22.09.2021 – 08.30 – Quando il Green Pass era ancora un’ipotesi, tra giugno e luglio 2021, già si discuteva se applicare o meno l’obbligatorietà vaccinale a quel vasto sottobosco di colf, badanti e babysitter che vivono a stretto contatto proprio con quella fascia di anziani maggiormente a rischio di morte od ospedalizzazione da Covid-19. Un problema in FVG per la forte presenza di una popolazione anziana e per le caratteristiche del profilo lavorativo delle badanti; molte impiegate nel “nero” e ancor più provenienti da oltre confine.
Con l’inserimento dell’obbligatorietà a livello lavorativo a partire dal prossimo 15 ottobre anche questa categoria dovrà adeguarsi; tuttavia permangono forti difficoltà. Molte colf e/o assistenti familiari hanno scelto in regione di rientrare nelle rispettive patrie; altre ancora si sono già vaccinate, ma provenendo dall’est hanno utilizzo o lo Sputnik o il Sinovac, entrambi sieri non riconosciuti dall’Unione Europea e come tali impossibilitati a fornire il Green Pass europeo.
I numeri in FVG si aggirano intorno a 21mila collaboratori domestici ufficialmente riconosciuti e dotati di regolare contratto di lavoro, con uno stipendio medio stimato sui 1100 euro, incluso TFR e 13esima. A questi numeri occorre poi aggiungere un 30-50% d’irregolari, secondo quanto comunicato da Tgr Fvg.
Il rischio, per un lavoro che si è spesso volto nell’illegalità, è che l’obbligo del Green pass costituisca un incentivo per le famiglie a (ri)proporre il lavoro in nero, proprio in un periodo in cui una parte rilevante di questo settore stava venendo regolarizzata.
[i.v.]