25.03.2022 – 7:10 – È passato un mese dall’invasione russa, partita il 24 febbraio scorso, e il bilancio è drammatico. Oltre mille i civili uccisi, molti di più i feriti, un numero imprecisato di vittime tra i soldati di entrambi gli schieramenti e milioni di sfollati. Zelensky, intervenuto all’assemblea Nato, ha denunciato nuovamente le atrocità e i crimini di guerra dell’esercito russo, tra l’uso di armi al fosforo e attacchi su cittadini disarmati in attesa di aiuti umanitari. Già nei giorni scorsi si era parlato dell’impossibilità per i civili di fuggire lungo i corridoi umanitari diretti a ovest, che venivano sistematicamente bersagliati dagli attacchi russi al fine di convogliare i profughi verso est. A tal proposito, nella giornata di ieri Reuters ha riportato la notizia che oltre 15000 civili in fuga dalla città di Mariupol, assediata e ormai quasi rasa al suolo, sono stati illegalmente deportati verso la Russia.
L’Ucraina tuttavia continua a resistere alla lenta avanzata russa e a contrattaccare. Nel porto di Berdyansk, occupato dai russi, una grande nave da sbarco anfibia è stata distrutta dagli ucraini, secondo cui l’imbarcazione trasportava materiale militare per le truppe stanziate a Mariupol. Per sostenere le azioni di resistenza, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, al termine del summit straordinario dell’Alleanza Atlantica, ha fatto sapere che “Gli alleati hanno deciso di fornire più assistenza all’Ucraina, anche dal punto di vista militare”. Si tratta di armi anti carro, difese anti missili e droni che si sono dimostrati molto efficaci nelle azioni di difesa. È notizia di ieri anche il primo scambio di prigionieri tra russi e ucraini. Come riferito dalla vicepresidente Iryna Vereshchuk, dieci soldati russi catturati dall’esercito di Kyiv sono stati consegnati al nemico in cambio di dieci prigionieri ucraini.
Nel frattempo sulla stampa trapelano indiscrezioni su un possibile, e per molti versi auspicabile, colpo di stato dei servizi segreti ai danni di Putin. I vertici militari russi, come molti altri oligarchi, sarebbero preoccupati per le evoluzioni che la situazione potrebbe prendere nei prossimi mesi e per le ripercussioni della crisi economica sulla loro stessa qualità di vita. Quanto sia realmente plausibile un simile scenario e quanto rientri nei wishful thinking di noi occidentali resta, almeno per ora, un mistero insondabile.