
04.03.2021-11.58 – Questa settimana, con la Dott.ssa Sonia Manente, presidente dell’Associazione Endometriosi FVG Odv, abbiamo deciso di trattare il tema dell’adenomiosi e di come può incidere sulla fertilità. Malattia che spesso viene associata all’endometriosi e che, anch’essa, colpisce un numero elevato di donne in età fertile. L’endometriosi e adenomiosi sono patologie a carattere cronico, potenzialmente molto invalidanti, in grado di determinare una scarsissima qualità di vita e di minare l’intero percorso esistenziale di coloro che ne soffrono e delle loro famiglie.
L’ adenomiosi è una condizione estrogeno-sensibile che colpisce le donne in età fertile.
È dovuta alla presenza di endometrio (tessuto che ricopre la parte interna dell’utero) nella parte esterna dell’utero (miometrio), che è uno strato muscolare. Caratterizzata da un ispessimento della parete uterina che può essere localizzato e nodulare (adenomioma) oppure interessare ampie aree della parete uterina, spesso a livello posteriore, dando luogo all’adenomiosi diffusa. In parole semplici, l’adenomiosi si manifesta quando l’endometrio, crescendo in sedi dove normalmente non dovrebbe esserci, invade il miometrio. Nell’adenomiosi, il tessuto endometriale ectopico tende a indurre un aumento di volume diffuso dell’utero (allargamento globulare dell’utero). All’esame ginecologico, l’utero di una donna affetta da adenomiosi può raddoppiare o perfino triplicare in termini di dimensione; per questa ragione, il ventre viene percepito dalla donna più gonfio o più grosso. La crescita di tessuto può interessare uniformemente un po’ tutta la parete muscolare uterina (adenomiosi diffusa), oppure colpirne una parte limitata, presentandosi con un aspetto nodulare simile ai fibromi, e allora si parla di adenomioma.
Spesso è stata definita come endometriosi dell’utero o “endometriosi interna” considerando che, anche in questo caso, si tratta di tessuto endometriale situato fuori sede, ma non dev’essere confusa con l’endometriosi propriamente detta (esterna): in quest’ultimo caso il tessuto endometriale si localizza al di fuori dell’utero, crescendo dunque nella pelvi (es. nelle ovaie, nelle tube di Falloppio, nel tratto compreso fra retto ed utero oppure nell’uretere) o al di fuori di essa (es. nell’ombelico, nei polmoni, nella vulva, nei muscoli ecc.).
L’adenomiosi sembra ridurre le probabilità di concepimento e aumentare quelle di aborto e recenti evidenze si stanno incentrando sull’associazione tra adenomiosi ed endometriosi. Entrambe si possono riscontrare in una paziente anche se non sono necessariamente correlate. Tuttavia, è importante notare che nelle situazioni in cui coesistono, la compromissione della fertilità e della capacità riproduttiva può essere maggiore. Spesso misconosciuta dallo stesso curante può essere scambiata per una semplice lesione miomatosa (o fibroma).
Abbiamo voluto riportare qui, la testimonianza di una donna che ha iniziato a soffrire di adenomiosi fin dalla giovane età e di cui non è stata mai diagnostica la presenza fino al terzo aborto:
“Mi chiamo Allegra, ho avuto dolori molto forti fin dalla mia prima mestruazione comparsa all’età di 12 anni. Sebbene, per un periodo lunghissimo le diagnosi non abbiano evidenziato nessuna patologia, mi hanno imbottito per più di dieci anni di psicofarmaci non riscontrando a livello scientifico nessuna sintomatologia.
Ho subito un primo aborto spontaneo e altri due dopo aver seguito due percorsi di PMA (procreazione medicalmente assistita). Il terzo aborto avvenne mentre mi trovavo in una capitale straniera. Durante il ricovero dopo l’ecografia mi dissero che la gravidanza si era interrotta, e che era una cosa normale in quanto l’adenomiosi era abbastanza espansa e che la placenta non poteva attecchire all’utero a causa di questa patologia. Mi fecero un’intervista e da quel momento seppi finalmente di cosa soffrissi ossia, di una malattia poco conosciuta ma molto invalidante.
Ad oggi rispetto ad altre donne non sono madre, e la cosa che mi rende più triste e che non concepisco e di essere passata per tanti anni come una donna che soffriva semplicemente di forti dolori mestruali. Forse se avessi avuto una diagnosi precoce di questa patologia oggi sarei madre. Vorrei che altre donne/ragazze non dovessero passare per questo calvario che, non solo porta grossi ed invalidanti problemi a livello fisico ma, che altresì subentra da un punto di vista psicologico creando sia insicurezza personale sia a livello di coppia, invadendo in modo realmente invasivo nella sfera dell’intimo”.
Una donna colpita da adenomiosi è più esposta al rischio di parto pretermine o di rottura anticipata delle membrane durante la gravidanza (condizione popolarmente conosciuta come rottura delle acque). Per limitare il rischio di comparsa di lesioni con potenziale riduzione di fertilità è opportuno sapere che vi è la possibilità, crescente con l’età, di sviluppare adenomiosi. L’adenomiosi può essere più comune tra le donne che hanno avuto più di una gravidanza.
È una patologia ginecologica molto diffusa, studi recenti stimano che la sua prevalenza sia di circa il 20%. In particolare, interessa nel 20% dei casi donne in età fertile di età inferiore ai 39 anni, mentre nell’80% dei casi sono affette donne tra i 40 e i 50 anni. Circa il 30% delle donne che soffrono di adenomiosi sono asintomatiche quindi di solito, viene riscontrata durante un’ecografia di controllo ginecologica o nel momento in cui si inizia un trattamento. I sintomi solitamente scompaiono o diminuiscono dopo la menopausa.
Da non dimenticare, poi, che quando è sintomatica produce effetti che possono ripercuotersi negativamente sulle abitudini di vita della donna: per esempio, il sanguinamento uterino può comparire all’improvviso o generare fortissimi crampi addominali. L’ipermenorrea osservata in alcune donne colpite da adenomiosi potrebbe sovente procurare anemia cronica. Per questa ragione, il trattamento farmacologico e/o chirurgico (soprattutto) risulta di primaria importanza.
La classica ecografia sovra pubica non accerta in modo inequivocabile un sospetto di adenomiosi e, per questo, non è particolarmente attendibile. L’ecografia transvaginale permette invece di diagnosticare con più esattezza il disturbo; a supporto di tale tecnica, la paziente può essere sottoposta a risonanza magnetica. Tuttavia, per una diagnosi definitiva di adenomiosi il medico deve esaminare i tessuti prelevati dall’utero. L’unico modo per ottenere questi tessuti è rimuovere l’utero (isterectomia).
Possono essere tentati trattamenti ormonali simili a quelli usati per il trattamento dell’endometriosi o il trattamento con contraccettivi orali, ma di solito senza successo. Un dispositivo intrauterino a rilascio di levonorgestrel può aiutare a controllare la dismenorrea e il sanguinamento.
[l.f]
(prossimo articolo “L’ecografia di secondo livello”)