24.02.2021 – 12.40 – L’economia industriale del Friuli Venezia Giulia ha superato le “secche” del lockdown di marzo-aprile 2020; ma ora anziché procedere a vele spiegate verso la ripartenza, la produzione arranca, fa ancora fatica. Sebbene complessivamente i dati siano positivi.
È quanto emerge dall’indagine congiunturale di Confindustria Friuli Venezia Giulia elaborata sulle imprese associate al sistema confederale regionale.
Al termine del quarto trimestre 2020, l’elaborazione dei dati raccolti conferma un trend positivo di recupero del settore manifatturiero, pesantemente caratterizzato, nel corso del 2020, dagli effetti della pandemia Covid-19.
Il periodo di riferimento continua a essere caratterizzato dal significativo miglioramento, già registrato nel trimestre precedente dove si era generato un primo rilevante rimbalzo degli indicatori economici, confermando la curva di recupero, anche se con dati più stabilizzanti. Questo andamento, tuttavia, non è sufficiente a colmare il peante gap del primo semestre 2020.
In linea generale la crescita per il 2021 viene confermata dalle prime previsioni, sebbene sia molto incerta. I dati previsionali relativi al 1° trimestre 2021 indicano un trend di crescita per il 45% degli intervistati (il 26% nella rilevazione del 3° trimestre 2020), una stabilizzazione per il 47%.
Relativamente alla domanda interna, anche in questo caso, ben il 52% ne prevede un incremento (il 32% nel 3° trimestre 2020), il 36% una sua stabilizzazione. Per quanto riguarda la domanda estera il 49% prevede un incremento (il 37% nel 3° trimestre 2020) e il 42 una sua stabilità.
Infine, per quanto concerne l’occupazione, il 91% degli intervistati prevede la sua stabilità, contro il 76% del trimestre precedente. Dati in quest’ultimo caso notevolmente incoraggianti, considerando come la pandemia sia lontana dall’essere stata debellata.
Nell’insieme il quadro della situazione industriale in Friuli Venezia Giulia è stato commentato dal Presidente della Confindustria Giuseppe Bono con tinte pessimiste, evidenziando una crisi di lunga durata connessa alla situazione italiana: “È indiscutibile che rispetto ai dati dell’indagine del terzo trimestre 2020 le cose siano andate meglio. D’altro canto, il terzo trimestre andava ad analizzare una situazione che vedeva buona parte del comparto manifatturiero del Paese iniziare a riprendere l’attività dopo la drammatica chiusura per il Covid. Le cose, lo sappiamo bene tutti, non sono risolte né si può pensare che ci si stia avviando ad una soluzione a breve“.
“Quindi se recupero c’è – in parte anche sul tendenziale – va bene che ci sia, ma va attribuito al riavvio della produzione seppur con tutti i vincoli che ancora la pandemia impone e – sottolinea Bono – temo imporrà.
Nel frattempo il Paese ha attraversato una crisi politica delicata ed ora l’unica cosa che va fatta è quella di portare l’Italia a gettare le basi per risolvere gli annosi e mai risolti vincoli che, ormai da troppi anni, limitano il nostro sviluppo sociale ed economico.
La gestione della pandemia ha concentrato in massima parte l’attenzione della politica e dell’amministrazione sulle modalità per affrontarla, modalità con innumerevoli ripercussioni sulla tenuta dell’Italia sul piano dei conti ma anche su quello ancor più delicato della coesione sociale”.
“Ciò non esimerà, tuttavia, chi di dovere dall’affrontare i nodi che, senza tema di smentita più e più volte abbiamo sottolineato, bloccano il nostro Paese; nodi che se non risolti rischieranno anche di rendere del tutto inutili gli aiuti dell’Europa.
Infrastrutture, giustizia, formazione, burocrazia, livelli e potestà decisionali, ambiente, mercato e politiche del lavoro – per citarne solo alcuni – dovranno essere le priorità dell’azione di Governo in sinergia con il Parlamento coinvolgendo per le rispettive sfere di competenza le Parti Sociali che, avendo il polso del Paese reale, possono – anzi devono – contribuire fattivamente alla rinascita.
Ci piaccia o no di rinascita dell’Italia si deve parlare non più di rilancio e tutti devono fare la propria parte, non solo alcuni”.
[i.v.]