dei Popoli europei”

29.03.2022 – 07.20 – Ieri mattina il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha fatto visita a Trieste per presenziare a due importanti cerimonie quella tenutasi presso la Prefettura di Trieste, dove ha controfirmato il documento che sancirà il passaggio di mano del Narodni Dom di Via Filzi dall’ateneo giuliano all’omonima Associazione della comunità slovena, e quella all’Università degli Studi di Trieste dove si è celebrata l’inaugurazione del nuovo anno accademico. Alla prima si è concluso un percorso burocratico iniziato nell’estate del 2020, quando il Capo dello Stato italiano e il collega sloveno, Borut Pahor, firmarono il protocollo per la restituzione dello storico edificio che un tempo ha ospitato la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini, un edificio polifunzionale nel centro di Trieste, nel quale trovavano spazio anche un teatro, una cassa di risparmio, un caffè ed un albergo. Nel 1920, lo stabile fu dato alle fiamme dagli squadristi fascisti. Durante la cerimonia di ieri mattina il rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda, e il Presidente della Fondazione Narodni Dom, Rado Race, hanno sottoscritto ufficialmente il contratto di trasferimento, a titolo gratuito, del Palazzo progettato dall’architetto Max Fabiani dall’Università alla Fondazione.

Contestualmente è stato siglato anche il contratto di comodato gratuito dell’immobile a favore dell’Università che rimarrà a disposizione dell’ateneo triestino in attesa del trasferimento nell’edificio denominato “Gregoretti 2”. Al secondo evento mattutino, il Presidente Mattarella è stato accolto presso il cortile interno dell’Ateneo giuliano dal Magnifico Rettore, Roberto Dilenarda, per celebrare assieme a studenti e docenti, il 98° anno accademico a partire dall’anno della fondazione dell’Università degli Studi di Trieste, avvenuta nell’Agosto del 1924, allora nota come Regia Università degli Studi Economici e Commerciali. La cerimonia si è aperta con l’esecuzione del Canto degli Italiani e dell’Inno Europeo da parte del Coro e dell’Orchestra del locale Ateneo diretto dal Maestro Riccardo Cossi.

Foto: Università degli Studi di Trieste.

Successivamente ha preso la parola il Primo Cittadino di Trieste Roberto Dipiazza il quale ha dichiarato: “Presidente Mattarella la ringrazio a nome di Trieste e a titolo personale per la sua concreta vicinanza alla nostra città, per aver insieme al Presidente della Repubblica di Slovenia Borut Pahor reso omaggio alle vittime del ‘900, tenendovi mano nella mano nei luoghi della memoria, che tanto hanno diviso questa terre, indicando un futuro di pace e di collaborazione. La ringrazio perché la sua costante presenza e vicinanza testimoniano anche l’importanza strategica che la nostra città riveste nel contesto europeo”.

“La mia età anagrafica – ha continuato il Sindaco – fa di me un cittadino italiano d’Europa a differenza dei tanti giovani, architetti del nostro futuro, che vivono questo Ateneo e come i loro coetanei nel Paese, sono invece cittadini europei d’Italia. L’Unione Europea ci garantisce la pace da molti decenni e nel 2012 è stata insignita del premio Nobel per la Pace per aver contribuito a trasformare la maggior parte dell’Europa da un continente di guerra in un continente di pace. I nostri valori, la nostra visione di libertà e giustizia, sono oggi minacciate dalla guerra della Russia, mi correggo, dalla guerra di Putin contro l’Ucraina. Ebbene in questo contesto difficile e drammatico che stiamo vivendo è venuta fuori, si è rafforzata l’Unione dei Popoli delle Nazioni d’Europa, mai così solidali come oggi contro la minaccia comune al nostro modello di Democrazia e Libertà. Questa ritrovata compattezza ha unito le mani di tutti i cittadini d’Europa che, aiutando il popolo ucraino nei modi più opportuni, stanno lottando per garantire ancora un futuro di pace e collaborazione”.

“Con il dramma degli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati, Trieste, fieramente italiana, conosce bene cosa vuol dire fuggire dalla dittatura, abbandonare i propri averi, salutare i propri cari. I triestini hanno un cuore grande è stanno aprendo le proprie case, facendo tutto ciò che possono fare, per aiutare i profughi ucraini e contribuire a difendere la nostra Democrazia e libertà. Viva Trieste. Viva la Repubblica. Viva la Democrazia e la Libertà” – ha concluso Dipiazza.

Foto: Università degli Studi di Trieste.

Poi è stata la volta del Governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, il quale ha asserito che: “Il sistema universitario è stato ed è al centro dell’attenzione dell’Amministrazione regionale: si apre una congiuntura ancora difficile, ardua e per certi aspetti angosciante ma mai come oggi la necessità di affidarsi alla conoscenza sarà determinante per superare questo periodo così sfidante”. “Trieste – ha continuato Fedriga – è capitale dell’incontro delle culture: attraverso la cultura si crea il dialogo. Il compito della cultura e della scienza non è quello di escludere e di emarginare, ma quello di coinvolgere”.

Fedriga, nell’Aula Magna dell’Ateneo insieme al suo vice Riccardo Riccardi, ha poi ricordato gli stanziamenti per il sistema universitario che nella programmazione 2019-2021 sfiorano i 26 milioni, di cui 10 tra infrastrutture di ricerca ed edilizia; nel 2022-2024 sono stanziati 22,8 milioni, di cui 3 per le infrastrutture, al netto della dotazione finanziaria per l’edilizia. Il governatore ha evidenziato poi gli interventi più significativi a favore dell’Ateneo triestino: dall’infrastruttura di trasmissione dati intrinsecamente sicura (800mila euro), all’implementazione dei laboratori (1,45 mln di euro), alla dotazione di 500mila euro per lo sviluppo delle scienze sociali nelle Università di Trieste e di Udine. “Un’ulteriore partita aperta – ha rilevato Fedriga – riguarda il Pnrr, versante sul quale l’Ateneo triestino e le altre istituzioni scientifiche radicate sul territorio regionale, assieme alle imprese, dovranno mettere in campo le proprie eccellenze per cogliere appieno le opportunità legate al Piano. Infine il Governatore ha sottolineato l’impegno della Regione e del sistema universitario per gli studenti ucraini. Di fronte alla nuova emergenza “la risposta è stata pronta. L’Ateneo ha saputo accogliere l’appello del ministro Messa di attivare ogni possibile iniziativa ed azione atta a manifestare sostegno, solidarietà e vicinanza al popolo ucraino, con particolare attenzione a creare le migliori condizioni per la popolazione studentesca e per mantenere viva in essa la speranza in un futuro di libertà, anche attraverso la continuità nei percorsi di studio. Il sistema universitario regionale – ha concluso il governatore del Friuli Venezia Giulia – lancia così, in un contesto di sofferenza e crescente preoccupazione, un segnale importante sul piano della solidarietà e dell’inclusione”.

Foto: Università degli Studi di Trieste.

Poi è stata la volta del Magnifico Rettore Roberto Di Lenarda il quale nel suo discorso inaugurale ha voluto anch’egli rivolgere inizialmente un pensiero a coloro che soffrono in conseguenza del conflitto russo-ucraino, auspicando che l’Università, quale luogo di conoscenza, ricerca e scambio, contribuisca alla pace e al dialogo tra popoli. “Continueremo come Sistma Trieste ad essere solidali e aperti a tutte le collaborazioni scientifiche – ha affermato il Rettore – ma saremo anche forti nel condannare le aggressioni di chi pensa di imporre con la forza le sue inaccettabili prevaricazioni”. L’inaugurazione di questa mattina è stata anche un’ottima occasione per rilanciare l’importanza strategica dei dottorati di ricerca per formare il capitale umano necessario alla ripartenza del Paese. Units ha infatti investito ampiamente nei Phd, anticipando il trend di sviluppo previsto dal PNRR.

“Nell’ultimo triennio – ha puntualizzato Di Lenarda – i nostri dottorati hanno registrato un incremento degli iscritti del 74%”. Questa crescita sarà ulteriormente accelerata nell’anno accademico 2022-2023 hanno reso noto dall’Units. Infine, sono stati resi noti dal Rettore alcuni dettagli in merito all’ampliamento dell’offerta formativa la quale è in continua espansione. “Dopo l’istituzione di ben tre nuovi corsi di laurea nella scorsa stagione academica, – ha ricordato Di Lenarda – quest’anno vedranno la luce altrettanti corsi come quello di “Scienze della Formazione Primaria”, di “Scienze per l’Ambiente Marino e Costiero” e quello di “Geofisica e Geodati”, corso, quest’ultimo, che rispetto all’offerta formativa di altri atenei nella stessa area disciplinare, si contraddistingueranno per l’approccio multidisciplinare e per l’abbinamento con la Scienza dei dati”. La crescita dell’importanza dell’Università degli Studi di Trieste a livello nazionale, ha poi ricordato il Rettore, non si valuta solo in base alla quantità o alla qualità dei corsi ma anche in base al numero degli investimenti infrastrutturali stanziati negli ultimi anni per riqualificare aule e laboratori didattici con il fine di aggiornare dontazioni tecnologiche ed impianti. Grande importanza, poi, è stata posta sulle ristrutturazioni di importanti sedi succursali come quella del Parco di San Giovanni o nel recupero dell’ex Campo Profughi di Padriciano; ristrutturazioni eseguite all’insegna della riduzione dei consumi e della sostenibilità ambientale, come sta accadendo poi presso l’edificio centrale dove è in fase di lancio un impianto fotovoltaico in grado di produrre 200 mila KWh all’anno. In chiusura, il Rettore ha espresso soddisfazione per la conclusione della vicenda che ruotava attorno alla sede dell’ex Scuola Interpreti (Narodni Dom in Via Filzi, ndr) perdurata per circa un ventennio. “Abbiamo sottoscritto questa mattina alla presenza del Presidente Mattarella – ha ricordato Di Lenarda – gli atti per il trasferimento di proprietà dell’edificio alla Fondazione allo scopo istituita, siglando l’accordo per mantenere l’utilizzo in attesa della ristrutturazione della nuova sede. Per il Rettore tale atto è “un risultato storico per l’integrazione e la crescita pacifica dei nostri popoli”.

Foto: RAI.

Infine, il Presidente della Repubblica Mattarella, ha voluto proferire alla cerimonia un piccolo ma intenso intervento fuori programma, ponendo l’attenzione principalmente sull’importanza della pace e del dialogo tra popoli in ambito internazionale. “Non troviamo una motivazione razionale a questa guerra – ha asserito il Capo dello Stato. La pace è sempre doverosa e possibile: proprio per questo stiamo rispondendo con la dovuta solidarietà, con l’accoglienza dei profughi. E con misure economiche e finanziarie che indeboliscono chi vuole imporre con la violenza delle armi una guerra che, se non trovasse ostacoli, non si fermerebbe. Occorre fermarla ora, subito. Servono dialogo e trattative per chiudere la guerra immediatamente”.

“Trieste, – ha asserito il Presidente – celebre città di frontiera, in passato ha attraversato momenti travagliati e difficili, trasformandoli in cose concrete, attive, positive, di condivisione e collaborazione, e oggi sta avvertendo con particolare intensità quanto nelle ultime settimane sta accadendo. Anche per questo motivo, come hanno ricordato il Sindaco ed il Rettore poc’anzi, Trieste rappresenta un esempio per l’Europa, per il suo destino indiscutibilmente legato alla pace e all’integrazione e alla collaborazione”.

“Le ragioni della convivenza umana – ha proseguito Mattarella – pretendono che si ponga fine alle guerre”. Viceversa, “produrrebbe una deriva angosciosa di conflitti che potrebbero non trovare limiti. Stiamo rispondendo, cercando con insistenza di proporre dialogo e trattative per chiudere il conflitto immediatamente, per ritirare le forze di invasione, per trovare soluzioni politiche; pronti a contribuire a perseguirle non appena si aprissero spiragli di disponibilità. Invece abbiamo dovuto assistere al riesplodere di aggressivi egoismi nazionali, al pari dell’Ottocento del secolo scorso” – ha sottolineto il Presidente della Repubblica – “un retrocedere della Storia e della civiltà che mai avremmo ritenuto possibile in questo inizio di millennio, assistendo a vittime di ogni età, a devastazione di città e campagne, all’impoverimento del mondo. Non riusciamo neppure a rinvenirvi una motivazione razionale” – ha concluso.

[g.t]

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