28.12.2021 – 07.40 – Della pandemia ormai si iniziano a contare gli anni: era il 31 dicembre 2019 quando le autorità sanitarie cinesi hanno notificato un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan.
Una notizia apparentemente lontana ma che, il 30 gennaio 2020, avrebbe toccato la quotidianità italiana, con la notificazione dei primi due casi nella Penisola.
Da quei mesi, che ormai appaiono lontani, un’escalation, che ha portato a lockdown, zone multicolori, coprifuoco e tutte le misure per il contenimento della pandemia che ormai si conoscono fin troppo bene.
Ma un’importante data che scandisce le tappe del contrasto e contenimento del Covid-19 risale esattamente a un anno fa: sono passati infatti 365 giorni dall’arrivo delle prime 9.750 dosi e le prime 7.342 iniezioni dei vaccini anti-Covid-19.
Cominciava così la campagna vaccinale che, ad oggi, conta 108.226.482 dosi somministrate: il 77,98% della popolazione ha infatti completato il ciclo vaccinale primario. Vaccini che hanno visto un crescente aumento delle adesioni giorno dopo giorno, fino al picco nell’estate di quest’anno, il 4 giugno 2021, con la somministrazione di ben 633.626 dosi giornaliere.
Numeri che sono poi, per forza di cose, andati ad affievolirsi in estate, per poi rinvigorirsi a settembre, con l’avvio della campagna per le terze dosi.
Una vera e propria scarpinata che ha portato il 16 dicembre a sfiorare i numeri di inizio estate, con 584.715 somministrazioni.
L’Italia, ad oggi, è al 15° posto a livello mondiale per il completamento del ciclo vaccinale primario e al 5° posto in Unione Europea.
Anche in Friuli Venezia Giulia proseguono le somministrazioni delle terze dosi, nonostante alcune difficoltà riscontrate a causa del rifiuto da parte di molte persone della dose booster di Moderna, esprimendo preferenza per Pfizer: una problematica, quella del timore del mix di vaccini, che coinvolge anche altre regioni d’Italia, a causa di una mancanza di abbastanza dosi di Pfizer.
Paure che trovano però le rassicurazioni della comunità scientifica che, a seguito di numerosi studi condotti gli scorsi mesi, sottolinea che il ‘mix and match‘ è efficace e sicuro: Moderna ha inoltre un’efficacia vaccinale più duratura nel tempo.
Una tendenza che non si discosta inoltre dal modus operandi dell’immunologia: infatti non è affatto inusuale utilizzare vaccini differenti per i richiami, come è già successo per epatite B, meningococco C e antinfluenzale.
[c.c]