09.12.2021 – 15.17 – Un frammento di mediterraneità incastonato nel cuore dell’architettura nordica del Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste. Si potrebbe descrivere così, attraverso un connubio tra nord e sud, tra architettura spagnola e italo-austriaca, il progetto del nuovo Museo del Mare, presentato oggi con una tre ore di rendering, bozzetti e foto dall’architetto spagnolo Guillermo Vazquez Consuegra.
Nella sezione centrale del Magazzino 26 ecco profilarsi una grande scala elicoidale che si inerpica trasversale all’intero manufatto industriale; alla sommità si profila, con un innesto tra le quattro torri medievaleggianti del magazzino, un “mirador” di vetro e ferro.
Un ristorante al primo piano di quest’esile torricciuola, da dove degustare un piatto di mare guardando le onde all’orizzonte; e al secondo piano, battuto dai venti di Bora, un osservatorio di vetro. Discendendo poi dal “mirador” nella struttura museale stessa, ecco la luce del giorno che cala e penetra dal tetto parzialmente scoperto; con lame di luce che dal “mirador” discendono ai primi piani, smerigliando di raggi le nuove pareti divisorie di cemento inciso con raffigurazioni marine. Discendiamo ancora; ed ecco, al pianoterra, tra le colonne portanti profilarsi ancora i deboli barlumi della luce del sole.
Il progetto dell’architetto Consuegra – ancora suscettibile di mutamenti, ma definitivo nelle sue linee di base – rappresenta un compendio dell’opera dell’architetto spagnolo, incentrata sulla luce e sull’importanza della dimensione urbana: una presentazione che ha riscosso approvazione, sebbene ne sia stata evidenziata la totale estraneità dal linguaggio architettonico nordico, rigorosamente teutonico, del Porto Vecchio. In altre parole un innesto straniero dove evidente è la firma di un archistar che ha rimarcato più volte come “questo sia un magazzino, non un museo” e come tale debba essere trasformato.
A seguito dei saluti di rito dell’assessore comunale alle Politiche del Patrimonio Immobiliare Elisa Lodi, la presentazione ha esordito con le parole dell’assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo Giorgio Rossi che ha ricordato come quattro anni e mezzo fa “questo era un luogo deserto, un Sahara”; mentre ora, grazie al progetto dell’architetto Consuegra, si potrà procedere alla costruzione di un “grande attrattore culturale transfrontaliero” che si candidi a essere “punto nevralgico di tutta la Mitteleuropa”. Un risultato che non sarebbe stato possibile senza il supporto dell’architetto Antonella Caroli dell’associazione Italia Nostra, da oltre trent’anni impegnata nella tutela dell’archeologia industriale del Porto.
Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha ricordato che questo è solo uno dei tanti tasselli della riqualificazione portuale: ormai “ci raggiungono imprenditori ogni giorno per investire nel Porto Vecchio”; stiamo vivendo “un momento straordinario”.
L’ingegnere Giulio Bernetti, Direttore del dipartimento TEAM, ha ricordato che il MuMa (Museo del Mare) rappresenta il cuore del recupero della zona: solo infatti al Museo sono stati destinati 33 milioni, iniettati direttamente dal Ministero della Cultura.
L’architetto Guillermo Vazquez Consuegra ha infine presentato il progetto, ripercorrendo molte delle sue opere nella Spagna d’inizio duemila, all’insegna di un intreccio tra filosofia personale e realtà costruttiva. A tratti il discorso era difficile da comprendere, utilizzando Consuegra un pidgin che mescolava italiano e spagnolo.
Secondo Consuegra l’architetto deve “offrire alla città uno spazio pubblico”, cioè “un’architettura civica“. Per l’architetto da Siviglia “conta la città”, anzi “la dimensione pubblica dell’architettura”. Scorrendo le immagini dei diversi progetti museali di Consuegra era evidente che “la luce naturale è il materiale principale dell’architettura” attraverso un “rapporto diretto con la natura”. Secondo Consuegra occorre una “reinvenzione, riattivazione dell’antico per un uso contemporaneo”.
Nel caso specifico del Magazzino 26 l’intervento “non vuole essere né totale rottura, né sterile storicismo, mimetismo“. Serve invece “una terza via” che realizzi “un rapporto di analogia con l’edificio esistente”.
Procedendo dall’alto al basso – curiosamente il percorso che Consuegra immagina per i visitatori stessi del Museo – si parte dal “mirador” coperto: una struttura di vetro con ossatura di zinco dalla quale poter guardare contemporaneamente il mare e la città. Una sorta di “corpo doppio, duale”.
Dal mirador si discende poi un ambiente centrale, caratterizzato da una grande scala elicoidale che sia trasversale all’intero edificio, con la quale accedere ai piani museali.
Il terzo piano ospiterebbe pertanto la biblioteca, divisa in una parte per la consultazione e il relax e una più propriamente archivistica; i libri stessi verrebbero collocati nelle sezioni corrispondenti delle torri, garantendo di conservare nella parte centrale un luogo di incontro. La parte espositiva vera e propria, sviluppatasi su tre piani, prevede un grande corpo centrale e 4 sale dedicate alle esposizioni permanenti; mentre il pianoterra corrisponderebbe alle esposizioni temporanee. I reperti e il materiale verrebbero concentrati sul lato nord, mentre il lato sud del Magazzino 26 verrebbe deputato all’organizzazione interna del personale (archivistico, bibliotecario, manageriale, ecc ecc).
Considerando come il magazzino richieda di inframezzare ulteriormente gli spazi affinché la trasformazione in un museo sia completa l’architetto ha previsto pareti di cemento armato con una successione di incisioni di 1 cm di spessore di alghe e raffigurazioni marine stilizzate.
Di grande interesse anche il bookshop che si sviluppa con un gioco di curve e controcurve.
I servizi ausiliari verrebbero infine realizzati con una sorta di “scatola dentro il recinto dell’architettura“; se vogliamo una seconda pelle per il magazzino 26, rivestita di una texture di listelli di colore scuro.
Il Museo infine “fuoriesce” dai suoi confini tradizionali di edificio attraverso un filare di alberi esterno, i cui basamenti e le cui panchine di legno saranno identiche a quelle già presenti all’interno del Museo stesso, all’insegna di una continuità con il Museo che si estende nella strada stessa, cercando un contatto coi cittadini.
La dott. Patrizia Fasolato del Servizio Musei e Biblioteche ha infine illustrato il progetto del cosiddetto “storyboard” del Museo del Mare: come sarà il contenuto del Museo? Secondo quali linee guida si articoleranno i diversi spazi espositivi?
Secondo la Fasolato sarà “un museo dinamico” che indagherà “il rapporto storico, economico, scientifico e culturale di Trieste con il mare”. Un museo “glocal” perchè attraverso la dimensione locale triestina interesserà anche i visitatori stranieri. Non è stato però approfondito il reale, effettivo, contenuto del Museo che sarà demandato ad ulteriori incontri. Si sa che “parte dal ‘700 ad oggi” con sezioni che andranno “dalla storia della marineria” a “esplorazioni e reperti”, alla “cantieristica”, alla pesca, alla guerra, riunendo figure come “Ressel e Marconi”, ma senza trascurare il mare “come luogo di svago” e “via di transito”.
Un “percorso fluido e integrato” dove ciascuno potrà trovare il “proprio” angolo di interesse. Senza dimenticare la manutenzione e il restauro dei reperti già esistenti, dei quali il 95% è già confluito, in via temporanea, nel Magazzino 26. Verranno anche inseriti i fondi, rispettivamente archivistici, fotografici e specializzati. A differenza tuttavia del progetto di Consuegra, come e con quale tecnica il materiale verrà esposto è ancora tutto da decidere.
[z.s.]