05.03.2021-10.18 – Il 2 di marzo, il Tribunale di Udine ha stabilito un’ordinanza secondo la quale la Regione dovrà cambiare il Regolamento regionale n.66/2020 per il sostegno al contributo economico degli affitti in quanto “discriminatorio” nei confronti degli stranieri e in contrasto con le norme comunitarie e nazionali. Il comune di Udine dovrà inserire in graduatoria i cittadini stranieri esclusi per mancanza della documentazione illegittimamente prevista. Rispetto alla dichiarazione sull’inesistenza di immobili di proprietà in qualsiasi parte del mondo è discriminatorio richiedere solo agli stranieri una documentazione ulteriore rispetto all’ISEE, documentazione che anche gli italiani dovrebbero sottoporre la dichiarazione e alla verifica dell’Agenzia delle Entrate. I comuni non potranno più chiedere ai cittadini extra Ue documentazioni che attestino la non proprietà di immobili sia da Pese di origine, sia dal Paese di provenienza.
Il ricorso proposto da cinque cittadini stranieri (quattro del Ghana e uno del Marocco) che si erano visti dichiarare inammissibili le domande di contributo affitti per non aver prodotto documentazione del paese di origine attestante l’inesistenza in patria di un alloggio idoneo in proprietà, è stato accolto dal Tribunale di Udine nella giornata del 2 di marzo. A supporto della causa era intervenuta anche l’ASGI affinché non solo venissero accolte le domande dei richiedenti ma , altresì, “rimuovesse la “discriminazione collettiva” presente in tutta la regione a causa dell’obbligo di produzione dei documenti, contenuto nel regolamento regionale 15.4.2020“. Il Giudice del Tribunale, la Dott.ssa Marina Vitulli, ha accolto sia la domanda dei cinque cittadini stranieri sia quella dell’ ASGI, ordinando alla Regione di modificare il Regolamento regionale.
Il sindaco di Udine Pietro Fontanini, pur prendendone atto, si dichiara contrario e concorde con l’applicazione della norma regionale a causa dell’esubero di tanti privilegiati stranieri, che oltre a non pagare l’affitto, con gli sfratti bloccati, continuano ad occupare le case. Nonostante la Regione possa presentare ricorso, chiedendo la sospensiva dell’attuale ordinanza, l’ordine emesso dal Tribunale di Udine rappresenterà un precedente importante nella questione delle case Ater.
A questo proposito il governatore della Regione, Massimo Fedriga, si è amaramente pronunciato: “”Prendiamo atto con rammarico della decisione presa dal Tribunale di Udine. In questo modo si crea una discriminazione verso i cittadini italiani e in particolare verso quelli del Friuli-Venezia Giulia. Qui le autorità competenti sono in grado di verificare il contenuto di una autocertificazione in merito alle proprietà di un cittadino italiano. Lo stesso invece non può essere fatto nel caso di persone provenienti da alcuni Paesi. In Friuli-Venezia Giulia non viene fatto nulla di straordinario. Chiediamo solamente che queste persone certifichino di non possedere una determinata proprietà. Non vi è nulla di discriminatorio in tutto questo”.
“Al contrario – sottolinea Fedriga – riteniamo che la decisione del Tribunale di Udine sia fortemente discriminatoria nei confronti dei cittadini italiani che di fatto fanno una autocertificazione verificabile, a differenza di chi è chiamato a produrre una autocertificazione non verificabile. Ora stiamo valutando se ci sono i margini per opporci a questa ordinanza. Comunque, non demordiamo e troveremo altri strumenti per non tornare indietro. Prima di questa Amministrazione i cittadini arrivati da poco tempo in Friuli-Venezia Giulia e provenienti da Paesi lontani si trovavano sempre nei primi posti nelle graduatorie sul lavoro, come in quelle per le abitazioni Ater e per i contributi. Nessuno vuole discriminare queste persone però riteniamo ci debba essere un principio di priorità che tenga nella giusta considerazione chi adesso si trova in uno stato di difficoltà ma che per tanti anni, pagando le tasse in Italia, ha contribuito a far crescere il proprio territorio”
[l.f]